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NEWS – Forum di Busan – Qualità dell’aiuto: molto rumore per nulla?

Da Busan, Iacopo Viciani
Si apre a Busan in Corea del sud, il quarto Forum internazionale sull’efficacia dell’aiuto con l’aspettativa che possa essere l’inizio di una “nuova era per la cooperazione internazionale”, dove Paesi donatori tradizionali, come i Paesi OCSE, i Paesi emergenti, come Cina o Messico, i Paesi in via di sviluppo, le ONG, le altre organizzazioni della società civile e le fondazioni possano accordarsi su un documento che le impegni su alcuni principi comuni per rendere l’aiuto internazionale più efficace.
I tre forum precedenti sull’efficacia erano stati incontri solo a livello governativo tra Paesi OCSE e paesi in via di sviluppo. Oltre a firmare una carta d’intenti c’è l’ambizione di dare finalmente all’aiuto internazionale anche un “organo di governo” che includa tutti gli attori. Ad oggi, non è facile rispondere alla domanda su quale sia luogo legittimo e pienamente rappresentativo dove si possa discutere di aiuto internazionale e assumere delle decisioni. Al livello delle Nazioni Unite c’è un Forum sulla cooperazione allo sviluppo dalla struttura ancora debole ma fino adesso il vero motore del dibatto anche sulle “regole” sull’aiuto è stato l’OCSE/DAC.
Non è facile far coincidere le esigenze e esigenze di un gruppo così differente. Il documento sull’efficacia sui cui si chiuderà il negoziato  è piuttosto generico con pochi impegni evidenti, l’elenco di una serie di principi e l’idea di una struttura di governance. La concretezza sarebbe venuta nei prossimi 6 mesi, in sede di lavoro ”tecnico”.
Alla vigilia dell’apertura, l’accordo è praticamente chiuso su un testo generico in termini d’impegni.  Quello che è chiaro è già un primo fallimento: Cina e India non firmeranno e resta da valutare quanto gli altri attori saranno coinvolti nei prossimi 6 mesi. Se guardiamo agli impegni sottoscritti per rendere l’aiuto efficacie dal 2005, i risultati raggiunti sono stati deludenti anche a fronte di documenti che erano chiari, con impegni precisi e scadenze precise.
Negli ultimi 5 anni l’agenda internazionale dell’efficacia dell’aiuto ha impegnato i sottoscrittori, Paesi OCSE e Paesi destinatari di assistenza internazionale, a raggiungere alcuni obiettivi di riforma gestionale entro il 2010 per ridurre duplicazioni, sprechi e aumentare la trasparenza. I Paesi OCSE hanno raggiunto solo uno dei 10 obiettivi sull’efficacia che avevano sottoscritto. La Danimarca è il Paese che ha raggiunto più obiettivi, seguita dall’Irlanda, dall’Australia e la Svezia con 5 obiettivi, i peggiori sono stati la Svizzera ed il Belgio con un solo obiettivo raggiunto. Da un analisi complessiva delle performance sugli impegni dell’agenda internazionale dell’efficacia dell’aiuto, i paesi donatori più attenti sono stati Danimarca, Irlanda, Svezia, Regno Unito e Finlandia, mentre a partire dal fondo della classifica troviamo Grecia, Lussemburgo, Belgio, Francia e Italia.
Nel complesso i risultati dell’Italia sono stati deludenti, soprattutto alla luce del fatto che dal 2008 in poi la cooperazione del nostro Paese ha mitigato i segnali di allarme provocati dai tagli finanziari con un riferimento al miglioramento della qualità, opponendo direttamente qualità e quantità.
In un certo senso l’agenda dell’efficacia dell’aiuto non coincide la qualità, ma più con quella dell’efficienza gestionale. E’ possibile avere un quadro più ampio delle performance sulla qualità analizzando i risultati della seconda edizione dell’indice di qualità dell’aiuto. Anche in questo caso, la cooperazione italiana ha un limitato focus per settori di specializzazione e per paesi, anche se negli ultimi anni è migliorata l’attenzione settoriale settoriale; ha una gestione dell’aiuto pubblico frammentata, limitata trasparenza e quasi totale assenza di valutazioni. Tuttavia i costi amministrativi sono bassi, anche se c’è stato un significativo incremento, ed è aumentata la quantità di aiuto ai paesi più poveri, con una tendenza a ridurre il numero di micro-iniziative.
In generale, l’aiuto risponde ancora troppo poco alle priorità di sviluppo identificate dai Paesi e più della metà è ancora erogato troppo in ritardo. I costi opportunità che le mancate riforme hanno continuato a mantenere a carico dei contribuenti dei Paesi OCSE sono notevoli. Secondo uno studio della Commissione europea, la messa in atto delle dell’agenda dell’efficacia avrebbe consentito di risparmiare almeno 5 miliardi di euro, il 10% dell’assistenza complessiva di tutti e 27 gli Stati membri.
Sull’insieme dei vecchi impegni di riforme per l’efficacia non ancora realizzate, l’accordo che si approverà in Corea non farà altro che riconfermarle in maniera generica almeno fino al 2015, nonostante le forti pressioni dei Paesi in via di sviluppo ad avanzare. Le forti insistenze dei paesi più dipendenti dagli aiuti hanno però evitato che andasse a buon fine il tentativo dei Paesi OCSE- soprattutto dell’Unione Europea, confrontata con l’imbarazzante incapacità di riformare il modo di gestire l’aiuto – di utilizzare il Forum di Busan come occasione per modificare gli impegni pregressi.
* Iacopo Viciani è responsabile del programma sull’aiuto pubblico allo sviluppo italiano per ActionAid e curatore del blog ZeroVirgolaSette di Repubblica.it

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