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Il budget oscuro tra cooperazione e migrazione

E’il titolo della seconda edizione dell’analisi sull’uso dei fondi che il nostro paese destina all’aiuto pubblico allo sviluppo realizzato da Openpolis in collaborazione con Oxfam Italia. Un esercizio di trasparenza sui dati ufficiali che fa i conti dell’aiuto pubblico allo sviluppo italiano, incrociando in questa edizione un altro capitolo della spesa pubblica, quello per l’emergenza migranti, come viene definito nel documento di economia e finanze del 2017. Anche questo studio conferma che una quota crescente di aps rimane nei paesi ricchi, dove viene usata per gestire l’accoglienza di rifugiati e richiedenti asilo. Questa quota di aiuto sta letteralmente esplodendo, ragione per cui i fondi sulla carta destinati a promuovere lo sviluppo di paesi poveri in realtà rimangono in Italia.

 

Nel 2016 il volume dell’aps mondiale ha superato 154 miliardi di euro, con un aumento del 5% rispetto all’anno precedente (+33% rispetto al 2011). Rispetto al 2015 l’Italia ha incrementato del 13% le risorse e nel 2016 arriva a destinare all’aps 4 miliardi e 476 milioni di euro. Con l’esplosione dei costi per i rifugiati, aumentano però in modo considerevole i soldi che rimangono nei paesi donatori, tra cui l’Italia, mentre diminuisce costantemente la quota di risorse che raggiunge i paesi più poveri (in gergo i paesi ldcs, least developed countries). I fondi dei paesi Ue destinati ai paesi ldcs passano da 9,7 miliardi di euro del 2011 a 8,5 miliardi nel 2016. I fondi italiani per i paesi ldcs diminuiscono del 71%. Negli stessi anni i fondi dei paesi Ue non allocati geograficamente – voce di bilancio composta in gran parte dai costi per l’accoglienza dei rifugiati – passano da 9,2 miliardi di euro del 2011 a 20,8 miliardi di euro nel 2016. Nel nostro paese l’impegno per la voce rifugiati è aumentato del 63,4% solo nell’ultimo anno, passando dai 960 milioni di euro del 2015 a 1 miliardo e 570 milioni del 2016. Nel 2015 costituiva il 24,3% dell’aps totale, per arrivare al 35% nel 2016.

 

Il fondo Africa dotato per il 2017 di 200 milioni di euro, rappresenta una vicenda emblematica per la contiguità stabilita ufficialmente tra cooperazione, controllo delle frontiere e aspetti militari. Di questi sono stati rendicontati solo 143 milioni di euro e comprendono anche interventi militari. Il Niger riceve il 48% di queste risorse, seguito dalla Libia a cui va il 29%. Tra gli interventi in apparenza di tipo militare si segnalano i 12 milioni di euro destinati alla Tunisia per la manutenzione di motovedette, rimpatri celeri e formazione di polizia di frontiera.

 

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