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Speciale Reality Mission

Il dibattito sull’opportunità di produrre e trasmettere il reality Mission ha provocato un inaspettato caso mediatico che da questo blog è arrivato lentamente alla stampa nazionale e ha mobilitato l’interesse di decine di migliaia di persone anche a seguito della petizione online che a breve raggiungerà 50.000 firme. Abbiamo ricevuto decine di email e tantissimi commenti postati da operatori e volontari che, come avrete avuto modo di leggere qui e su altri siti, esprimono diverse opinioni sulla questione. Il caso rimane aperto e il faro puntato sulla produzione farà si, come dichiara il direttore di Raiuno Giancarlo Leone, che ci sia massima cautela nei prossimi passaggi che portano verso la messa in onda della trasmissione.

La fiducia nella professionalità delle organizzazione coinvolte non è mai stata messa in dubbio così come la necessità di parlare di questi temi al grande pubblico.

 

Ma il vero nodo è quello legato alla scelta del format che, seppur chiamato docu-reality, sa di intrattenimento e non di informazione. Non convince la smania inedita della Rai di portare nelle case degli italiani la tragica condizione dei rifugiati, e la decisione di farlo da zero direttamente in prima serata senza passare per tutti gli altri prodotti televisivi normalmente utilizzati anche con successo da altre televisioni pubbliche.

 

Comunque chi ha voluto intendere ha inteso, su certi temi esiste ancora una coscienza critica e un limite etico che non ci aspettiamo venga individuato da chi per mestiere deve vendere pubblicità e fare share.

 

Visto l’interesse e l’attenzione suscitata abbiamo raccolto in una pagina Speciale tutti i documenti e gli sviluppi sul caso Mission e continueremo a farlo anche nelle prossime settimane.

 

Leggi lo SPECIALE #NoMission

 


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  1. Sono stato tra quelli che hanno criticato la scelta di realizzare questo programma e continuo ad essere della stessa idea.
    Detto ciò però vorrei aggiungere una considerazione frutto della lettura dei vari articoli apparsi negli ultimi giorni. Mi sembra squallida la maniera di altre ONG di additare Intersos (e UNHCR) con parole spesso fuori luogo. Da operatore del settore ho conosciuto sul campo sia Intersos che le altre ONG che ora si autoproclamano paladine della giustizia e dell’etica. La verità è che senza ombra di dubbio lavorano meglio le oggi tanto accusate rispetto alle autoelettesi paladine dell’etica e della giustizia.
    Sbaglio o altre ONG stanno cavalcando l’onda per affermarsi loro a livello di immagine, vista soprattutto la carenza di fondi che riguarda tutte le ONG?

  2. Io non credo che il dibattito riguardi la bontà del lavoro delle organizzazioni, fino ad ora non ho visto commenti in merito e spero che non ce ne saranno. Non spetta a noi valutare come lavorano organizzazioni serie e referenziate come Intersos e Unhcr sepppur così diverse per natura e dimensioni. Qui stiamo parlando di etica della nostra professione e concordo con l’articolo quando si fa riferimento agli obiettivi dei dirigenti TV. Provate a vedere il profilo Twitter di questo direttore di Raiuno, ogni giorno twitta i risultati dello share. Sono ossessionati. Quindi non aspettiamoci che siano loro a tenere un codice etico. Emanuele Filiberto? Paola Barale? Ragazzi, questa è gente pronta a tutto per continuare a esistere sugli schermi e bruciare denari.
    Credo che la Rai abbia professionalità e risorse per fare prodotti seri e interessanti sui temi dei rifugiati e della povertà, potrebbe farli se fosse servizio pubblico, siccome invece è una Tv commerciale come le altre ci toccherà vedere i Vip nei campi profughi che accarezzano bambini e buttano giù una lacrimuccia.

  3. La risposta di Boldrini a Veronesi è molto ambigua. Dice di aver seguito solo i primi contatti tra UNHCR e Rai e di aver interrotto il coinvolgimento a fine anno. Ma la puntata zero è stata girata nell’estate del 2012, è possibile che non sapesse che la sua idea di usare un altro format non era stata considerata?

  4. L’etica delle organizzazioni umanitarie nelle loro azioni è ben stabilita dal codice di condotta del movimento della croce rossa e delle ong (a cui intersos aderisce). In particolare l’articolo 10, dove si fa riferimento alle strategie di comunicazione, fa espressamente un richiamo sul rispetto della dignità dei rifugiati. La giustificazione di intersos di voler portare all’attenzione la problematica dei rifugiati è in netto contrasto con la consequente mercificazione della dignità dei rifugiati a un tipo di trasmissione, che sappiamo bene, l’unico scopo è quello di fare audience e introiti pubblicitari.

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