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Saremo quarti nel G7! Renzi rilancia la promessa sull’aumento di fondi alla cooperazione

La promessa del premier rilanciata ieri davanti a Bono è la stessa fatta a luglio scorso al vertice di Addis Abeba: “Da qui al 2017 saremo al quarto posto nel G7 per gli investimenti nella cooperazione internazionale”. Lo ha ribadito con forza Renzi partecipando ieri a Expo all’evento organizzato da Italia e Irlanda «It begins with me. How the world can end hunger in our lifetime». Con Bono e il premier Matteo Renzi, anche la direttrice del World Food Programme Ertharin Cousin e i ministri dell’Agricoltura di Italia e Irlanda, Maurizio Martina e Simon Coveney e Boschi.  “Credo che noi italiani dobbiamo guardare in faccia la realtà – ha dichiarato Renzi – quindici anni fa Bono Vox venne in Italia, durante il Giubileo, e disse: rimettete il debito. Ma non abbiamo fatto la nostra parte. Come italiani, primo impegno, dobbiamo mettere più soldi nella cooperazione internazionale”. “Sconfiggere la fame nel mondo non è un sogno astratto ma la ragione stessa per cui si fa politica.”, ha proseguito il presidente del consiglio. “Nei prossimi due anni l’Italia dovrà fare tante cose ma soprattutto dovrà tornare a fare l’Italia”.

 

Secondo gli ultimi dati disponibili i quattro paesi del G7 che più investono in cooperazione sono UK, Germania, Francia e Canada. Superare il Canada vorrebbe dire quasi raddoppiare i fondi italiani destinati alla cooperazione. Il Canada infatti investe lo 0,24% del PIL mentre l’Italia è ferma allo 0,16%.

 

Una promessa ambiziosa quella di Renzi che confida sulla riforma della cooperazione varata l’anno scorso e sull’innesto del settore privato profit. “Abbiamo fatto una importante riforma della Cooperazione. Ora abbiamo deciso una diversa strategia di investimento sull’Africa. Sarà un’occasione di sviluppo per le piccole e medie imprese, oltre che per le grandi. La Cassa Depositi e prestiti finanzierà progetti e opere nei Paesi in via di sviluppo. Entro il 2017 dobbiamo arrivare al quarto posto nel G7″, così aveva dichiarato Renzi a luglio scorso incontrando imprenditori e investitori italiani ad Addis Abeba.

 

Ora che la promessa è stata lanciata e rilanciata in occasioni ufficiali bisognerà vedere come verrà trasformata in realtà. Il concetto renziano di “cooperazione allo sviluppo” è abbastanza ampio e non sempre così chiaro. La speranza è che il premier abbia letto “tutto” il testo della nuova legge 125 e non soltanto gli articoli 22 e 27 che regolamentano l’azione della CDP e del settore privato profit.

 

Già prima della riforma l’Italia, così come altri paesi donatori, tendeva a inserire nel dato ufficiale anche fondi destinati ad attività che non possono essere ricondotte all’aiuto allo sviluppo. I dati ufficiali di aiuto comprendono la cancellazione del debito, costi di sostegno agli studi all’estero, assistenza ai rifugiati nei paesi donatori, gli interessi sui prestiti e aiuti legati. Insomma il così detto “aiuto gonfiato” denunciato più volte da Aid Watch.

 

Lo confermano i dati pubblicati alcune settimane fa da OpenPolis che ha analizzato l’aiuto bilaterale italiano. Dei quasi 700 milioni di fondi bilaterali a disposizione del nostro paese nel 2013, solo meno del 5 per cento è andato direttamente ad aiuti umanitari, mentre quasi la metà (il 43,55%) è stato impiegato a favore dei rifugiati nel nostro paese.
Al secondo posto troviamo le spese per infrastrutture e servizi sociali (il 25,56% del totale) e gli aiuti per i settori produttivi (8,33%). Altra fetta non indifferente è destinata ai costi amministrativi delle operazioni (circa 32mln – 4,66%), una percentuale che come altre non finisce direttamente ai paesi in via di sviluppo. All’aiuto umanitario in senso stretto sono andati appena 33 milioni, il 4,73% del totale. Infine appena lo 0,49% del totale è stato impiegato in atti relativi al debito (cancellazione, conversione, swap, buy-back, rinegoziazione, rifinanziamento).

 


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    La fonte cui aveva riferito quanto sopra Renzi è Onuitalia.com, quindi autorevole. Sono passati 50 giorni dalle dichiarazioni di Addis Abeba e siamo già passati dal 3° posto nel mondo al 4° posto tra il G7.

    Renzi, in Etiopia per la Terza Conferenza internazionale per il finanziamento allo sviluppo, aveva detto che l’Italia sarebbe arrivata allo 0,3% del Pil per gli Aiuti Pubblici allo Sviluppo nel 2020. E allo 0,7% nel 2030.

    I fatti non stanno così, solo i pochi informati non ricordano che è sin dal 2005 che l’Italia e l’Europa sottoscrissero il “Consenso Europeo allo Sviluppo” che impegnava i Paesi membri ad arrivare allo 0,7% entro il 2015; impegni che vennero confermati e riassunti innumerevoli altre volte. Forse al fatidico 0,7% ci arriveremo con 15 anni di ritardo rispetto a numerosi altri che già ci sono arrivati da anni, ma comunque verrà spacciata come una conquista.

    Ma come stanno le cose oggi? Nel Def 2015 il governo ha annunciato una percentuale dello 0,18% nel 2016, dello 0,21% nel 2017 e dello 0,24% nel 2018 (ma per essere almeno 4° dovremmo fare almeno lo 0,25 già nel 2017, semprechè anche gli altri non aumentino!) .
    “Tale percorso porterà nel 2020 a raggiungere l’obiettivo dello 0,30 per cento”, aveva riferito Renzi.

    WOW !! E quindi come ci arriveremo al 4° posto?! Truccando le carte come al solito? Aid Watch ha già denunciato le nostre furbizie “all’italiana”, inserendo tra le cifre dell’aiuto allo sviluppo anche attività che non possono essere ad esso ricondotte, come la cancellazione di debiti verso Paesi non del Sud del Mondo, costi di sostegno agli studi all’estero, assistenza ai rifugiati in Italia, gli interessi sui prestiti ecc.

    Siamo in ritardo con la tabella di marcia, rispetto a quello promesso, già di 60 miliardi nei soli ultimi 5 anni, e arriveremo all’obiettivo del 2030 con un ritardo di spesa di 160 miliardi di euro se avessimo onorato gli impegni assunti dello 0,7% annuo.
    Renzi ha diritto a tutte le passerelle all’Expo che vuole, però cambiamo marcia, raddoppiamo la velocità e i tempi di riallineamento, troppo lunghi per avvicinarsi anche da lontano a quegli altri obiettivi che ci aspettano a New York dei SDG’s ; e rispettiamo TUTTI gli impegni assunti (e non per burlesca scommessa) , mentre ad oggi gli unici impegni che stiamo rispettando sono solo quelli nel campo degli armamenti e delle spese militari, oltre 10 volte superiori a quelli della cooperazione allo sviluppo.

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