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Colpo di spugna su USAID: l’assistenza estera USA passa al Dipartimento di Stato

Siamo alle ultime battute della saga di USAID in corso da gennaio scorso negli Stati Uniti. Secondo un dispaccio del Dipartimento di Stato americano reso noto dal Guardian, l’amministrazione Trump ha ordinato l’eliminazione totale delle posizioni all’estero dell’USAID entro il 30 settembre prossimo e trasferisce direttamente al Dipartimento stesso il controllo dei programmi di aiuto allo sviluppo, chiudendo di fatto il capitolo USAID come agenzia operativa autonoma nel mondo.

La riforma parte dalla volontà dichiarata di “snellire” le strutture governative, secondo le linee guida del cosiddetto “Dipartimento dell’Efficienza del Governo” (DOGE), guidato – fino a pochi giorni fa – da Elon Musk, che aveva commentato il taglio con toni trionfalistici, affermando di aver “dato USAID in pasto al tritacarne”.

La portata della decisione è impressionante: circa l’83% dei programmi dell’agenzia (5.200 su 6.200) sono stati eliminati nelle prime sei settimane dopo il ritorno alla Casa Bianca di Donald Trump. Il restante 17% sarà assorbito dal Dipartimento di Stato. Le ambasciate statunitensi in oltre 100 Paesi hanno ricevuto l’ordine di prepararsi alla transizione entro quattro mesi.

Sedi chiuse, server rimossi, personale a casa

Le modalità operative con cui si è proceduto alla ristrutturazione sono state drastiche e molto mediatiche. Il sito ufficiale dell’USAID è stato oscurato il 1° febbraio e, due giorni dopo, lo staff ha ricevuto un’email con l’ordine di non presentarsi al lavoro. Nel frattempo, server e infrastrutture IT erano stati smantellati e la dirigenza messa in congedo forzato o rimossa. Il personale residuo ha ricevuto l’ordine di distruggere documenti classificati, come testimoniato da una comunicazione della segretaria ad interim Erica Y Carr che invitava a “distruggere con il trita documenti finché possibile e riservare nei sacchi da incenerimento per le emergenze”.

A peggiorare il quadro, l’intervento mediatico della nuova leadership ha diffuso numerose informazioni false su presunti sprechi da parte dell’agenzia. Resterà memorabile la citazione ripetuta da parte di Trump di un inesistente programma da 50 milioni di dollari per la distribuzione di preservativi a Gaza, che in realtà si riferiva a un programma di pianificazione familiare nella provincia di Gaza in Mozambico.

Un precedente pericoloso per la cooperazione globale

L’assorbimento da parte del Dipartimento di Stato rischia di politicizzare ulteriormente l’assistenza, subordinandola a interessi geopolitici e di sicurezza nazionale, e di interrompere programmi fondamentali in aree fragili come l’Africa subsahariana, il Medio Oriente e l’America Latina. L’obiettivo, secondo osservatori critici, è smantellare simbolicamente e operativamente un sistema di cooperazione multilaterale, percepito come contrario alla visione unilaterale e securitaria della nuova amministrazione.

In un’epoca in cui le crisi umanitarie e climatiche richiedono un rafforzamento delle infrastrutture di cooperazione, la scelta degli Stati Uniti segna una rottura drammatica e potenzialmente irreversibile. La chiusura dell’USAID potrebbe avere effetti a catena, minando la fiducia nei meccanismi multilaterali e lasciando scoperti milioni di beneficiari in tutto il mondo.


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