I pasti scolastici sono diventati uno degli strumenti di politica pubblica più efficaci e trasversali al mondo per garantire adeguata nutrizione, sostegno all’apprendimento, inclusione sociale, stimolo alle economie locali e persino resilienza climatica. Lo conferma la nuova edizione del rapporto biennale “State of School Feeding Worldwide” pubblicato dal World Food Programme (WFP) e presentato durante il recente Summit Globale della School Meals Coalition, tenutosi in Brasile.
Il documento fotografa un progresso straordinario: 20 milioni di bambini in più nell’Africa Sub-sahariana ricevono oggi pasti scolastici gestiti dalle istituzioni locali rispetto al 2022. È un incremento del 30% in soli due anni, che porta a 87 milioni il numero complessivo di beneficiari nella regione.
Ciad, Etiopia, Madagascar e Rwanda sono tra i Paesi che hanno moltiplicato fino a sei volte la copertura dei programmi di refezione scolastica. Sempre più governi africani scelgono di finanziare i pasti scolastici attraverso i bilanci nazionali, riducendo la dipendenza dagli aiuti esterni e riconoscendo questi interventi come investimento strategico per lo sviluppo.
Esempi concreti:
- Benin: il paese ha finanziato quasi interamente i programmi con fondi statali, acquistando prodotti locali per un valore di oltre 23 milioni di dollari nel 2024. L’impatto è stato diretto su oltre 23.000 piccoli agricoltori, con un incremento dell’800% nelle forniture.
- Burundi: il paese ha registrato un aumento del 50% del reddito degli agricoltori grazie alle forniture per le mense scolastiche, coinvolgendo 67 cooperative e circa 20.000 membri.
- Malawi: ogni dollaro speso in pasti scolastici genera 8 dollari in benefici economici.
- Sierra Leone: il 40% dei prodotti per i pasti scolastici proviene da piccoli agricoltori, soprattutto donne e giovani, garantendo diete diversificate.
In Kenya, Rwanda e Uganda, partnership innovative con fondazioni e donatori europei hanno reso possibile la creazione di 1.300 orti scolastici, la formazione di oltre 60.000 agricoltori in pratiche agricole “climate-smart” e la fornitura di attrezzature da cucina a basso impatto ambientale.

Benefici che vanno oltre la scuola
Nel rapporto il WFP ribadisce che “un pasto a scuola è molto più che cibo”: significa investire nella famiglia, nella comunità e nell’intero Paese. I programmi di alimentazione scolastica hanno un impatto sistemico:
- Educazione: migliorano la frequenza scolastica e riducono l’abbandono.
- Salute: garantiscono diete equilibrate, affrontando la malnutrizione.
- Economia locale: sostengono piccoli produttori, cooperative e mercati rurali.
- Resilienza climatica: stimolano la produzione alimentare sostenibile e la diversificazione agricola.
Questi programmi, in particolare quelli a filiera corta (home-grown school feeding), sono oggi considerati uno degli strumenti più efficaci per coniugare lotta alla povertà, inclusione sociale e adattamento climatico.
Numeri globali: un’agenda di successo
Secondo il rapporto, oggi 466 milioni di bambini nel mondo ricevono pasti scolastici. È un aumento di quasi 80 milioni in quattro anni, pari a un’espansione del 20%. Il WFP paragona questi progressi all’impatto di campagne globali come quelle di vaccinazione, per la loro portata e sostenibilità. Dal 2022, i miglioramenti più significativi si sono registrati nei Paesi a basso reddito, che hanno aumentato la copertura dei pasti scolastici del 60%. Nuovi Paesi come Canada, Indonesia e Ucraina hanno introdotto programmi nazionali, mentre Danimarca ha lanciato un piano pilota per strutturare un futuro sistema nazionale.
Il successo è legato anche al ruolo della School Meals Coalition, creata nel 2021, che oggi riunisce 108 Paesi e oltre 140 partner internazionali. Questo movimento ha consolidato i pasti scolastici come politica pubblica globale, ormai parte integrante degli strumenti di sviluppo nazionale.
Sfide ancora aperte
Nonostante i progressi, il rapporto mette in luce forti disuguaglianze. Nei Paesi a basso reddito, la copertura dei pasti scolastici nella scuola primaria è appena del 27%, contro l’80% dei Paesi ad alto reddito. In contesti fragili come Repubblica Democratica del Congo, Somalia e Sud Sudan, milioni di bambini restano esclusi dai programmi per la mancanza di fondi locali e il calo degli aiuti esterni. L’Aiuto Pubblico allo Sviluppo destinato ai pasti scolastici è aumentato del 20%, ma rappresenta ancora solo l’1% degli investimenti globali, insufficiente per colmare i gap più critici e l’attuale contesto di crisi multiple – conflitti, inflazione alimentare, cambiamento climatico, riduzione dei finanziamenti – rischia di compromettere i progressi raggiunti.
Alla conferenza di Brasilia, leader politici, organizzazioni internazionali e rappresentanti della società civile hanno accolto il rapporto come una conferma dell’efficacia dei programmi e un invito ad accelerare l’agenda a livello globale. Il dibattito internazionale sulla refezione scolastica non si ferma al Summit di Brasilia. Un altro momento cruciale sarà il 15 ottobre 2025 a Milano, quando la città ospiterà il Global Forum del Milan Urban Food Policy Pact (MUFPP).
Una sessione plenaria sarà dedicata alla School Meals Coalition – Cities Feeding the Future Initiative, con la partecipazione dei Sindaci e dei leader delle città aderenti al MUFPP, impegnati a mettere i pasti scolastici e i sistemi alimentari sostenibili al centro delle proprie agende politiche. Il forum offrirà un’occasione per presentare gli ultimi aggiornamenti del rapporto di WFP, collegando i dati globali all’esperienza delle città, condividere esperienze e soluzioni concrete delle municipalità che hanno adottato programmi innovativi di alimentazione scolastica e rafforzare il legame tra le politiche urbane e le strategie di resilienza alimentare, in un’ottica di governance multilivello.
