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Se saranno i VIP a raccontare la cooperazione…

Tra novembre e dicembre prossimi andrà in onda in prima serata su Raiuno il reality show “The Mission”. Si tratta del primo reality umanitario prodotto in Italia, otto personaggi famosi aiuteranno gli operatori umanitari dell’Unhcr, l’Agenzia dell’Onu per i rifugiati, e della ONG Intersos in alcuni dei tanti campi profughi sparsi per il mondo.
La macchina organizzativa di The Mission è già partita, con qualche problema nella composizione del cast. Protagoniste del programma saranno due coppie di vip per ogni puntata, le destinazioni non saranno quelle a cinque stelle, bensì zone disagiate in tutto il mondo. I vip dovranno regalare qualche giorno di spensieratezza alle popolazioni locali. Queste le prime informazioni che trapelano dalla produzione.

 

I volti noti che hanno per ora confermato la partecipazione sono Michele Cucuzza, Barbara De Rossi, Al Bano Carrisi, Paola Barale ed Emanuele Filiberto. Per completare il cast si parla di Elisabetta Canalis, che forse avrebbe già dato forfait, Vittoria Belvedere, Alba Parietti e Dario Vergassola.

“A novembre parteciperò al reality umanitario di RaiUno Mission. dichiara Al Bano. Per 10 giorni vivrò tra i rifugiati del Sudan e sarò in mezzo a loro, canterò assieme a loro e mi darò da fare per cercare di aiutarli. C’è qualche rischio (è una zona molto “calda”) ma ci tengo sul serio ad andare lì perché sarà sicuramente una esperienza straordinaria. Mi arricchirà umanamente”.

 

La puntata zero è stata registrata la scorsa estate ma non andrà in onda. Michele Cucuzza e Barbara De Rossi hanno visitato un campo profughi a Yambio nel Sud Sudan , a venti chilometri dal Congo, rimanendo bloccati per alcuni giorni a causa di un’epidemia di ebola a causa della chiusura dei confini.

 

La responsabile dell’Unhcr Laura Iucci spiega “Collaboriamo a questo programma perché abbiamo l’opportunità di far capire al grande pubblico chi sono i rifugiati, perché scappano, quale è il loro background. Pochi sanno che in tutto il mondo ci sono 40 milioni di rifugiati. Molti restano nei campi anche per venti anni. Sono vite spezzate”. Nessuna spettacolarizzazione e niente logiche da Grande Fratello o da Isola dei Famosi, assicura l’Unhcr. “La nostra priorità rimane quella di proteggere i rifugiati. Saranno raccontate solo le storie di chi decide di essere ripreso dalle telecamere”, continua Iucci, “Saremo i primi a vigilare: i nostri operatori seguiranno passo passo la troupe televisiva, non la lasceranno neanche per un minuto”.

 

Nonostante le rassicurazioni preventive, c’è chi teme che comunque un format del genere in prima serata su Raiuno non possa che deragliare nel pietismo umanitario andando ad alimentare una visione della cooperazione, del sud del mondo e della povertà da cui da anni si cerca di uscire.

 

Da Twitter i commenti più cattivi parlano già di pornografia umanitaria, profughi trattati come sfondo esotico di un reality, atteggiamento colonialista, terzomondismo pret a porter da pubblico di prima serata. Certo, conoscendo il livello usuale di questi contenitori televisivi e le performance pregresse degli “artisti” coinvolti è davvero difficile non pensare male e non prepararsi al peggio.

 

D’altro canto, è vero, c’è la crisi economica e la fame, quella di donazioni. Dalla produzione assicurano un effetto positivo anche in questo senso, il pubblico sarà sensibilizzato e spinto ad aiutare mettendo mano al portafoglio o al telefonino.

 

Siamo sicuri che le note organizzazioni coinvolte avranno valutato attentamente costi e benefici di questa operazione e che non mancheranno di fare del loro meglio per tutelare l’etica e gli ideali che la cooperazione internazionale rappresenta con i suoi operatori e volontari in Italia e nel mondo. Il rischio generalizzazione è davvero alto così come quello di rappresentare in modo patetico e pietista la condizione drammatica di migliaia di persone.

 

Ma c’è ancora tempo per evitare che tutto questo accada. Le puntate saranno girate a breve nonostante le grosse difficoltà legate alla sicurezza e le cancellazioni già avvenute per motivi logistici. Come location si parla dei campi profughi in Giordania e quelli in Sud Sudan.

 

Il dibattito è aperto, cosa ne pensate?

 

 


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  1. Non conosco i campi profughi, faccio il cooperante in contesti assai più facili quindi forse non ho titolo ad opinare.
    Peraltro, immagino che dietro a quest’idea ci siano fior di esperti di comunicazione e marketing e suppongo che UNHCR faccia le cose con criterio.
    Lo stesso mi sembra un’iniziativa di cattivissimo gusto.
    Non riesco proprio a non pensare che i rifugiati finiranno a far da sfondo alla performance patetica, paternalista e buonista showmen, cantanti e ballerine. Senza nulla togliere a questi ultimi. Ma uno che nella vita fa il principe…
    Mi sembra ci sia una terribile mancanza di rispetto verso gli stessi rifugiati.
    Magari questo programma sarà davvero efficace nel far mettere mano al portafogli a molti potenziali donatori, ma dubito che gli spettatori ne escano sensibilizzati.

    1. Spettacolarizzare la cooperazione e le tragedie? purtroppo mi sembra proprio un’idea idiota.

      Già la formula del Reality è discutibile.

      Personalmente ho anche dubbi sull’opportunità e sui benefici delle visite brevi di volontari: qualcuno le chiama turismo missionario.

      Tuttavia per i volontari però è un’esperienza importante che può toccare ed far riflettere – io ho iniziato a lavorare in cooperazione con un’esperienza del genere.

      Adesso siamo arrivati al reality missionario. Una combinazione del peggio.
      Siamo sicuri che chi vive nei campi profughi ne sia contento? Dover subire la visita di Emanuele Filiberto? di Albano? È fin troppo facile facile fare dell’umorismo caustico al riguardo.

      Questi VIP poi chi sono? delle persone che hanno esaurito già la propria notorietà, se mai ne hanno avuta una.

      Sono anche contento per la RAI che dà un colpo di reni e si lancia in una produzione di un nuovo reality, passando da produzioni vuote a produzioni fortemente discutibili che potenzialmente aggiungono alla vuotezza banalità e superficialità.

      A chi Crede non resta che pensare che “le vie del Signore sono infinite”. Magari questi presunti sedicenti VIP ne trarranno qualche riflessione seria e capiranno di essere stati perfettamente inutili durante quei 10 giorni di reality (e magari chiederanno di non avere più il titolo nobiliare di VIP).

    2. Condivido pienamente la tua opinione e mi vergogno perchè con questo siamo scesi veramente in basso. Mi meraviglio molto della posizione dell’UNHCR ma sopratutto di Intersos, che conosco personalmente. Mi chiedo cosa penseranno a Ginevra..che amarezza..

  2. E’ quanto meno difficile non pensare a banalizzazioni ed in particolare per la puntata girata presso i “campi profughi” in Giordania a facili (e scoperte) strumentalizzazioni politiche della questione israelo palestinese, ad orientamento unilaterale ed ignorante della storia e delle ragioni di ogni parte in causa. Dal punto di vista etico sarebbe inoltre interessante avere notizia dei ricavi stimati dalla Rai dalla vendita degli spazi pubblicitari durante le puntate. Un saluto

  3. Rimango sbigottita di quanto in Italia si ami rendere ridicolo e semplicistico un tema come questo.
    Io ho lavorato a Gaza, a Gerusalemme e in Palestina per anni, per poi passare all’Egitto e in fine in Algeria nei campi profughi saharawi, da dove sono andata via a seguito del sequestro di Rossella Urru nel 2011. Quell’esperienza mi ha sconvolto eppure non mi sono allontanata dai campi profughi, sono diventata direttore dei uno SPRAR dove vivono circa 30 rifugiati. PEnsare di essere “interpretata” , passatemi il termine, da attori mi da altamente fastidio. La televisione si dovrebbe occupare d’altro, l’Italia si dovrebbe occupare di altro, coem ad esempio dirci che fine ha fatto GIOVANNI LO PORTO che manca da più di un anno da casa. Aiutare l acooperazione non vuole dire svilirla, ma rispettare prima cosa i beneficiari, le popolazioni. Ridicolo è fare un reality su un campo profughi, immagino attori e attraci al trucco davanti a scende di malati gravi persone affette da sindromi post traumatiche …e Paola Barale che fa finta di aiutarli. Mi vergogno profondamente, perchè questo è lo stesso paese in cui si diceva e si dice durante i sequestri, che noi cooperanti ce la siamo andati a cercare. Se si vuole aiutare la cooperazione vanno spiegate le ragioni della sua esistenza.

  4. Non concordo con questa iniziativa editoriale, ho diretto per due anni e mezzo il canale Babel di Sky dedicato ai temi dell’immigrazione, del l’integrazione e della conoscenza dei “nuovi Italiani” attraverso la loro cultura e davvero sono convinta che attraverso l’intrattenimento televisivo sia possibile raccontare temo seri e delicati come quelli dei rifugiati, ma non attraverso questo genere di format e di spettacolarizzazione gratuita.
    Mi dispiace che la TV pubblica non riesca ad essere servizio pubblico

  5. Bello! Tragedie umanitarie come sfondo a patetiche operazioni di ripescaggio di tutta una serie di personaggi inutili (se non dannosi). io spero sia uno scherzo. mi piacerebbe sapere l’opinione dei cooperanti sul campo per intersos riguardo l’idea dell’arrivo di emanuele filiberto & Co.

  6. Cari Autori, prima di cominciare qualsiasi trasmissione sulla cooperazione, io leggerei con attenzione un libro (anche uno solo) di Dambisa Moyo … solo dopo proverei a pensare: chi invitare alla trasmissione e quali temi proporre.

  7. ” I vip dovranno regalare qualche giorno di spensieratezza alle popolazioni locali “. (!!!!!!!!!!)……… “ci tengo sul serio ad andare lì perché sarà sicuramente una esperienza straordinaria . Mi arricchirà umanamente”. COOPERANTI ! INSORGETE TUTTI QUANTI A QUESTO SCHIFO !!!!!!!

  8. Inizialmente ero rimasta alquanto perplessa da questa iniziativa. Poi mi sono detta che qui in Italia ben poca gente conosce i rifugiati, le guerre, le lunghe crisi africane dimenticate, la crisi siriana che va avanti da più di due anni (questo è il terzo Ramadan che i siriani si fanno sotto le bombe) senza che nessuno si indigni e senza che la stampa nostrana, a parte rare eccezioni, vi dedichi spazio. Mi pare che gli italiani si interessino sempre più solo a quanto accade nel loro cortile, e ciò è veramente triste. Per non parlare dell’ignoranza sulla cooperazione e sui suoi operatori, visti come dei “fricchettoni” che fanno “altro” pur di non lavorare. C’è infatti chi pensa che i cooperanti siano dei volontari, oppure delle spie strapagate, o dei fotoreporter o dei missionari laici (ebbene sì…ne ho sentite tante). Insomma c’è una grande ignoranza. Venendo al dunque, se fatto con il rispetto verso i rifugiati e verso gli operatori che li assistono, anche un programma come questo può servire a mostrare agli italiani come si vive e come si lavora in un campo profughi, in Darfur o in Giordania o altrove. Se la RAI ha scelto il format del reality mi viene spontaneo pensare che o questo è il solo tipo di programma che sarebbe seguito dal pubblico italiano (vedere gli italiani come divoratori di reality è senza dubbio avvilente) oppure la RAI è così pigra o a corto di idee che non è voluta andare un po’ oltre e realizzare format diversi come quelli che cita Beatrice Coletti. Oppure, semplicemente, il format del reality era quello più facile e rapido da realizzare. Ad ogni modo, visto che la cooperazione e perfino la conoscenza di ciò che accade fuori dall’Italia, sembrano essere appannaggio di una stretta “cerchia di intellettuali” o di operatori del settore, trovo che questo programma non sia alla fine una cosa così pessima. Sinceramente, mi interessa che si parli dei rifugiati e magari che si parli CON i rifugiati!!! Se lo fanno Al Bano o Cucuzza, ancora seguiti da tanta gente in Italia, per questa volta porterò pazienza. Sarebbe bello però andare anche oltre!

  9. Mi chiamo Ilaria e negli ultimi sette anni ho lavorato per l’ONU tra Africa e Medio Oriente. Non ho dubbi o esitazioni nel dire che questa iniziativa mi sembra ridicola ed assolutamente fuori luogo. Anzi, l’idea che questi individui del trash mediatico possano rappresentare un tema così delicato, come quello delle missioni in posti “caldi” del mondo, mi fa letteralmente rabbrividire.

  10. Il cantante di Cellino San Marco Al Bano Carrisi, intervistato da Libero, conferma:
    “Andrò per dieci giorni nel Sud Sudan e devo dire che questa esperienza mi entusiasma molto. Il contatto con la gente che è costretta a lasciare la propria patria, a vivere lontano in attesa che le acque si calmino nel proprio Paese d’origine è toccante. Sono persone che hanno visto in faccia la sofferenza e io farò in modo di lenire, per quel che posso, la loro tristezza. Farò in modo di essere uno di loro in tutto e per tutto”.

    “Seguirò alla lettera – aggiunge – il programma della produzione. Se c’è da fare l’infermiere lo faccio, senza problemi o qualsiasi altra cosa. In dieci giorni dovrò rivoluzionare in positivo il loro status da rifugiati. Vorrei portare con me le mie due figlie Cristel e Romina jr. Mi piacerebbe condividere questa avventura con loro, anche se so che io starò in un campo e loro in un altro”.

    1. Ecco, questo conferma che sono proprio sulla strada sbagliata.

      Per prima cosa e’ un’operazione tremendamente discutibile nei confronti dei rifugiati che gia’ hanno i loro gravi problemi, e risollevare la credibilita’ di presunti VIP nostrani non e’ decisamente tra quelli.

      In piu’, si rafforza il mito per cui la cooperazione e’ solo questione di buona volonta’, e tutti possono fare tutto, anche l’infermiere – persino Al Bano Carrisi! persino mio cugggino che sviene alla vista del sangue! E’ razzismo mascherato da buoni sentimenti: se io finisco al pronto soccorso, e’ mio diritto trovare infermieri e medici qualificati, ma un rifugiato puo’ farsi anche curare da un ex cantante senza nessuna formazione.

  11. Nessuno parla del punto focale di tutta la questione: fundraising. Non credo che alla base dell’idea ci sia stata la domanda relativa al messaggio giusto o sbagliato da veicolare. Mi sbaglio forse?

    PS. L’intervista di Albano su Libero mi fa venire voglia di cambiare subito lavoro. Ma perchè invece che a Yambio non lo/li mandiamo a Pibor County a fare l’esperienza umanitaria e a rivoluzionare in positivo lo status degli IDPs?

  12. Ho letteralmente rabbrividito stamattina leggendo l’articolo in questione, ho sperato di arrivare in fondo e scoprire che per fortuna si trattava di uno scherzo. Ma cosi non è stato. Lavoro da qualche anno nel settore della cooperazione, un settore già cosi difficile, contraddittorio, un settore in cui, se ci si lavora per passione e con un vero interesse si è assaliti ogni santo giorno da dubbi, perplessità, senso di impotenza rispetto a cio che ogni giorno, migliaia di operatori fanno sul terreno in svariati Paesi del mondo. E poi arriva Al Bano che in 10 giorni, carico di entusiasmo, vuole rivoluzionare la vita della gente nei campi profughi…Ma la colpa non è di Al Bano (per citarne uno), che poveretto, alla fine di una carriera in discesa cerca come puo di tirare avanti, ma di chi gli da la possibilità di fare una cosa del genere. Mi rivolgo a Intersos soprattutto: vi rendete conto che questa è una deriva del filantropismo di più basso livello? Vi rendete conto che è un affronto per tutti coloro che ogni giorno lavorano e assistono quella povera gente nei campi (voi inclusi)? Si vuole portare all’attenzione dell’opinione pubblica il tema dei profughi e rifugiati? Benissimo, giustissimo, ma non è questo il modo! Ci sono giornalisti che rischiano la vita per dare visibilità e voce agli “ultimi”, che hanno dedicato anni della loro carriera al fine di far parlare di quei fenomeni che, benché di portata enorme, sono quasi sconosciuti dalla gente.
    Avrei molto altro da dire, ma forse non è questa la sede giusta. Mi limito solo ad esprimere il mio più profondo disaccordo e sperare che il mio punto di vista, insieme a quello di tanti altri che, per fortuna, leggo qui, possano in qualche modo far riflettere su quello che sarà l’ennesimo rifiuto mediatico che la tv spazzatura italiana ci propone. Indignato!Schifato!

  13. Si, sono contenta che finalmente in diretta avremo lo spettacolo degli umanitari, di quelli che la guerra prima la istigano, vedi Syria, poi la fanno, vedi Libia, Iraq, Serbia, Afganistan e poi vanno a salvarsi l’anima con le loro ONG, UNHCR e compagnia cantante. La cooperazione è parte del sistema e le ONG che sono finanziate dal sistema non possono esrere antisistema. Stavolta si sono superati nel grottesco,avremo la cooperazione ed il neocolonialismo in un reality show! Vedere il figlio di chi trafica con la vendita delle armi e la prostituzione che si prodiga per i poveri rifugiati ed Albano che va in avventura e ci porta pure le figlie,occasione da non perdere per fare del bene anche come famiglia, per cambiare il destino dei disgraziati in 10 giorni, è quanto di più deplorevole e disgustoso abbia potuto immaginare UNHCR. Ma chi è l’imbecile che ha ha avuto questa pensata?

  14. Invito gentilmente la produzione, l’UNHCR, INTERSORS e tutti gli attori coinvolti a ripensare a questa pessima idea, che è solo di cattivo gusto e volgare,in nessun caso mi sembra possibile individuare un chè di positivo o di sensibilizzante.
    Ripensateci.

  15. io non ho parole….a parte il fatto ke x conoscere i rifugiati basta andare a roma a firenze nelle occupazioni e di storie drammatiche ce ne sono a centinaia, ma forse andare laggiu e piu “televisivo”….e cmq se non e spettacolarizzazione questa allora cos’e?
    io sono volontario in africa dove mi reco 1 mese l’anno utilizzando le mie ferie dal lavoro, e x portare un po di risorse economiche mi devo fare un mazzo pazzesco tutto l’anno, poi arriva qualche vip pagato dalle tv (ma loro nn sono i primi ovviamente)cantanti attori stilisti sportivi annoiati dalla vita inutile ke fanno e provano il brivido delle bidonvilles dei villaggi ecc.
    spero che lascino qualcosa di buono ovunque vadano ma come sempre la tv nn sensibilizza affatto xche finito il programma questa gente sara di nuovo dimenticata….l’africa fa comodo anke x questo….

  16. Sinceramente non ho parole…. va bene la crisi, va bene la necessità di trovare nuove stretegie di fundraising ma a tutto c’è un limite. Se anche in questo settore il fine giustifica i mezzi in barba ad ogni criterio di eticità e di rispetto….sinceramente, ma dove andremo a finire?! O dove siamo già finiti!!??

  17. DA UNA COOPERANTE IN ANGOLA INSIEME AGLI “ULTIMI” CHE VIVE E AIUTA NELLE BARACCOPOLI, QUI TUTTI INSIEME VI URLIAMO VERGOGNA!!!! ABBIAMO DAVVERO PERSO LE PAROLE CHE VORREMMO DEDICARE A QUESTA IDEA IRRISPETTOSA RIDICOLA E PATETICA!!!VERGOGNA!!

  18. Dopo 8 anni di attivita’ come cooperante, in diversi Paesi e periodi, nello sviluppo e non in emergenza, con tutti i dubbi e la fatica di fare questo lavoro, sono veramente scandalizzato nel vedere queste cose. Dalla televisione e dalla RAI non mi aspetto granche’ in generale; che l’HCR e INTERSOS si prestino a questa mercificazione patetica solo per questioni di visibilita’ e fundraising mi sembra un meretricio osceno, che offende pesantemente chi opera con serieta’, e coll’obiettivo non di apparire ma di fare. Vergogna.

  19. Da operatrice umanitaria concordo con tutti i commenti qui presenti nel ritenere questo progetto un insulto prima di tutto ai rifugiati coinvolti ma anche a tutti coloro che subiscono l’irreparabile tragedia della guerra, delle violenze, degli sfollamenti, degli smembramenti familiari. E’ un insulto gratuito anche a tutti coloro che dedicano, con professionalità e continua formazione, la loro vita al lavoro della cooperazione.
    Credo che oltre ai commenti sia necessario attivarsi immediatamente per produrre una petizione che richieda ufficialmente di annullare il programma televisivo. Dato però che la sola critica può risultare sterile, mi piacerebbe proporre di coinvolgere dei veri professionisti della cooperazione per presentare una controproposta di programma televisivo che davvero valorizzi le persone, le storie e le professionalità coinvolte.

  20. Cari Colleghi di Info Cooperazione

    La notizia pubblicata e riportata dal collega Carlo Cattaneo su African Voices, mi lascia non sbalordito ma profondamente amareggiato. Nel nostro mestiere occorre sempre una dose di cinismo come autodifesa psicologica ma occorre non dimenticarci mai i limiti del giornalismo che si fermano quando la notizia è basata sul pietismo e le disgrazie di esseri umani. Mi chiedo come un cameramen RAI o probabilmente di qualche agenzia di comunicazione che la RAI è solita sub appaltare,
    possa tranquillamente partecipare a questa inziativa di cattivo gusto orchestara da una Agenzia Onu e una Ong Italiana. Quali sono i motivi che spingono questi due attori umanitari a tanto? Concordo con il collega Cattaneo, qui occorre veramente una inchiesta giornalistica per scoprire reali motivi e retroscena.

    Vorrei porre l’attenzione che mentre RAI, UNHCR e INTERSOS girono
    allegramente THE MISSION all’est del Congo è in atto una guerra civile dal aprile 2012 e in Sud Sudan attualmente non vi è un governo e vi è il rischio entro il 2015 di una guerra etnica tra Dinka e Luer.
    Proprio nelle zone di Duruma, Congo, il movimento ribelle ugandese
    Lord Resistence Army spadroneggia mietendo decine di vittime civili e centinaia di sfollati.

    Peccato che azioni simili rischiano di screditare anche quelle poche Ong, tra cui anche italiane, che veramente si impegnano in Africa attraverso progetti di sviluppo condivisi dalle comunità locali.
    Saluti

  21. Trovo questa iniziativa orrenda, come se ci fosse bisogno dei vip (fra l’altro in evidente decline artistico, per cui la cosa servirà soprattutto a loro e ai propri, esausti sponsor di riferimento) per rendere credibili le tragedie umane. Al solito, produciamo disastri e poi arriviamo con le nostre telecomerine a far vedere quanto siamo bravi. In prima serata mandiamoci coloro che operano direttamente con queste persone, sparsi in tante zone del mondo! Gente come Gino Strada ma pure come tanti altri sconosciuti ma così preziosi, che non hanno certo brama di diventare vip o famosi, facendosi belli con le disgrazie altrui. Che ribrezzo!

  22. Ciao a tutti,trovo questa iniziativa uno scandalo,ma quello che mi lascia sconvolto è l’HCR che si affida a un programma del genere per raccolta fondi.(perchè lo scopo alla fine è questo,mi stupisce come la sigla dell’HCR compaia vicino quella di Intersos,per i profani a leggere cosi,sembra che le due agenzie abbiano lo stesso mandato).Mi chiedo quale sara’ la percezione del pubblico su un argomento di estrema delicatezza come quello dei rifugiati se a parlarne sono personaggi del genere che, a parte l’incompetenza, lo fanno solo per accrescere la loro popolarita’e che da sempre hanno arricchito le serate e pomeriggi italiani con programmi spazzatura?Mi stupisce come l’Ufficio della comunicazione dell’HCR,cosi attento alla tematica,non abbia tenuto in profonda considerazione l’impatto negativo che tale “reality” possa avere nel publico?e di sicuro non bastera’il vigilare, cosi come dichiarato dalla responsabile.Daccordo con gli altri commenti usare lo sfondo umanitario per odiens è vergognoso!!e dichiarazioni come “sarà sicuramente una esperienza straordinaria.Mi arricchirà umanamente”.sono patetiche e di una imbecillità estrema.

  23. Il tema di come garantire efficacia nella comunicazione e nella raccolta fondi (senza i quali non esisterebbero i progetti di cooperazione) e, nel contempo, promuovere valori, rispettare il dolore, evitare gli stereotipi e stimolare il cambiamento nei nostri comportamenti, è un tema complesso ed estremamente delicato. Il caso di “The Mission” e i molti commenti a questo articolo ne sono una prova evidente. Ho provato anch’io a dare alcuni spunti di riflessione, senza alcuna pretesa di trovare soluzioni, in un articolo pubblicato su Vita.it a questo indirizzo: http://www.vita.it/non-profit/ong/ong-basta-con-la-pornografia-del-dolore.html

  24. Barbera (CIPSI) si rivolge al Presidente RAI e alla Commissione parlamentare di Vigilanza RAI: “Basta con la strumentalizzazione della povertà per raccogliere soldi! La TV pubblica sia un vero servizio pubblico. Chiediamo al Presidente della Rai, alla Commissione Parlamentare di Vigilanza Rai e al suo Presidente di intervenire subito per invertire rotta. Informazione e cultura, non elemosina!”.

    Roma, 1 agosto 2013 – RaiUno sta organizzando un reality show umanitario che si chiamerebbe “The Mission” – il primo prodotto in Italia, dove personaggi famosi lavoreranno, in situazioni estreme e disagiate, fianco a fianco agli operatori umanitari nei campi profughi in Congo e Sud Sudan. Gli obiettivi sono quelli di sensibilizzare il grande pubblico sul dramma dei rifugiati e di aumentare il fundraising per finanziare i progetti di emergenza in varie parti del mondo. La fonte di questa notizia è il sito info-cooperazione.it.
    Guido Barbera, presidente di Solidarietà e Cooperazione Cipsi – coordinamento di 40 associazioni di solidarietà e cooperazione – al riguardo ha dichiarato: “Non si può continuare a strumentalizzare la povertà per raccogliere fondi con un reality show e la partecipazione di vip. Non si risolvono i problemi e le emergenze in questo modo! C’è una tendenza nel mondo delle organizzazioni internazionali – alla luce della crisi dei finanziamenti pubblici – a ricorrere a tutti i mezzi possibili pur di raccogliere fondi e risorse finanziarie. I rifugiati, le realtà durissime del Sud Sudan, i bambini, le donne, le violenze o le miserie di ogni genere, non possono essere oggetto di spettacolo e di pietismo umanitario, al limite della pornografia umanitaria. La dura realtà in cui vivono quotidianamente centinaia di milioni di persone, non può essere presentata con un gioco!
    Siamo sbigottiti e non possiamo concordare con questa politica e questi strumenti: siamo convinti che attraverso l’intrattenimento televisivo sia possibile raccontare temi seri e delicati come quelli dei rifugiati, delle miserie e dei conflitti, ma non attraverso questo genere di format e di spettacolarizzazione gratuita. Ci dispiace che la TV pubblica non riesca ad essere, anche in questo ambito, servizio pubblico. Ci dispiace che l’assenza di serie politiche e di vera cooperazione, porti a pensare soluzioni di questo tipo. I rifugiati rischiano di finire a fare da sfondo a semplici performance patetiche, paternaliste e buoniste dei vip. E poi c’è il tema etico della pubblicità: quali sono i ricavi stimati dalla RAI per la vendita di spazi pubblicitari durante questo reality?
    Nel panorama nazionale e internazionale la TV dei reality mette in premio dai cannibali ai bimbi: sono gli orrori della ‘TV verità’. I problemi dell’umanità in genere, dei rifiugiati, come quelli di tutti coloro che non hanno istruzione, casa, lavoro, o non riescono ad arrivare a fine mese, non si risolvono e non si possono affronatre vivendo: “per 10 giorni tra i rifugiati del Sudan, cantando assieme a loro per cercare di aiutarli” come afferma il pur bravo cantante Al Bano. Sicuramente nessuno gli tirerà le banane sul palco, ma dopo i 10 giorni, tutto sarà come prima! È necessario operare affinché l’informazione e la comunicazione contestualizzino la descrizione delle realtà, vadano alle cause della povertà e della miseria, e favoriscano la sensibilizzazione costruttiva. Non c’è nessuna capacità e coraggio innovativo e creativo da parte di chi programma queste trasmissioni. Si cerca solo di parlare al cuore, per addormentare i cervelli della gente. La gente però è stanca e non ci vuole più stare a questi giochi di potere. Risolviamo i problemi, ma non creiamone altri! Abbiamo bisogno di cooperazione, di solidarietà, di nuovi stili di vita ed impegni coerenti, non solo di emotività pietistica che scarica la coscienza con qualche euro. Chiediamo subito al Presidente della Rai Anna Maria Tarantola, al Consiglio di Amministrazione Rai, al Presidente della Commissione parlamentare di Vigilanza Rai Roberto Fico e a tutta la Commissione di intervenire, di invertire rotta! Abbiate coraggio nel proporre e mettere in atto una nuova cultura della comunicazione sulle situazioni di miseria sia nel Sud del mondo, sia in Europa. Uscite dai vecchi schemi, investite su una comunicazione sociale che favorisca il cambiamento culturale e di comportamenti, e non solo proporre vecchi strumenti di raccolta fondi. La carità non è elemosina!”

  25. http://www.gusitalia.it/no-alla-strumentalizzazione-del-dolore/

    Leggiamo con stupore l’idea della RAI di trasmettere per autunno un nuovo reality, questa volta nei campi profughi.

    Forse è vero che al peggio non c’è mai fine, ma questa cosa è incredibile. Non vorremo essere moralisti perché non siamo certo noi che possiamo giudicare cosa sia giusto o sbagliato, ma far apparire l’aiuto alle persone che fuggono dalle guerre o da soprusi con un cantante che canta loro le canzoncine, un attore che dà le carezze ai bambini, personaggi che, a volte, non hanno fatto nulla nella vita e sono in televisione perché sono “figli di”…

    Noi non ci stiamo: FERMATEVI!!!! L’isola dei famosi in un campo profughi non possiamo accettarlo. Siamo una ONG che si occupa di profughi in Italia da ormai vent’anni e all’estero facciamo cooperazione con una idea differente dal facile pietismo.

    Abbiamo difficoltà, nel nostro lavoro quotidiano, anche perché non abbiamo il supporto di una comunicazione oggettiva e spesso ci troviamo a gestire le conseguenze di articoli o servizi che cercano lo scoop su questa o quella organizzazione o su questo o quel gruppo di migranti. Siamo certi che anche il Papa, nel suo recente viaggio a Lampedusa, non si riferisse a un “reality”, una trasmissione come quella annunciata per ottobre, quando auspicava e desiderava che si ponesse attenzione al dramma di chi fugge dalla propria terra, ma forse siamo noi a sbagliarci.

    Abbiamo difficoltà a credere che gli ideatori di questo programma siano persone che abbiano mai visto territori martoriati dalle guerre o che abbiano mai fatto esperienze di Cooperazione Internazionale. Siamo convinti, invece, che siano delle persone che vogliono utilizzare i c.d. personaggi dello spettacolo, con voglia di mettersi in mostra per la propria immagine, e, probabilmente, piazzati dai rispettivi manager per vendere meglio e fare più soldi.

    L’aiuto ai popoli in fuga, l’aiuto ai profughi nei campi di accoglienza non passa da uno spettacolo che cerca di impietosire il pubblico di casa al quale chiedere poi un sms “solidale” a favore di organizzazioni che, con una mera operazione commerciale, hanno reso possibile questo programma.

    Ma in che mondo viviamo? Personaggi che arrivano con telecamere al seguito, che fanno giochi, magari lavano un bambino, portano della farina, fanno spettacolo poi vanno via e dicono ritorneremo e vi aiuteremo….questo vuol dire solo e soltanto sfruttamento della sofferenza che dovrebbe essere punito come reato “morale”, se non penale.

    Ci sono tante organizzazioni che da anni lavorano in silenzio per aiutare chi fugge da persecuzioni, da guerre e dalla fame e lo fanno sapendo quanto sia importante il “basso profilo”, il rapporto da costruire quotidianamente tra chi ha bisogno e chi può aiutare. Queste organizzazioni, di solito, non hanno SUV di grande cilindrata da esibire e non formano troupe o truppe ma assumono l’impegno di provare, insieme ai profughi, insieme alle popolazioni sofferenti, a rendere la loro vita migliore.

    Non per la durata di un reality ma per i successivi mesi, per il futuro.

    Si di questo parliamo, dei successivi mesi perché, in quelle situazioni, non si sa quanto si riuscirà a vivere, a sopravvivere. Persone che donano la propria vita per il prossimo, lontano dalle proprie famiglie, persone che cercano di dare il proprio contributo per una battaglia, che dovrebbe essere di tutti, quella della difesa dei diritti umani. Persone che cercano di portare un sollievo e magari progettare insieme uno sviluppo del tessuto sociale del proprio popolo, del proprio paese.

    Se la RAI avesse voluto raccontare il lavoro di tante ONG nei territori di guerra, all’interno dei campi e nei progetti lo avrebbe potuto fare in tanti modi, se la RAI avesse voluto raccontare perché molte persone fuggono dal proprio paese per la ricerca di un futuro migliore, lo avrebbe potuto fare.
    Purtroppo si è spesso dedicata, anche nelle ultime emergenze, a far vedere gli sbarchi e poco più, ad amplificare le polemiche di italiani contro i migranti, di poveri contro disperati.

    Rivendichiamo il diritto/dovere di esplicitare tutta la nostra contrarietà a questo progetto volto a sfruttare il dolore degli altri, il dolore di chi ha perso tutto ma non il diritto alla propria dignità.

  26. Con alcune amiche, abbiamo letto e riflettuto su quanto esposto nell’articolo …ci siamo chieste anche noi: chi ci assicura che dietro non ci sia una speculazione televisiva e di auditel?… chi sorveglierà sulla tutela dei diritti di questi bimbi durante le riprese? non sappiamo ancora bene come si svolgerà il programma, ma sappiamo che in un reality le riprese sono in diretta: chi autorizza la presenza di minori in condizioni, tra l’altro, di grave disagio? di solito, quando un bimbo partecipa ad una trasmissione televisiva, non ci deve essere l’autorizzazione dei genitori, come minimo? Questi ed altri dubbi sono sorti spontanei insieme al quesito: cosa ne pensa l’UNICEF, deputata per eccellenza alla tutela dei minori?
    non c’è intento di polemica, solo desiderio di capire meglio… grazie

  27. Io, davvero, sono sconvolta! Come si può sul serio credere che Paola Barale, Emanuele Filiberto e company siano in grado anche solo di comprendere minimamente di che cosa si stia parlando e dei contesti nei quali dovrebbero andare ad operare? Cosa c’è, è il fascino della vacanza alternativa che li attrae, o il tentativo patetico e disperato di tornare alla ribalta facendosi dire quanto sono bravi e umani? Io non ci posso credere……….! E pensare che c’è gente che studia e lavora da anni per avere la possibilità di fare un’esperienza del genere………!

  28. Capisco tutti i colleghi che protestano a questo programma tuttavia le ONG sono innanzitutto delle organizzazioni che portano valori occidentali ( il braccio destro del capitalismo) e quindi devono far cassa, come finanziatori il piu’ delle volte ricevono denaro dalla comunita’ europea e dai propri governi quindi di non governativo c’e’ solo l’ideale del cooperante e la sigla, se c’e’ da fare cassa firmano petizioni per le No fly zone come in Libia e chiudono gli occhi ai successivi bombardamenti di civili altrimenti partano a centinaia per haiti, indonesia e sri lanka, come security officer ci ritroviamo con ex militari che ci dicono come e quando possiamo uscire dal compund e dove o come scureggiare, come partner locali preferiamo metterci un velo sopra, potremmo ritornare ai tempi di baghdad o all’invasione dell’afghanistan e della Jugoslavia ma e’ meglio dimenticare. Ora HCR con Intersos vogliono fare un reality in Congo e Sud Sudan visto che gli stati occidentali non hanno denaro e/o alcune NGO in cerca disperata del vil denaro si fanno finanziare addirittura dalle multinazionali o dalle banche. Ci chiamano il circo umanitario quindi sorbiamoci anche il reality. Alle ONG non rimane che organizzare dei giochi senza frontiere in Pakistan, Aleppo e Yemen e dei quiz con domande a tema, numero di rifugiati in questo o quel campo, numero di ONG prensenti nel marzo del 2010 in Haiti, chi e’ l’attrice che viaggia con HCR e chi e’ l’attore Americano che ha una ONG in Haiti, il fortunato vincitore potra’ andare in vacanza a Yambio e Nyala!
    Cercasi lavoro disperatamente!!!

  29. nel mio piccolo penso che se un programma può attirare l’attenzione e coinvolgere milioni di connazionali rincoglioniti da veline e calciatori, ben venga, mi spiace solo che debba essere un reality con nani e ballerine e non una serie di documentari o reportage ben fatti…

  30. Un altro modo per accrescere la fama?Oppure rinnovare un’ immagine si se’ per uscire un po’ dai canoni?Non credo si debba dar luce a se stessi per via di una trasmissione “mission”quando si è sempre rimasti all’ombra di gossip e telecamere…Credo che questi signori protagonisti di fama debbano lasciare posto a chi davvero non si occupa di fama ma di fame e continuare le loro guerre e persecuzioni con i giornalisti,perché’ le vere guerre sono da un’altra parte!.Se proprio volete contribuire beh…limitatevi a mettere mano ai vostri portafogli,ve ne saremo grati

  31. Salve sono un donatore.
    Leggendo questa frase “abbiamo l’opportunità di far capire al grande pubblico chi sono i rifugiati” mi viene da pensare che basterebbe un documentario approfondito con persone vere e giornalisti veri.
    Da trasmettere in tv o da vendere in dvd…
    Mi sono nati diversi dubbi dopo aver letto del reality.

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