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Trasparenza è raccontare anche quello che non va

Migliaia di progetti di cooperazione vengono realizzati in tutto il mondo ogni anno e centinaia di milioni di euro vengono mobilitati a tal fine. Eppure, nonostante i tanti successi raggiunti dalle organizzazioni, ci si interroga sempre più sull’efficacia dei progetti e sul reale impatto che hanno nei paesi d’intervento. Talvolta i dubbi diventano così grandi e ingestibili da trasformarsi in enormi punti interrogativi, da qui inizia a nascere il germe della diffidenza. Lo strumento più efficace per abbattere gli spettri dell’indifferenza e della diffidenza è sicuramente la trasparenza. Essere trasparenti vuol dire dichiarare apertamente sia i successi che i fallimenti o quantomeno i problemi. A tutte le ONG sarà capitato un’esperienza progettuale negativa nella quale non si sono raggiunti gli obiettivi fissati, ma è stata raccontata ai donatori come le storie di successo?

 

Eppure anche queste sarebbero storie da raccontare, per riuscire ad ottenere la fiducia dei propri donors e per poter lavorare insieme migliorando strategie e metodologie di realizzazione dei progetti.

 

Un esempio interessante è l’ammissione di colpe di David Damberger, membro dell’associazione canadese “Ingegneri Senza Frontiere”, che alcuni anni fa sul palco di un TED Talk aveva così esordito: “In base alla mia esperienza di cooperazione con Ingegneri Senza Frontiere, posso dirvi che il sistema degli aiuti è sbagliato. Non a causa delle dittature o della corruzione, ma a causa del nostro modo di portare aiuti ai Paesi in via di Sviluppo”. Ingegneri Senza Frontiere, infatti, aveva realizzato un’infrastruttura per portare l’acqua potabile in alcuni villaggi del Malawi.

 

All’inizio sembrava che l’infrastruttura funzionasse, ma quando i tecnici sono tornati sul posto per verificarne il funzionamento, si è scoperto che l’80% dei punti di erogazione non funzionavano perché si erano rotte alcune tubature. “Questo è normale, le tubature si rompono ovunque, ma ci siamo resi conto di non aver mai programmato la manutenzione e di non aver formato nessuno per questo compito” (David Damberger, “Learning from Failure”, TEDxYYC).

 

Secondo l’ingegnere canadese il problema risiede nel fatto che “le ONG si concentrano troppo sull’hardware e non sul software”, identificando come hardware prodotti tangibili come acquedotti, scuole, macchinari agricoli e come software le abilità tecniche, le competenze, la formazione della popolazione. “Questo approccio attira di più i donatori, che accettano di finanziare i progetti quando vengono proposti loro obiettivi concreti come la realizzazione di infrastrutture specifiche e non la generica diffusione di saperi o competenze in una comunità”.

 

Questa criticità ha radici nella distanza che esiste tra donors e beneficiari e nella scarsa analisi delle esigenze della popolazione beneficiaria. Nel sistema della cooperazione allo sviluppo, infatti, accade spesso che i beneficiari, ovvero i destinatari dei progetti, non siano ascoltati con attenzione e, quindi, si procede con progetti che non rispondono alle reali esigenze del contesto, ma piuttosto all’idea che le ONG o i donors si sono fatti della situazione. Da ciò nasce anche la mancanza di ownership, ovvero di sentire proprio il progetto da parte delle comunità locali, e di carenza partecipativa degli attori locali.

 

Oggi Ingegneri Senza Frontiere pubblica in Canada un rapporto annuale sui propri fallimenti e ha realizzato anche un sito internet. Forse questa è una strada che tutte le ONG potrebbero percorrere.

 

Scopri Open-Cooperazione, un progetto in rete volto a promuovere e facilitare la trasparenza e l’accountability delle ONG e delle associazioni che lavorano nel settore della cooperazione allo sviluppo e nell’aiuto umanitario. Open-Cooperazione è una piattaforma in cui tutte le organizzazioni potranno inserire gratuitamente i propri dati di trasparenza per renderli aperti e facilmente consultabili.

 


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  1. Ritengo di aver avuto il coraggio di raccontare quello che non va nella lotta alla povertà c-con la pubblicazione MICROFINANCE & POVERTY – Give people a job not a loan. https://independent.academia.edu/AscanioGraziosi/Papers
    Di proposito non è in vendita nelle librerie ma accessibile a tutti per stimolare un dibatto: nessuno ha avuto il coraggio di suggerire, raccomandare, dissentire. Ho avuto qualche commento di plauso e incoraggiamento, ma i passeggeri della Band wagon hanno preferito ignorare e .. continuare a fare affari.

  2. Bellissimo articolo. Sullo stesso argomento e sulla necessità di autocritica segnalo l’uscita, proprio in questi giorni, del libro-denuncia di Tarcisio Arrighini <> ; un’analisi spesso critica, a volte ironica, a volte impietosa, ma sempre con l’impareggiabile amore per la verità che contraddistingue Tarcisio Arrighini, uno dei padri fondatori del movimento per la cooperazione internazionale in Italia, a lungo presidente del GVC di Bologna.
    Il libro è uno sguardo mai appiattito sul passato, un bellissimo spunto di riflessione sulla sfioritura odierna, tra crisi economica, di valori e di spending rewiew, ma soprattutto è uno stimolo, attraverso l’autocritica delle cose che non sono andate, a illuminare il futuro di domani, con l’invito a parlare apertamente di come e dove vengono usati i fondi pubblici e privati degli AIUTI e della COOPERAZIONE. Il libro verrà presentato in prima nazionale domenica 14 giugno alle ore 20 alla Festa della Cooperazione Internazionale di Modena.

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