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Trust Barometer 2017: le ONG restano in vetta, crolla la fiducia negli AD

Crolla nel mondo la fiducia nei confronti del business, è quanto emerge dalla diciassettesima edizione dell’Edelman Trust Barometer, un’indagine sulla fiducia dell’opinione pubblica verso media, governi, aziende e organizzazioni non governative condotta in 28 paesi su un campione di 33.000 persone. Di queste quattro categorie, quella delle ONG continua a essere quella di cui la gente si fida di più. Lo spaccato italiano dell’indagine conferma il trend globale con la fiducia verso le ONG in salita dal 58 al 59% e quella verso il governo dal 30 al 31%. La fiducia nel business scende da 57 al 55% e quella nei media in generale dal 50 al 48%.

 

Il dato più interessante dello studio globale è sicuramente quello legato alla sfiducia generalizzata della gente nel sistema economico. La fiducia nel sistema nel suo complesso (giustizia sociale, speranza nel futuro, senso di fiducia) è vicina allo zero: solo il 4% del campione ha fiducia, il 24% è incerto e addirittura il 72% si dichiara convinto che il sistema abbia fallito. In questo clima di incertezza aumenta anche la distanza, 14 punti percentuali in Italia, fra l’élite socio-culturale e la “massa” dei cittadini. Gap che però è ancora più forte ed evidente negli Stati Uniti (21%), UK (19%) e Francia (18%), paesi che infatti hanno sorpreso per i recenti esiti del voto popolare.

 

Il pubblico italiano sembra particolarmente sfiduciato verso il mondo aziendale, solo il 28% del campione pensa che gli amministratori delegati delle aziende siano credibili (al di sotto della media globale del 37%). 3 italiani su 5 sono contro gli accordi di libero scambio perché danneggiano i lavoratori locali, il 77% pensa che si debbano privilegiare gli interessi nazionali a scapito di quelli del resto del mondo e addirittura l’84% pensa che il governo debba proteggere i lavoratori e l’industria locale anche se questo comporta una crescita più lenta dell’economia.

 

Gli italiani chiedono anche controlli più severi per le aziende: il 90% del campione chiede per esempio maggiori regole per l’industria farmaceutica e il 70% non è d’accordo sul fatto che le riforme dei mercati finanziari abbiano aumentato la stabilità economica. Se si considera la paura di perdere il lavoro, la prima motivazione è il trasferimento verso paesi con costo del lavoro più basso (87%), al secondo posto i competitor stranieri e solo al terzo posto gli immigrati con il 67%. Da rilevare che in Italia il 68% crede che la globalizzazione non stia andando nella direzione giusta, un dato nettamente superiore al 50% della media globale.

 

 


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