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Cercasi convergenza con le aziende dopo il passo falso del primo bando per il profit

Che portare on-board le aziende nella cooperazione allo sviluppo non sarebbe stata una passeggiata era abbastanza scontato e i segnali in questo senso non mancano a quattro anni ormai dall’approvazione della legge 125 che apre la strada al settore privato profit. Nonostante l’imponente sforzo dell’Agenzia per la cooperazione di entrare in contatto con il settore privato e “evangelizzarlo” verso la partnership per lo sviluppo, non si intravvedono all’orizzonte mobilitazioni significative. Almeno questo è quanto emerge dalle decine di incontri che si sono susseguiti nell’ultimo anno in diverse regioni del paese e dagli esiti del primo bando per il finanziamento di iniziative imprenditoriali innovative da realizzare nei Paesi partner lanciato dalla stessa AICS lo scorso anno con un budget di quasi 5 milioni di euro.

 

Il bando era sicuramente un primo test importante e innovativo al quale l’AICS ha dedicato oltre un anno di incubazione. Sono solo 25 però le imprese che hanno deciso di parteciparvi presentando una proposta progettuale entro la scadenza dello scorso 26 ottobre (13 proposte di “nuove idee” imprenditoriali e 12 di “idee mature”). Dopo cinque mesi dedicati alle procedure di “apertura plichi” viene reso noto che solo 13 delle 25 proposte vengono ammesse alla seconda fase della valutazione e ne verrà valutata l’offerta economica.

Poche proposte dunque e molte incomplete o inammissibili, vista l’eliminazione di circa la metà delle proposte nelle prime fasi della valutazione. E’ facile quindi prevedere che le 13 aziende superstiti avranno la quasi certezza di vedere finanziate le loro proposte senza una grande competizione. Altrettanto probabile è che la dotazione finanziaria del bando non sarà tutta impegnata dall’AICS.

Le ragioni di questa falsa partenza vanno sicuramente approfondite e sarà molto utile sentire il feedback degli attori che hanno partecipato a questa prima edizione e soprattutto di quelli che non lo hanno fatto. Manca la cultura, la conoscenza, la capacità progettuale, l’interesse economico? Oppure erano semplicemente sbagliate le regole? Oppure non erano chiari target e obiettivi? Sono molte le domande e anche le motivazioni che sono state portate da diversi interlocutori nelle occasioni di incontro che si sono susseguite, non ultima Coopera, la Conferenza nazione di fine gennaio scorso.

 

Nuovi tentativi di convergenza

Eppure i segnali di un dialogo crescente tra profit e non profit non mancano soprattutto intorno all’Agenda 2030 e agli SDGs, ma il focus resta ancora la responsabilità sociale d’impresa e tutto si gioca a livello di marketing e comunicazione. Quello che stenta a vedersi è un dialogo volto alla partnership per lo sviluppo, percorsi dove si possa condividere strategie e costruire progettualità.

La prossima settimana a Milano si terrà un ennesimo tentativo di convergenza organizzato da Avanzi per conto dell’AICS rivolto ad aziende, ONG e amministrazioni pubbliche con l’obiettivo di individuare nuovi approcci di convergenza tra profit e non-profit, orientate verso una co-progettazione strategica in ambito di cooperazione internazionale. La speranza è che il seminario sia davvero partecipato da attori dei diversi settori, il rischio è come sempre che sia l’ennesima occasione di incontro per operatori delle ONG alla ricerca di fantomatiche aziende interessate a un partenariato.

Scarica il programma

 

Far emergere esperienze e buone pratiche

Nel frattempo la Fondazione Sodalitas ha aperto le candidature alla nuova edizione del suo Social Award dal titolo “Le imprese protagoniste dello sviluppo sostenibile”. Uno dei cinque premi speciali di quest’anno sarà dedicato proprio all’attivazione delle imprese italiane nella Cooperazione internazionale. Anche in questo caso l’augurio è che questa possa essere un’occasione per far emergere e valorizzare le esperienze di partenariato tra profit e non profit nella cooperazione.

Per saperne di più

 

Continua infine la mappatura delle aziende attive nel mondo della cooperazione operata da Open Cooperazione nella nuova sezione del sito, Business For Good. Si tratta di una finestra sul mondo delle imprese per raccontare il loro impegno per la realizzazione degli obiettivi di sviluppo sostenibile e facilitare la creazione di nuovi partenariati. La nuova sezione del portale racconta le strorie e i progetti delle aziende italiane che per prime si sono attivate nella cooperazione anche in partenariato con le ONG e la società civile. Questo spazio è anche uno luogo di approfondimento con news dedicate al tema dello sviluppo sostenibile e del partenariato profit-nonprofit oltre che il punto di partenza per una mappatura delle imprese italiane operanti nella cooperazione.

Scopri Business for Good

 


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  1. Buongiorno faccio parte di uno studio associato, lavoriamo dal 2011 come progettisti nella gestione rifiuti, architettura e pianificazione nel contesto della cooperazione internazionale. Siamo presenti in Libano e Palestina oltreché in Italia. Prima di tutto non abbiamo visto il nostro nome nella lista, forse gli studi non sono contemplati, in ogni caso eravamo anche con una municipalizzata che gestisce rifiuti in Veneto, il cui nome non è presente. In ogni caso noi abbiamo partecipato con una proposta che non è stata accettata in parternariato con una ONG. A fronte della valutazione del progetto io includerei anche una difficoltà nella valutazione degli interventi. Il progetto che abbiamo scritto vedeva sulla pianificazione in Libano, da sempre il tema principale nel paese (lavoravo come esperto in breve missione nel 2010 per l’UTL di Beirut e queste erano e sono le priorità, bene il progetto che abbiamo scritto è stato valutano non idoneo perché la pianificazione non è prioritaria in Libano. Inoltre i progetti non sono stati valutati dalle sedi locali ma bensì da Roma. Abbiamo invece avuto un progetto approvato nella striscia di Gaza e nemmeno questo è stato menzionato.
    Grazie

    federico

  2. Forse una call di idee e poi un percorso di co-progettazione sarebbe stato un percorso più efficace per un mondo come quello aziendale. Certo il bando così tipo tender spaventa i piccoli ed è quasi ridicolo per i grandi che per cifre simili non dovrebbero neanche muoversi.
    Altro suggerimento potrebbe essere quello di stringere su alcuni temi prioritari andando a sollecitare mondi business specifici su cui si sa esserci un certo interesse, energia…agrofood?

  3. Rappresento una cooperativa di produzione lavoro, un nostro socio è rientrato in Senegal e abbiamo tentato di utilizzare legge n. 125 del 2014 sulla cooperazione internazionale per lo sviluppo per iniziare un progetto agricolo/allevamento. L’ultima call disponibile era stata quella di dicembre 2015, poi ci sarebbe stata la riorganizzazione dell’Agenzia. Pur avendo presentato il materiale per tempo al Ministero non sono riusciti a valutare il nostro progetto. Comunque sia, ci riferirono che la nuova Agenzia con dentro CDP doveva essere attiva entro al massimo 8 mesi con procedure più snelle e favorevoli. Ad oggi sono passati tre anni e nell’ultima telefonata effettuata al Ministero circa due mesi fa, la risposta è stata che la legge è in attesa di un riscontro da parte di Bruxelles perchè potrebbero esserci problemi legati gli aiuti di stato. Questi non sono tempi per il settore for-profit, noi abbiamo investito soldi, tempo da parte del nostro personale che ha presentato il progetto più volte, abbiamo aperto una società mista a Dakar confidando su quanto comunicatoci e tutto è ancora in alto mare. E’ lampante perché il settore for-profit si disinteressa di questo settore che potrebbe essere molto appetibile. Cordialmente

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