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Care ONG, portate i bambini da curare sulla nave Cavour

A pochi giorni dall’arrivo della portaerei Cavour nei porti africani finalmente le ONG italiane vengono coinvolte in questo grande progetto di esportazione del made in Italy tra Golfo Arabico e Africa. Fino ad oggi non ce n’è stato bisogno perché il Sistema Italia in Movimento si è dedicato prevalentemente a vendere armi e sistemi tecnologici agli sceicchi degli Emirati. Appena si arriva nel continente nero scatta la fase umanitari del convoglio, quella che fin dall’inizio era stata utilizzata dal ministro Mauro e dagli organizzatori per nascondere i fini commerciali prevalentemente sul settore bellico (vedi nelle foto le meraviglie in mostra sulla Cavour nelle tappe effettuate fino ad oggi).

 

E’ a questo punto che la Fondazione Rava N.P.H, una delle tre organizzazioni coinvolte nel progetto – le altre sono la Croce Rossa e Fondazione Operazione Smile Italia Onlus- contatta le altre ONG per “collaborare con noi per questa Missione che toccherà i porti di Mombasa, Maputo, Durban, CapeTown, Luanda, Pointe Noire, Lagos, Tema, Dakar ,Casablanca e Algeri”.

 

In una mail circolata in questi giorni a ONG e associazioni italiane si richiede un aiuto al fine di individuare bambini da visitare durante i giorni di permanenza della nave nei diversi porti africani. All’interno della nave si  avvicenderà infatti un team sanitario composto da un medico oculista e due e optometristi che sarà incaricato di visitare e curare i bambini.

 

Avete capito bene, ora che servono i bambini da vistare sulla nave c’è bisogno di ONG volenterose che operano nei diversi paesi toccati dal tour che portino i casi umani da fotografare per giustificare lo scopo umanitario della missione. Sarebbe bello per esempio che sulla nave Cavour venissero curati i tanti mutilati e accecati dalle mine anti uomo in Angola e Mozambico o quelli feriti nei conflitti armati in Kenya, Nigeria e Algeria. Questi sono gli unici ammalati che la nave Cavour dovrebbe curare.

 


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  1. La stessa operazione fatta dopo il terremoto di Haiti, con gli stessi soggetti (Fondazione Rava)! Tra l’altro qualcuno si prese la briga di calcolare che un’ecografia fatta sulla nave alla fine costava 30mila dollari!!! (costo della missione diviso numero di esami/interventi eseguiti)

  2. Che vergogna…
    ricordate le collanine offerte agli indigeni ai tempi della colonizzazione?
    Uguale, anzi , ancora più strisciante, più indecifrabile per chi non è nel ristretto giro degli esperti.
    Una partita di occhiali di scarsa qualità fanno da “cavallo di Troia” (absit iniuria verbis) per mettere in vetrina bestioni navali mastodontici con lo scopo di accreescere l’acquolina in bocca ai governanti di Paesi emergenti che quasi quasi una fregata o due o un paio di elicotteri se li comprano pure loro….
    Mi spiace per quelle associazioni e quelle ONG che si sono lasciate irretire e abbindolare. Ho il voltastomaco e una gran voglia di girare le spalle a un mondo , quello della cooperazione, che è degenerato fino al punto di portare i mercanti nel Tempio e chiedere pure ai fedeli di battere le mani. Io no. Ripeto, io no.
    Marco Sassi – Modena

  3. Trovo molto preoccupante il silenzio con cui viene accompagnato questo articolo. E’ impossibile che delle migliaia di lettori di Info-cooperazione.it, solo in 4 abbiano espresso un parere contrario.
    Vorrei sbagliarmi, ma credo che ci sia ormai rassegnazione e disarmo di fronte allo strapotere della Cooperazione “istituzionale”, che arriva a coinvolgere enormi navi militari, con costi inimmaginabili, per operazioni di dubbissima utilità , che ci riportano indietro nel tempo all’epoca della distribuzione dei cadeaux. Stanno seppellendo sotto un metro di superficialità anni e anni e anni di positiva evoluzione dello spirito e delle prassi della cooperazione e non diciamo niente? Svanito d’un tratto il proverbiale senso critico degli operatori e dei volontari di cooperazione? Direi proprio di no, basta partecipare, chessò? a un corso per accorgersi che tra di noi troviamo mille pagliuzze nell’occhio e siamo ipercritici. Allora che cos’è? Paura di esporsi? Paura di essere etichettati e messi in disparte dalle istituzioni “risentite”? Paura di non potersi affacciare senza macchie alle porte dei corridoi dei Ministeri? Mi auguro che un po’ di serenità di giudizio e di libertà di espressione ci sia ancora accordata. Presto le cose cambieranno, e non cambieranno solo perchè viene riformata (secondo me addirittura in peggio) la L. 49, ma perchè sta fiorendo un trasversale sentimento di protesta contro burocrazia, esasperazione della presenza ministeriale, elefantiasi degli apparati. Dovremo farci trovare dalla parte giusta, e oggi, con questo eloquente silenzio ossequioso,non ci fa onore e non stiamo mostrando indipendenza di giudizio, ma diffuso schiacciamento su posizioni non nostre: ne sono quasi sicuro, moltissimi di voi soffrono nel sapere che in operazioni di dubbia utilità sono coinvolti CRI militare e associazioni cooptate per chiamata diretta tra amici, per dar spolvero alla fase umanitaria del convoglio militare, quella che fin dall’inizio era stata utilizzata dal ministro Mauro e dagli organizzatori per nascondere i fini commerciali del settore bellico.

  4. …dicono anche che ieri a Luanda sulla nave c’erano i bambini che giocavano con le armi vere…….. tanto in ogni caso c’erano le ONG che avrebbero curato i bambini africani se si fossero sparati. “preoccupante il silenzio con cui viene accompagnato questo articolo”?!?!?……ieri c’erano la maggiorparte dei cooperanti italiani a mangiare e bere su quella nave……..

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