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Esiste un’idea di cooperazione a cinque stelle?

A chi degli operatori della cooperazione aveva partecipato all’ultimo incontro romano tra ONG e candidati alle elezioni sarà sembrato quasi scontato che il prossimo esecutivo (nell’ipotesi dei più Pd-montiano) avrebbe ripreso in continuità il percorso (accidentato) di rilancio della cooperazione italiana sugli input lanciati nel 2012 dal Ministro Riccardi.
Ora quasi tutte quelle certezze sono cadute. Se ci sarà un governo in tempi brevi non sarà un governo di legislatura e non vedrà certo tra i pochi punti programmatici il rilancio della cooperazione. Insomma se prima era un percorso accidentato ora è quasi una scalata su roccia. La certezza invece è che qualunque sia l’orizzonte politico italiano, in quel orizzonte ci sarà anche il Movimento 5 Stelle, unico partito che non ha reagito in nessuna maniera alla sollecitazione pre-elettorale delle ONG che chiedevano un impegno futuro per la cooperazione internazionale. In effetti, a guardare i contenuti del programma 5S, le parole “cooperazione”, “internazionale”, “solidarietà” non esistono proprio e neanche i concetti di “sistema Italia”, “internazionalizzazione dell’impresa italiana”, “ruolo dell’Italia nel mondo” sono minimamente contemplati.

Non ci saranno pure queste parole, ma a leggere attentamente le 15 pagine punto di riferimento del movimento si trovano alcuni temi cari a molta parte delle ONG che si occupano di cooperazione: valorizzazione del no profit, diritto all’acqua (pubblica), accaparramento delle risorse naturali nei paesi poveri e recupero della sovranità, soprattutto quella alimentare, quest’ultima più volte citata da Grillo nei comizi della campagna elettorale.
Infatti il legame di lunga data tra la base del M5S e quella di alcuni movimenti civici e ONG non è certo una novità dell’ultima ora. Un articolo del Manifesto ricorda le prime sinergie già ai tempi dei movimenti anti-WTO post Seattle per arrivare alla battaglia dei movimenti per l’acqua pubblica e la finanza etica. Anche a livello territoriale diverse battaglie hanno visto attivazioni congiunte, pensate al ponte sullo stretto e alla tav.

Insomma niente impegni sulla riforma della 49 o sul dicastero della Cooperazione ma solo dichiarazione di impegno su alcuni temi sociali di rilevanza nazionale e globale. La cooperazione nelle corde del M5S sembra essere più quella dell’attivismo politico che quella degli Obiettivi del Millennio e della lotta alla povertà.
A livello locale anche i grillini mostrano sensibilità diverse rispetto alla cooperazione; nel programma per la Lombardia i candidati propongono infatti “forme di cooperazione internazionale per garantire un’economia più equa e solidale tra le Nazioni”, i piemontesi in un sondaggio online mostrano di essere favorevoli (68%) a destinare parte del fondo progetti a 5 stelle per progetti di cooperazione pur mostrandosi critici su come sono stati spesi in passato i fondi per la cooperazione a livello locale. Stesso refrain a Ravenna in occasione dell’onorificenza concessa dalla città alla cooperante Rossella Urru.
Ma in rete c’è anche chi del movimento ha una visione molto critica della cooperazione e delle ONG/Onlus, soprattutto quando si parla di raccolta fondi e trasparenza. Guardate qui come reagiscono numerosi sostenitori 5S alla pubblicazione sul blog di Grillo di una campagna di raccolta fondi via SMS per una ONG.

Quello che emerge per ora è sicuramente la mancanza di una visione condivisa e consolidata su questi temi all’interno del M5S e l’assenza di una proposta organica in materia. Anche su questi temi sarà importante vedere all’opera gli eletti a 5S sia a livello locale che nazionale per poter valutare la consistenza di un loro contributo al rilancio della cooperazione italiana.

 


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  1. Elisa Bacciotti marzo 2013 08:56

    Cari amici,anche io sono convinta che la lotta a difesa dei beni comuni, della finanza etica, dell’economia solidale e soprattutto dell’ambiente – temi presenti nel DNA e nella pratica del movimento 5 stelle nei territori – siano una buona premessa per il confronto concreto sui temi della cooperazione, della lotta alla povertà globale, dell’efficacia degli aiuti. Abbiamo tristemente visto in anni passati ma recenti ben altri movimenti che cavalcavano parole d’ordine razziste e xenofobe o che, al meglio, consideravano l’investimento in beni comuni o in lotta alla povertà un lusso che l’italia non doveva permettersi. Dobbiamo invece – oggi più che mai – evitare di arroccarci in atteggiamenti di autoreferenzialità e spiegare le ragioni e la pratica del nostro lavoro (professionale e volontario) di cooperazione nel mondo, di educazione e sensibilizzazione sui territori e chiedere con forza che l’Italia “onesta” investa anche su questo. Dobbiamo spiegare che molti di noi se non tutti fanno della trasparenza e del rendere conto una pratica quotidiana coerentemente ai nostri valori e nell’interesse di fare meglio il nostro lavoro: che ci stiamo impegnando a fondo su questo proprio perchè siamo i primi che vogliamo una maggiore efficacia degli aiuti per coloro con cui lavoriamo ogni giorno. Dobbiamo sempre di più e sempre meglio spiegare come la pensiamo e che futuro abbiamo in mente. Coraggio, abbiamo del lavoro da fare.

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