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Le ONG scrivono a Monti per salvare gli aiuti europei allo sviluppo

Presidente Monti è il momento di andare avanti! La crisi non può essere pagata dagli ultimi, quelli che in molti paesi del sud del mondo contano ancora sugli aiuti europei per uscire dalla fame e dalla povertà.
E’ questo in estrema sintesi l’appello che le ONG, riunite nella piattaforma unitaria Europa, lanciano al premier in vista del vertice del 22 e 23 novembre dove si decideranno le sorti del nuovo bilancio europeo 2014-2020.
C’è scontro in Europa sul mantenimento della proposta di finanziare con 51 miliardi di euro il budget degli aiuti per il periodo 2014-2020. Il primo ministro britannico Cameron ha minacciato il veto al summit della settimana prossima se il livello degli aiuti europei dovesse aumentare rispetto al 2011. A lui si accodano Olanda e Germania che chiedono un alleggerimento dell’investimento europeo per l’aiuto allo sviluppo.
Eppure l’opinione degli europei e degli italiani è ancora fortemente maggioritaria a favore di una forte politica europea in tema di aiuto. Come abbiamo riportato tempo fa su questo blog un recente studio di Eurobarometro registra che l’85% dei cittadini europei ritiene che l’Europa debba continuare ad aiutare i paesi in via di sviluppo, nonostante la crisi economica. L’82% degli italiani si è espresso nella stessa maniera.

Il problema è che i 51 miliardi proposti rientrano nel nuovo bilancio dell’intera unione per i prossimi sette anni. A dare l’ok finale devono essere le tre istituzioni della UE su proposta iniziale della Commissione, un iter da sempre piuttosto tortuoso, ma mai difficile come quest’anno. Gli Stati membri (rappresentati dal Consiglio europeo) chiedono sostanziali tagli alla proposta originale della Commissione (1.033 miliardi) alla luce sia della lotta agli sprechi che dell’attuale situazione di crisi economica. La proposta del Presidente del Consiglio europeo Van Rompuy è un colpo d’accetta: meno 29,499 miliardi di euro per i fondi strutturali (compresi quelli per le regioni) e in generale per la politica di coesione (proposta originale 339 miliardi), meno 21,1 miliardi all’agricoltura (proposta originale 385,5 miliardi). Ridimensionati poi i finanziamenti alle regioni svantaggiate (156 miliardi), a quelle di transizione (29,1 miliardi) e a quelle più sviluppate (47,5 miliardi).
Insomma da settimane le cancellerie europee sono ai ferri corti. Nei passaggi istituzionali per l’approvazione dei bilanci europei e nelle negoziazioni tenute a livello informale è già chiaro che ci saranno circa 80 miliardi di differenza tra quello che la Commissione chiede e quello che gli Stati membri sono disposti a dare.
E da dove verranno tagliati quegli 80 miliardi?

Il nostro governo tecnico della spending review è tra i più grandi promotori dei tagli anche in Europa. Già nel mese di maggio scorso, proprio insieme a Germania, Gran Bretagna e Olanda il professore ha sottoscritto una lettera congiunta inviata alla Commissione contro ogni aumento del budget generale dalla EU 2014-2020. I firmatari hanno definito troppo alta la proposta di budget della Commissione. “Il nuovo quadro finanziario pluriennale non dovrebbe portare a un aumento dei contributi nazionali al bilancio dell’UE, Abbiamo bisogno di spendere meglio, non spendere di più.”

Per quel che riguarda il misero budget degli aiuti allo sviluppo le ONG europee si stanno mobilitando per fare in modo che non siano tra quelli tagliati. Ha cominciato la ONG inglese ONE che da alcune settimane ha lanciato una campagna contro il taglio cercando di convincere i leader europei che l’aiuto allo sviluppo della UE è un investimento “Smart”. Quei 51 miliardi di euro in aiuti potrebbero fruttare fino a 11 miliardi di profitti netti per i paesi europei. Negli ultimi giorni si è mobilitata Concord, la federazione europea delle ONG, che ha elaborato un interessante paper sul bilancio UE che mostra dove si collocano i fondi per gli aiuti allo sviluppo all’interno del complesso budget della UE.

Ci si augura che in sede europea il nostro premier ricordi la sua partecipazione al Forum Cooperazione di Milano dove il rilancio della cooperazione è stato proclamato da mezzo governo. Se non arriveranno nuovi fondi italiani per la cooperazione che almeno arrivino attraverso la UE!

Elias Gerovasi


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  1. Belli questi sondaggi dove le ONG sostengono tutto e il contrario di tutto, sondaggi…?
    Sarebbe interessante sapere anche la società che ha fatto il sondaggio e il numero di persone intervistate in Europa…
    In un momento come questo il controllo sul numero delle ONG che ricevono soldi dovrebbe essere accurato ed efficace, per non sperperare soldi pubblici e premiare solo le ONG che hanno operato nelle regole.
    Leggete di Alisei e come ha gestito l'autocostruzione in Italia e i soldi pubblici della ricostruzione post tsunami nel 2005:
    http://matteo-equilibrio1.blogspot.it/

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