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Rapporto OCSE – Aiuti allo sviluppo agli sgoccioli

Gli aiuti allo sviluppo dell’Italia nel 2012 sono calati del 34,7% rispetto al 2011. Lo si legge nel rapporto dell’Ocse sugli aiuti 2012 presentato ieri dall’organismo internazionale. Complessivamente nel mondo l’aiuto allo sviluppo è calato del 4% in termini reali nel 2012, dopo aver registrato già un calo del 2% nel 2011. Secondo l’Ocse alla base della contrazione ci sono i continui tagli di bilancio dovuti alla crisi economica, soprattutto in Europa. Il segretario generale dell’organizzazione Angel Gurría ha espresso preoccupazione sottolineando tuttavia che “nonostante la crisi nove Paesi sono riusciti comunque ad aumentare l’aiuto. Spero – sottolinea – che la tendenza generale si inverta mano mano che ci avviciniamo alla scadenza degli obiettivi del millennio nel 2015 “.

 

Ma Riccardi si difende

“Il calo” degli aiuti allo sviluppo messi in campo dall’Italia “è dovuto a scelte precedenti al governo Monti, per il 2013 grazie al nostro impegno ci sarà un inversione di tendenza positiva”, sottolinea il ministro della Cooperazione Internazionale Andrea Riccardi in una nota. “Per l’Italia – sottolinea – si tratta di un risultato negativo frutto sia delle scelte compiute con l’ultima finanziaria dal governo precedente, sia della fine dell’emergenza umanitaria libica, che conferma una tendenza negativa”.

“Nel 2013, grazie alle risorse aggiuntive previste dall’ultima finanziaria, l’aiuto internazionale dell’Italia registrerà un’inversione di tendenza, raggiungendo lo 0,15%-0,16% del Pil (oggi allo 0,13%, ndr), anche al netto di degli aiuti ai rifugiati e cancellazioni del debito. E’ un dato riportato nel comunicato Ocse essenziale per riacquistare credibilità internazionale verso i partner G8 e le economie emergenti. “Siamo ben lontani – sottolinea il ministro – dall’obiettivo europeo sottoscritto nel 2005, lo 0,7% per il 2015, ma da allora il mondo è cambiato. L’Italia deve aggiornare i propri impegni alla nuova realtà perché siano credibili e realistici soprattutto agli occhi dei Paesi in via di sviluppo, delle economie emergenti e dei Partner G8. Lo scorso hanno l’Italia si è impegnata a raggiungere progressivamente un livello di aiuti in linea con la media Ocse, lo 0,29% del Pil. Ho proposto per questo anno un calendario pluriennale fino al 2017, che il Parlamento sarà chiamato a valutare, per rendere più credibile l’impegno a un graduale riallineamento anche nei prossimi anni. La cooperazione non è un lusso ma una necessità. L’aiuto allo sviluppo può rilanciare la proiezione internazionale del nostro Paese: è un investimento per la crescita”.

 

Cosa dicono le ONG

Due impegni possibili per Francesco Petrelli, portavoce di CONCORD Italia. “Certo il quadro è cambiato il mondo è in crisi e nuovi paesi si affacciano sulla scena mondiale. Ma alcune cose si possono fare. Ne citiamo due per il nuovo Parlamento.

  • Assumere il Piano di riallineamento rispetto agli impegni internazionali per la cooperazione al 2017, che ridia un minimo di credibilità e ruolo all’Italia.
  • Far si che almeno una quota percentuale dei proventi della prima forma di Tassa sulle Transazioni Finanziarie internazionali di cui l’Italia si è appena dotata, vengano utilizzate per finanziare progetti di lotta alla povertà e la cambiamento climatico, così come chiedono molte organizzazioni della società civile.

Tutto ciò è possibile se siamo convinti che investire di più nello sviluppo globale, si può e si deve non solo sulla base di principi e valori, ma perché questa è la cosa giusta da fare per combattere la crisi e uscirne assieme”.

Più sibillino il messaggio contenuto in un comunicato stampa di Gianfranco Cattai in veste di Presidente della Focsiv, “I nostri soci si preparano da anni a far fronte a questo clima di incertezza, sia con la ricerca di finanziatori diversi, quali l’Unione Europea e le Cooperazioni Internazionali di altri stati, ma soprattutto con il rafforzamento delle loro relazioni. Si tratta di associazioni storiche con decenni di presenza sul territorio, sia in Italia che nei Sud, ed è proprio grazie alle relazioni costruite nel tempo che oggi possono permettersi di continuare a progettare e costruire per lo sviluppo dei paesi in cui operano.”

 

Gli orizzonti

Al di là della relazioni, che non tutte le organizzazioni riescono a coltivare con la stessa abilità, è evidente che il trend verso l’azzeramento degli aiuti non si invertirà nei prossimi anni e con questo le ONG dovranno fare i conti. La crisi economica sembra più una scusa che il vero motivo dell’erosione continuativa dell’aiuto allo sviluppo. Gli orizzonti stanno cambiando e così anche le priorità dei governi. I Brics hanno mostrato chiaramente, nell’ultimo vertice di Durban, la volontà di modificare radicalmente il sistema geo-politico mondiale partendo proprio dalle politiche dedicate agli aiuti allo sviluppo.

L’orizzonte dello 0,7% del Pil fissato con gli obbiettivi del millennio è ormai da alcuni anni anacronistico ed è reso tale non solo dalla crisi ma dal cambiamento dello scenario mondiale e dal processo di ripensamento dell’aiuto che molti paesi stanno elaborando.

La battaglia per continuare ad investire nello sviluppo globale dovrà essere giocata nel percorso post 2015, è da lì che si dovrà partire per riscrivere un sistema futuro dell’aiuto allo sviluppo con la consapevolezza che dovrà cambiare nome e dinamiche rispetto a quello che ogni anno vediamo ridursi nei grafici dell’Ocse.

 

Ecco nello specifico i dati OCSE DAC oubblicati alcuni giorni fa nel rapporto 2012.

 


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  1. La notizia non ci coglie di sorpresa, il messaggio costante dei paesi Ocse in tempi di crisi è diventato “non possiamo più permetterselo”.
    Ma le Ong del Cocis da diversi anni stanno chiedendo un cambio di paradigma che consenta di passare rapidamente da una cooperazione degli aiuti ad una cooperazione del partenariato e della condivisione dei temi globali. A cominciare dalla terminologia: bisogna smettere di parlare di “Aiuti alla Sviluppo”.
    Solo una nuova visione della cooperazione può toglerla dalla categoria del dono unilaterale e benevolo, a quella del impegno per la costruire un mondo “possibile” e vivibile per tutti.
    Anche noi Ong dobbiamo esprimere con maggiore coerenza questi concetti.
    Giancarlo Malavolti
    Presidente Cocis

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