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Il pasticcio del bando MAE, c’è una via d’uscita?

I primi ad accorgersene sono stati proprio alcuni lettori del nostro blog pochi giorni dopo la pubblicazione dei risultati del bando MAE per progetti promossi da ONG del 2014. Le prime segnalazioni richiamavano a possibili errori nelle graduatorie in particolare per la valutazione dei progetti promossi in alcuni paesi per i quali non sarebbe stato riconosciuto il punteggio di paese prioritario. Nei giorni successivi sono state diverse le comunicazioni da parte di ONG di possibili altri errori o vizi di forma delle fasi di valutazione del bando. Un iter durato cinque mesi dopo la scadenza di febbraio 2014. Ora la notizia è arrivata alla stampa con la pubblicazione

sabato scorso di un dettagliato articolo sul Fatto Quotidiano.

 

Già all’inizio di luglio diverse organizzazioni avevano chiesto alla DGCS di visionare le griglie di valutazione, i verbali della Commissione, nonché le schede di valutazione tecnico-economica dei singoli progetti. Questo ha aperto ulteriori dubbi sulle modalità di gestione della fase di valutazione da parte della DGCS. Ci sono arrivate segnalazioni che riportano di verbali e punteggi corretti con tratti di penna, note laterali alle valutazione che denotano scarsa formalità nella gestione delle procedure di valutazione.
In più c’è la vicenda di alcune ONG che hanno visto escludere le proprie iniziative per mancata ricezione dell’inoltro di posta certificata (pec) da parte dell’ufficio VII, ma che sono in grado di dimostrare formalmente l’avvenuta trasmissione nei tempi e con le modalità previste dal bando stesso.

 

Nel frattempo le rappresentanze AOI, Cini e Link si sono mosse per sollecitare un incontro con la DGCS e con il Vice Ministro per districare una matassa che si fa sempre più complessa. L’incontro, con i soli funzionari della DGCS, è arrivato soltanto il 28 luglio scorso e non è stato affatto risolutivo. Sembrerebbe che alla DGCS si ammetta l’esistenza di elementi che potrebbero giustificare ricorsi da parte delle organizzazioni proponenti, ricorsi che in diversi stanno comunque preparando e che verranno eventualmente presentati entro i limiti consentiti dalla legge (prima decade di ottobre).

 

E’ chiaro che ora risolvere il rebus non è facile, in ballo ci sono le uniche risorse annuali che il ministero eroga alle ONG (quasi 15 milioni) per progetti di cooperazione e gli errori commessi nella valutazione hanno sfavorito alcune organizzazioni favorendone altre. In più bisogna considerare che dal 26 giugno a oggi le ONG e la DGCS hanno proceduto, come previsto dalle procedure, alla stipula delle convenzioni, degli accordi di ATS, delle fidejussioni e molti hanno già finalizzato la selezione di nuove risorse umane da destinare ai progetti.

 

Portare uno o più ricorsi al TAR potrebbe voler dire far saltare il bando e invalidarlo, in pratica il bando dovrebbe essere rifatto da capo cancellando il lavoro fatto negli ultimi 12 mesi.
L’opzione B è quella della “sanatoria”, ovvero trovare una modalità che rispetti le regole esistenti e possa sanare la posizione dei progetti penalizzati dagli errori di valutazione. Qui le strade si moltiplicano e si potrebbe ipotizzare una sanatoria che rivaluti i progetti penalizzati facendoli “passare” senza escludere i progetti già finanziati. Questa prima soluzione comporterebbe però l’impegno di nuove risorse da parte della DGCS. Risorse che a sentire i funzionari del MAE sarebbe difficile, quasi impossibile, reperire.
L’altra opzione è quella di sanare la graduatoria facendo “salire” i progetti penalizzati e “scendere” quelli indebitamente finanziati. Questa strada però aprirebbe le porte ai ricorsi presso il TAR delle ONG penalizzate e si ritornerebbe quindi al rischio annullamento.
Altre voci parlano di un’ipotesi ancora più astrusa, quella di impegnare le risorse del 2015 per finanziare i progetti indebitamente esclusi. Anche questa però penalizzerebbe le organizzazioni che stanno lavorando alla progettazione per il prossimo bando per le risorse 2015.

 

I tempi però si fanno stretti e le ONG dovranno decidere a breve se presentare o meno i ricorsi senza nessuna rassicurazione dal livello politico. Il Vice Ministro Pistelli infatti non ha ricevuto le ONG prima della pausa estiva e dal suo ufficio si sono limitati a comunicare la volontà di non interferire a posteriori in un processo completamente gestito dai funzionari che dovranno assumersi la piena responsabilità di quanto accaduto.

E’ proprio qui sta il problema. Si riuscirà mai ad attribuire delle responsabilità? La novità positiva della procedura a bando, introdotta l’anno scorso, aveva proprio lo scopo di erogare le risorse con procedure e modalità trasparenti e formali che corrispondessero a procedure chiare e dettagliate che potessero dare garanzie al donatore e agli enti proponenti.
Alla seconda edizione delle procedure a bando la situazione mostra già tutte le sue criticità a causa di regole estremamente complesse per certi versi e completamente generiche per altri. Un iter di valutazione troppo informale e “interno” che mostra carenza di competenze e professionalità specifiche.

 

La magra consolazione è che con l’avvento dell’Agenzia si prospetta una ulteriore evoluzione delle regole e delle procedure di erogazione delle risorse. La speranza è che questa volta si riparta da zero liberandosi dell’eredità di queste regole inefficaci e che si riesca a mettere in piedi un sistema trasparente ed efficiente di grant-making.

 


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  1. Salve,
    non so se la cosa sia già stata presa in considerazione o meno, ma il problema dell’alterazione delle graduatorie è ben maggiore di quanto si pensi. L’utilizzo delle linee guida 2014-2016 invece di quelle 2013-2015 che erano citate nel bando cambia completamente la prospettiva sulla quale avrebbero dovuto giudicare i valutatori. Cambiano le priorità tematiche, in alcuni casi spariscono (per cui ad esempio in un Ecuador prioritario l’ambiente sarebbe stato premiato, mentre tolta la priorità geografica è stata premiata l’agricoltura). Cambiano le premesse e i riferimenti, cambiano le priorità generali. Questo significa che se, come da analisi sembrerebbe, hanno applicato per tutto il lotto 4 le nuove linee guida e pertanto tutti i progetti di quel lotto sono potenzialmente vincitori di ricorso. Per i lotti 1/2/3, se usiamo il criterio dei paesi prioritari come indicatore, hanno invece applicato le corrette linee guida. In questo modo vi è stata una chiara alterazione del bando. Non parliamo poi dello scostamento, a volte totale, tra le valutazioni degli esperti in loco (UTL e UTC) e quelle della commissione a Roma che si è trovata a dire dall’Italia che i costi non erano congrui, quando il loro collega in loco aveva detto esattamente il contrario. In questo caso o si stanno buttando soldi e tempo (con i pareri in loco) o c’è qualcosa che non va. Non si capisce poi perchè la valutazione di non idoneità dagli esperti in loco porti all’esclusione diretta del progetto, mentre il parere positivo non trovi dignità nella valutazione finale. Mi limito solo ad alcuni aspetti, ma credo che il problema maggiore sia l’assoluto silenzio da parte del MAE
    cordiali saluti
    Andrea Tolomelli

  2. Un’unica precisazione. I termini per la presentazione dei ricorsi non scadono la prima decade di settembre ma il 10 di ottobre, data ultima per il deposito al TAR del Lazio.
    Marco Pastori

  3. Una ridicola tragedia degna dell’Italia (e dell’Europa) di oggi. L’incapacità fatta sistema (di potere).

  4. La constatazione più amara riguarda proprio l’assenza e il rimpallo di responsabilità da parte dell’amministrazione e della direzione politica di fronte ad un pasticcio oggettivo e grave che rischia di azzerare le risorse destinate ai progetti promossi per il 2014.
    Si approfitta del senso di responsabilità delle Ong, costrette a decidere fra non far valere i propri diritti e far saltare l’intero bando, per non assumere nessuna decisione e negare anche solo l’esame di soluzioni a sanatoria.
    Speriamo che con la nuova legge e l’Agenzia si possa contare su responsabilità certe e vera professionalità. Ma non nascondo i miei dubbi.
    Giancarlo Malavolti

  5. Volevo solo presentare un esempio di “opinabilità” e “relatività” delle valutazioni. Si legge nel VTE: “il need assessment risulta esaustivo e valido per la costruzione della logica di intervento”. Si legge invece nel VERBALE: “manca il need assessment”. Non credo ci sia molto altro da aggiungere…

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