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La Cooperazione entra nel nuovo statuto della Cassa Depositi e Prestiti

Un passo alla volta e la Cassa Depositi e Prestiti sta avviando la sua trasformazione. La società per azioni a controllo pubblico, che gestisce il risparmio postale allarga il suo perimetro d’azione, spaziando con disinvoltura tra pubblico e privato. Dal social housing al sostegno alle pmi contro il credit crunch, dai prestiti alle imprese che vogliono esportare all’investimento diretto nel capitale di aziende definite di interesse nazionale. Poche settimane fa il nuovo cambio di statuto per la Cassa depositi e prestiti. La societa d’ora in poi, oltre a supportare aziende e soggetti per investimenti destinati alla fornitura di servizi pubblici, allarga il perimetro entro cui concede i suoi finanziamenti. Grazie allo Sblocca-Italia, infatti, la Cdp potrà sostenere la cooperazione internazionale, soggetti privati in settori di interesse generale, opere e reti di pubblica utilità e di investimenti finalizzati alla ricerca, allo sviluppo, all’innovazione, alla tutela e valorizzazione del patrimonio culturale, alla promozione del turismo, all’ambiente ed efficientamento energetico e alla green economy. Il tutto, attraverso la raccolta garantita e non garantita dallo Stato.

 

La rivoluzione è partita nel 2003, con la trasformazione di Cdp in Spa, ma il grande salto c’è stato nel 2009, quando l’operatività di Cassa Depositi e Prestiti è stata estesa al finanziamento diretto di progetti di interesse pubblico, all’export finance, al social housing e al supporto delle Pmi, proseguendo fino a oggi con sempre più mansioni e l’ingresso nel gruppo di Sace, Simest e Fintecna. Proprio in contemporanea al lancio del piano governativo, il cda della Cassa ha, infatti, approvato l’aumento delle risorse dedicate all’internazionalizzazione e all’export, portandole dai 6,5 miliardi di euro attuali a 15 miliardi di euro (+130%). D’ora in poi, oltre che con la garanzia di Sace, Cdp potrà operare anche con quella di altre agenzie di credito all’esportazione straniere, con banche di sviluppo nazionali, e con enti finanziari costituiti da accordi internazionali, come Banca Mondiale, Banca europea per lo sviluppo, Banca di Sviluppo interamericana e Bei.

 

In particolare, per le operazioni fino a 25 milioni Cdp interverrà fornendo al sistema bancario la provvista necessaria per il finanziamento delle operazioni di esportazione e internazionalizzazione. Per le operazioni oltre 25 milioni di euro, Cdp potrà invece intervenire direttamente in favore delle imprese, in co-finanziamento con il sistema bancario o coprendo interamente il fabbisogno di finanziamento. “Se, come ha detto a Parigi il Presidente Renzi, il temporale sta passando – ha detto il Presidente Franco Bassanini – vediamo i primi segni dell’arcobaleno, Cdp farà ora tutto quello che può per orientare al bello stabile il termometro della nostra economia”.
D’altronde, non esiste crisi per la società diretta da Bassanini. La Cassa depositi e prestiti continua infatti a guadagnare grazie al risparmio postale degli italiani. Che nel 2014 hanno acquistato libretti di risparmio e buoni fruttiferi per un totale di 252 miliardi di euro, contro i 242 del 2013 e i 233 dell’anno prima. Così il gruppo pubblico, che per venderli per conto del Tesoro incassa laute commissioni, ha incassato 5 miliardi a titolo di “raccolta netta di competenza”.

 

Quanto agli impieghi, nel corso dell’anno il gruppo, che è partecipato al 18,4% dalle Fondazioni bancarie, ha “mobilitato e gestito risorse” per 29 miliardi di euro circa, in aumento del 5% rispetto all’esercizio precedente. È calato notevolmente il “sostegno al sistema produttivo nazionale”, a cui sono stati dedicati 7,6 miliardi di euro contro i 16,1 del 2013, nonostante il lancio del plafond per l’acquisto di beni strumentali e del fondo minibond (strumenti di finanziamento destinati alle piccole e medie imprese).

 

Trasformazioni ci sono state anche nel settore immobiliare. A partire dalla creazione del fondo di social housing Investimenti per l’abitare (Fia), nel 2010, pian piano il perimetro è diventato più ampio, prima con l’ingresso nel gruppo di Fintecna e la trasformazione di Fintecna immobiliare in Cdp Immobiliare, poi con l’ampliamento delle attività a quella di valorizzazione del mattone di Stato, con il Fondo Investimenti per la Valorizzazione (Fiv). Per quanto riguarda l’edilizia sociale i 2 miliardi del fondo sono già per buona parte impegnati ed entro il 2015  si dovrebbero individuare gli ultimi progetti in cui investire. Proprio poche settimane fa é stato annunciato che il Fia prenderá parte a un nuovo progetto allo studio del governo, per valorizzare l’invenduto proprio con progetti di social housing. In particolare Cdpi Sgr, a fine dicembre 2014, ha deliberato investimenti per 1515 milioni in 27 fondi locali gestiti da 11 Sgr per realizzare 222 progetti per 14.081 alloggi sociali e 6783 posti letto in residenze temporanee. In totale si tratta del 75% della dotazione del fondo Fia. (fonte Italpress)

 


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