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Batosta dell’AICS alle ONG, il bando per progetti di cooperazione slitta al 2020 e avrà un budget fortemente ridotto

E’ un ritorno dalle vacanze molto preoccupante per il mondo della cooperazione internazionale, in particolare quello delle organizzazioni della società civile. Pochi giorni prima delle ferie di agosto infatti l’Agenzia ha prospettato ai rappresentanti delle OSC un futuro incerto e penalizzante.

L’impegno di spesa per il bando dei progetti promossi dal privato non profit a livello globale sarà drasticamente ridotto nel 2019: da 70 milioni di euro del 2018 si passerà a 26,4 per tre anni di attività. Il direttore dell’AICS precisa che “queste risorse saranno traslate e aggiunte alle risorse che si renderanno disponibili per la programmazione 2020”, delle quali però ad oggi non c’è alcuna certezza oltre che quantificazione.

Eppure la scelta dell’AICS di contabilizzare nel budget dei bandi l’intero ammontare del finanziamento di ogni iniziativa (biennale/triennale) operata a partire dal bando 2018, ha già prodotto una sensibile riduzione del numero di progetti finanziati: dai 72 progetti approvati con 40 milioni nel 2017 (solo prima annualità), a poco più di 50 iniziative con 70 milioni (tutte le annualità).

Il bando inoltre slitterà ai primi mesi del 2020 e sarà implementato con nuove procedure attualmente in fase di approvazione tra Agenzia e Comitato Congiunto.

Stessa sorte per il bando sull’Educazione alla Cittadinanza Globale che avrebbe dovuto essere aperto subito dopo l’estate con una dotazione di 7 milioni di euro. Tutto congelato per il momento con un sicuro slittamento al 2020.

Via libera invece ai bandi per gli enti territoriali e per il settore privato profit che dovrebbero essere aperti dall’Agenzia in autunno.

A detta dei vertici dell’AICS, il bando per le OSC potrebbe essere aperto tra gennaio e febbraio 2020 e dovrebbero essere implementato in via sperimentale con un nuovo sistema organizzato sulla base di linee di indirizzo tecnico-strategico che mettono insieme procedure e modulistica unificate, oltre che monitoraggio e valutazione. All’AICS dicono di aver lavorato a un documento che ha l’obiettivo di produrre un unico quadro valido per quasi tutti i bandi (compresi bandi emergenza, affidati, privato profit, enti locali, università) ispirato dall’approccio result-based che dovrebbe semplificare la gestione amministrativa e facilitare la valutazione d’impatto delle iniziative.

Si tratterebbe di un passo in avanti storico nella gestione del ciclo di progetto targato AICS, un percorso che necessita sicuramente di un forte dialogo e di verifiche e allineamenti con tutti gli attori, soprattutto i così detti “recipients”, cioè quegli enti che poi dovranno mettere in pratica queste procedure. Ad oggi però nessuna bozza di questo documento è mai stato condiviso con nessun attore del mondo della cooperazione. Da qui l’auspicio sottoposto dalle Ong al direttore affinché non si arrivi all’approvazione e all’entrata in vigore di questo nuovo sistema senza i doverosi passaggi di dialogo strutturato con i diversi soggetti interessati.

Come se non bastasse a questo quadro di grande incertezza e drammatica carenza di programmazione del mondo della cooperazione italiana, in questi pochi giorni di vacanze agostane ci si è messa anche la crisi di governo. La scusa migliore utilizzata dai ministeri ed enti dello stato per non garantire nessuna informazione e mantenere la situazione in un limbo di incertezza e inefficienza.


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  1. È questo il destino della cooperazione in mano al governo populista sovranista. La cooperazione, secondo loro, dovrà essere rivista e ricalibrata al nuovo corso politico. Anche in FVG, nonostante il finanziamento disponibile per i bandi 2019, si è deciso di rimandare il tutto ad una non meglio precisata modifica del regolamento.

  2. Fin qua la loro è tutta coerenza: tagli alle ong, tagli alla cooperazione, tagli all’educazione alla cittadinanza globale; tagli sui migranti e tutto il resto (qua non riassunto, sapete già tutto).
    L’unica incoerenza è la nostra, che ci facciamo andar bene o benino tutto, senza quasi reagire, per paura di perdere anche quelle poche briciole non ancora tagliate, con cui cercheranno di tenerci al laccio, da stringere se si protesta troppo.
    No, assolutamente no, chi si batte per i diritti, per la povertà, per il rispetto delle decisioni prese nelle sedi internazionali, non può accettare tutto questo.
    E’ tempo di reagire, di non incassare oltre, l’escalation ha raggiunto l’indecenza, la percentuale destinata ai progetti delle ong è scesa allo 0,5% dell’ammontare complessivo della cooperazione italiana. Meno di briciole.
    Basta, limite raggiunto, tolleranza e disponibilità al dialogo esaurite.

    E’ un colpo di coda politico, una punizione, un ennesimo schiaffo, non il primo, questo è solo più forte, un pugno allo stomaco nella sordina del delirio ferragostano.

    Certamente ci saranno quelli che per ragioni di convenienza, di diplomazia, di rapporti personali ecc, non potranno nè vorranno esternare una sola parola di protesta. Ci sono sempre stati i sedicenti “neutri” e attendisti.
    Ma chi si sente libero, chi è schierato e ha ideali e scelte di vita coerenti, non può, contro questo epilogo finale di accanimento, che alzare la voce e gridare no e ancora no!, non lo accettiamo, è vergognoso; non dobbiamo solo “sperare” in una rapidissima caduta di questo governo, che ha sicuramente condizionato le scelte di cui sopra, ma impegnarci collettivamente affinchè sia sostituito presto con un altro, che non ci illuda e blandisca più, che rispetti gli impegni presi e che non dia come linee di indirizzo e di azione solo tagli e parossismo burocratico spacciandoli per .
    “verifiche e allineamenti”.
    No ai tagli alla cooperazione, no ai tagli alle ong! ¡Ya basta!

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