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Bando MAE, è caos sulle procedure

Si è tenuto ieri mattina presso l’Arci di Roma un incontro richiesto dalle ONG con il neo responsabile dell’Ufficio VII della DGCS Antonino Cascio per spiegare le variazioni apportate al bando per le ONG con la delibera dello scorso 14 novembre rispetto alla delibera precedente (aprile 2013) che aveva lanciato la prima edizione del bando della DGCS. Chi si aspettava un chiarimento sui diversi punti poco chiari della delibera è rimasto deluso, almeno questo è il sentito dei quasi cento operatori di altrettante organizzazioni che hanno partecipato all’incontro.

 

Una sala così gremita la dice lunga sulla chiarezza delle delibere approvate fino ad ora dal Comitato Direzionale della DGCS che per fortuna nell’edizione di giugno scorso erano state affiancate dalle FAQ (domande frequenti) che di fatto hanno aiutato gli operatori a districarsi tra le regole e portare a termine una progettazione dai tempi accelerati.

 

L’incontro per sua natura ha affrontato aspetti prettamente tecnici tipici della progettazione a bando. Gli argomenti più discussi sono stati quelli legati alla gestione finanziaria dei progetti e ai co-finanziamenti. Il dibattito si è animato su due questioni poi risultate molto convergenti: la questione degli apporti delle ONG ai progetti (apporti propri, apporti di altri, altre fonti di finanziamento) e quella dell’obbligo di transito dei fondi anche locali nei conti bancari in Italia.

 

Nonostante le ripetute domande non è stato possibile individuare con chiarezza la natura del 15% di contributo attribuibile ad “altri” e quella del 5% monetario che le ONG devono apportare secondo le procedure. Secondo quanto riportato da Cascio sembra che nessun progetto possa essere cofinanziato da un altro progetto che preveda un rendiconto formale e che il co-finanziamento fra due istituzioni possa avvenire solo se il progetto è unico. A questo proposito molti operatori hanno portato esempi e casi concreti spiegando cosa avviene nella prassi di altri donatori (UE, agenzie UN e altri fondi di donatori istituzionali). In pratica sembrerebbe che fondi come quelli della UE non siano eleggibili come “altri” apporti nel calcolo del budget.

 

Purtroppo una risposta chiara su questi elementi non esiste a oggi nelle delibere e il rischio di andare avanti con una progettazione al buio si fa realtà considerando il fatto che dallo scorso 3 dicembre è iniziato il conto alla rovescia dei 60 giorni a disposizione per la presentazione delle proposte progettuali. E’ chiaro che senza un chiarimento e una soluzione veramente percorribile è difficile e rischioso presentare proposte che possono rivelarsi insostenibili una volta approvate e quindi aprano inutili contenziosi con la DGCS.

 

Vista la scadenza ormai fissata per il 3 febbraio, l’auspicio è che in tempi rapidi l’ufficio VII metta a disposizione degli operatori una versione ufficiale scritta su carta e possibilmente in linea con le dinamiche di co-finanziamento degli altri grandi donatori. Anche in questo caso la prassi delle procedure UE potrebbe essere utilizzata come punto di riferimento visto che non risultano difficoltà di interpretazione e/o contenziosi in merito dalle centinaia di ONG che hanno firmato contratti con EuropeAid.

 

Infine sarebbe molto utile che anche in questa edizione del bando la DGCS pubblicasse ufficialmente le FAQ relative alle numerose questioni che le organizzazioni stanno sottoponendo all’indirizzo mail indicato dal sito MAE dgcs.bandi-ong@cert.esteri.it

 

L’incontro di Roma è stato comunque filmato per intero e sarà reso disponibile presto in rete ad uso di chi non ha potuto partecipare alla riunione di ieri.

 

Leggi le FAQ pubblicate dalla DGCS il 12 dicembre 

 


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  1. Anche io ho partecipato ieri all’incontro ed effettivamente non ho elementi chiari per valutare all’interno della mia organizzazione quali siano i co-finanziamenti eleggibili in questo bando. Dalle delibere fino ad ora a disposizione non si evincono molti dei vincoli che invece ieri sono stati elencati dal consigliere Cascio. Tolto il 5% che la ONG deve contribuire con risorse proprie, dalla delibera sembra che ogni altro apporto sia valido come lo è stato per il bando di giugno. Ma non vorrei che una interpretazione diversa da parte della DGCS rendesse difficile l’implementazione delle attività progettuali e poi la fase di rendicontazione. Concordo che un chiarimento rapido sarebbe necessario per dissipare i tanti dubbi su questa parte.
    Saluti Angelo

  2. Pubblichiamo una risposta del Consigliere Cascio pervenuta questa sera in redazione:

    Egregio Direttore,
    ho letto con attenzione l’articolo “Bando MAE – è caos sulle procedure”, concernente la riunione cui ho partecipato ieri. In proposito, desideravo innanzitutto ribadire la mia più ampia disponibilità a fare il possibile per chiarire i dubbi e le perplessità concernenti le procedure per la presentazione dei progetti promossi dalle ONG: è in questo spirito che ho partecipato all’incontro, ed è in questo spirito che ho cercato di rispondere a tutti i quesiti che mi sono stati posti.

    Ciò vale anche per quanto attiene al tema del cofinanziamento. Al riguardo, desidero far presente che la questione non costituisce una novità introdotta dalle nuove procedure, che si limitano a ribadire – in materia di finanziamento proprio – quanto già stabilito dall’art. 1, lett. c della Delibera 73/2006, che a sua volta, sul punto, tiene conto del disposto dell’art. 29 comma 2 della legge n. 49 del 1987.

    Ciò premesso, non posso che confermare quanto da me detto ieri e già comunicato in passato sia ai rappresentanti delle ONG al tavolo delle procedure, sia a singole ONG in relazione a casi concreti. Il cofinanziamento di singoli progetti è non solo ammesso ma anche auspicato, purché vengano dichiarati i finanziamenti ricevuti da tutti gli attori coinvolti e le attività con essi finanziate, e purché vengano rispettate le percentuali di finanziamento massimo previste dalla normativa vigente.
    Non è invece ammissibile che singole attività compaiano, a diverso titolo, in progetti diversi, dal momento che ciò comporterebbe – quanto meno – il rischio di una violazione dei limiti di finanziamento massimo stabiliti dalla legge e dalla normativa comunitaria per il singolo progetto.

    Cordialmente,

    Antonino Cascio
    Capo Uff. VII – DGCS
    Ministero degli affari esteri

    p.s.
    per quanto riguarda le FAQ, desidero far presente che esse sono state pubblicate sul portale della Cooperazione il 4 dicembre scorso.

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