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MISSIONe compiuta ?

Ammettiamolo….le polemiche preventive sono servite a qualcosa! Mission non è stato per fortuna un reality show qualunque, il tiro del programma è stato sicuramente riaggiustato e tutto sommato si è stati nei limiti della decenza. Lasciamo da parte i pianti di Romina Junior e Pannofino, il volto addolorato di Cucuzza, l’insistenza della raccolta fondi (apparsa a poco meno di 2 minuti dall’inizio della trasmissione), ma la narrazione è sembrata in fondo adeguata al pubblico che il programma voleva raggiungere.

 

Certo più che un reality si è trattato di reportage compassionevole, il trionfo dell’aiuto assistenziale condito da una televendita continuativa dell’agenzia ONU per i rifugiati (pettorine, t-shirt, brand Unhcr e Intersos a profusione).

Ora che finalmente abbiamo potuto vedere la trasmissione, almeno la prima puntata, ci è concesso di esprimere un’opinione sull’operato della RAI e quello delle organizzazioni che hanno collaborato alla realizzazione.

 

Quindi VIA al sondaggio…. Vi è piaciuto MISSION?

Potete votare nella barra laterale destra del Blog. —>

 

Queste le risposte possibili che alcuni lettori ci hanno suggerito:

  • Fantastico, finalmente il tema dei rifugiati arriva al grande pubblico
  • Buono, ma si può fare di più per approfondire il messaggio
  • Insomma, così si promuove un’idea sbagliata di cooperazione e solidarietà
  • Scandaloso, solo banalizzazione e pietismo in prima serata

 

Se avete altre risposte o commenti da fare sulla trasmissione non vi resta che utilizzare il modulo commenti qui in basso.

 


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  1. Io non riesco a ricordare una che fosse una critica costruttiva a the mission, se ne chiedeva la cancellazione senza se e senza ma. A righe rotte, tutti gli operatori delle ONG in primis hanno dato il via a un linciaggio a priori del programma assolutamente ingiustificabile, ma nonostante questo gli autori hanno magistralmente fatto una specie di “pilot” senza precedenti per quello che riguarda un format del genere, raddrizzando il tiro anche grazie alle polemiche sterili, quindi doppiamente bravi…a me l’incazzatura per la reazione isterica di tanti un po’ rimane. NON lavoro nè per intersos nè per unhcr.

    1. Federico, sono d’accordo con te. Puoi vedere il mio commento in fondo alla pagina. Per me quello che conta sono i risultati. Con questo programma si è ottenuto una maggiore visibilità della vita di persone che si trovano in situazioni di estremo disaggio per colpa altrui. Chi trova che lo share sia l’elemento più importante, vorrei chiedere quanto essa sarebbe stato se si fossero chiamati degli “esperti” di geopolitica? Oppure, dato che lo share sarà in ogni caso basso, non si deve trattare di argomenti di questa natura in prime-time?

  2. Lo voto e lo ripeto : solo banalizzazione e pietismo in prima serata. Mi son stupito anche del commento accondiscendente di questa testata.

    1. Direi che alla fine il programma é stato accettabile e ben confezionato. Certo tutta la propaganda sull’Alto Commissariato Rifugiati e su Intersos potevano risparmiarcelo ed é francamente stomachevole. Essendo una trasmissione per il grande pubblico non si poteva chiaramente approfondire l’argomento su cause ecc.però almeno la trasmissione non é troppo pietista. Vedremo alla prossima. Per ora darei un 6.

  3. Invece io ho avuto una buona impressione della trasmissione, che ho guardato distrattamente (lavorando sulla scrittura di un progetto di cooperazione, per l’appunto). Certo, il tutto è raccontato con semplicità ma non tralasciando di far parlare persone dei territori e dare informazioni chiave sui contesti e sui paesi (quanti telespettatori di Rai 1 hanno mai sentito parlare di Mali in prima serata?). Il lavoro dei cooperanti è finalmente descritto in modo professionale, senza accenti mistici (sono eroi, volontari, vanno a piedi scalzi..) nè, d’altro canto, cialtronerie (stipendi enormi, limousine…). La professionalità della Jebreal è indiscussa ma anche l’altro conduttore e i protagonisti della puntata hanno svolto il loro ruolo – che non è altro che quello di essere testimonial, nel senso proprio di testimoni oculari del lavoro delle due organizzazioni protagonisti – in maniera misurata, sobria, senza spettacolarismi o enfasi fuori posto. Vediamo le prossime puntate: tuttavia mi pare che sia stato un buon primo passo per parlare in prima serata dell’attività umanitaria che facciamo in alcuni paesi del mondo ad un pubblico che spesso non ha mai sentito parlare di noi.

  4. Considero molto grave che anche questa pagina avalli l’approccio assitenzialistico e crocerossino di fare cooperazione, che il reality promuove.

    Mentre gli attori organizzati (ong locali) e le comunità delle realtà impoverite del mondo stanno lottando per superare quella logica perversa, “Mission” (e la vostra “compasionevole” comprensione), insiste nel far credere agli italiani che QUELLO caritatevole, assitenzialistico, pietistico e strappalacrime sarebbe il modo migliore di continuare dare una mano ai meno fortunati del pianeta. Non avete mai sentito parlare di “Empowerment di comunità” e/o di “Potere negoziale” delle comunità” locali? Tali sono le piste percorribili, oggi, per la COOPERAZIONE LIBERATRICE. Vogliamo discuterne? Sono a vostra disposizione!

    Mi dispiace: dito “down” al reality ma anche a voi. Meditate, amici …. meditate!!!

    Edgar Serrano (PD)
    serranoe@libero.it

    1. Un conto è l’assistenza umanitaria (al centro del programma the mission e per la quale servono più fondi di quelli disponibili e per avere più fondi ci deve essere una condivisione massiva e non di nicchia degli obiettivi planetari del senso dell’assistenza umanitaria, ben venga un programma che ha questo scopo) e un conto è la cooperazione allo sviluppo. Stai mischiando i cavoli con le pere perchè l’empowement con i profughi non c’entra un fico secco.

  5. ho votato buono anche se piuttosto …insomma perché ritengo utile che una TV generalista cominci ad occuparsi di temi “scottanti”. Di sicuro almeno da oggi molte più persone in Italia sapranno dove si trovano Giordania e Siria, da dove provengono gli ultimi disperati sui barconi ma anche come si presenta il Mali, tolta la mitica Timbouctou… Meglio presentato così il tema rifugiati che non saperne niente del tutto.

  6. Io direi ( e così ho votato) che si promuove un’idea sbagliata di cooperazione e solidarietà: allo “spettatore” (appunto..) è concesso di commuoversi e di spedire fondi tramite sms e delegare a “chi sa cosa fare”. In Europa e in Italia si parla tanto (troppo..) di società civile.. e su come sensibilizzare e conivolgere sono scritte pagine e pagine…. ripartiamo dall’idea di educazione alla cittadinanza mondiale che significa ragionare non solo sulle emergenze ma sulla complessità della situazione globale.
    Ierisera, ad esempio, la situazione siriana era sullo sfondo inspiegabile e non spiegata…non poteva essere l’occasione per informare e discutere?

  7. E poi era anche noioso. A parte i giudizi di merito penso che sia stato visto da pochi. Io non ce l’ho fatta a vederlo tutto.
    Giancarlo Malavolti

  8. Secondo me gli ascolti che ha avuto questo programma erano di tutti i cooperanti che l’hanno guardato per farsi un’opinione…boh, sarà che io vorrei lavorare nella cooperazione ed ho i titoli adatti per farlo ma non ho lavoro…a me sembra solo uno sperpero enorme questo The Mission

  9. Già redattore capo di riviste delle Nazioni unite e membro di missioni per la pace dell’ONU, militante radicale, ho firmato due petizioni contro Mission l’estate scorsa e assistito un’amica a scrivere un articolo che riprendeva le critiche diffuse da vari media e le ONG. Alla fine Mission si è rivelato diverso da quello che temevo. Dopo aver visto i due servizi, ne ho un apprezzamento piuttosto positivo.

    Se non si umilia la povera gente, sono del parere che ogni azione tesa a informare il pubblico a proposito delle condizioni di vita dei rifuggiati e del lavoro di chi cerca di alleviarne le sofferenze non sia in eccesso. Per una volta, mettiamo da parte la retorica e le sue ragioni critiche che spiegano il verificarsi di queste situazioni di crisi.

    La persona più criticata di questo programma è stato il “principino” Emanuele Filiberto. Ma quanta gente sa che tutti i suoi compensi per la partecipazione a questo programma saranno devoluti all’orfanotrofio Mama Anakuja in Kenya, che sostene da oramai quattro anni?

    Prferisco azioni concrete come questa alle ideologie e alle polemiche.

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