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Trasparenza degli aiuti, la Cooperazione Italiana fanalino di coda

Lanciata nel 2008 durante la Conferenza di Accra sull’efficacia dell’aiuto allo sviluppo, la campagna Publish What You Fund (PWYF) pubblica ogni anno l’Aid Transparency Index (ATI), rapporto che valuta la trasparenza del così detto Aiuto allo Sviluppo dei 67 principali donatori di tutto il mondo, sia pubblici che privati . PWYP in particolare valuta la quantità e utilità delle informazioni rese pubbliche dai donatori quali, documenti strategici, rapporti annuali, bilanci, budget di spesa, bandi, relazioni e valutazioni dei progetti finanziati.

 

La classifica 2013 divide i donatori in 5 categorie sulla base dei risultati ottenuti. VERY GOOD, GOOD, FAIR, POOR, VERY POOR. Solo quattro si posizionano in testa nella categoria VERY GOOD con punteggi superiori a 80 punti su 100, sono la Millennium Challenge Corporation (US, Agenzia governativa), la GAVI Alliance (US, Partership pubblico-privata), DFID (UK, Agenzia governativa) e UNDP (Agenzia delle Nazioni Unite).
Banca Mondiale, Global Fund, Canada e Svezia si collocano nella categoria GOOD mentre l’Unione Europea (Devco ed Echo) viene valutata FAIR con 52 punti su 100. Seguono a scendere le agenzie tedesche GIZ e Bmz, UNICEF, USAID e UN OCHA.

 

L’Italia la troviamo solo nelle ultimissime pozioni della categoria VERY POOR per precisione alla 60° su 67 donatori analizzati. Dopo l’Italia si classificano solo Lituania, Cipro, Bulgaria, Ungheria, Malta, Grecia e Cina.

 


Il dato scandalizza ma non sorprende poiché già nel 2012 la Cooperazione Italiana della DGCS si era guadagnata la 53° posizione su 72 nella categoria POOR. La classificazione così bassa è dovuta principalmente al fatto che diverse tipologie di dati presi in esame dal PWYP non vengono pubblicati dal MAE. Anche quelli pubblicati sono però valutati negativamente in quanto il dato non è ritenuto facilmente fruibile e comparabile.

 

Secondo David Hall – Matthews, direttore del Publish What You Fund, non ci si deve accontentare infatti della disponibilità dei dati in rete: ”Vogliamo anche fare in modo che le informazioni siano utili. Diversi governi e organizzazioni, tra cui la Banca Africana di Sviluppo, il Canada, la Commissione Europea, GAVI , UNDP, UNICEF e il Tesoro degli Stati Uniti hanno fatto grandi miglioramenti quest’anno, pubblicando ulteriori informazioni in formati accessibili e comparabili”.

 

Avete mai visitato il sito internet della Cooperazione Italiana? I dati di bilancio annuale sono pressoché inesistenti e relegati una volta all’anno nella newsletter, la disponibilità finanziaria e la sua ripartizione nei diversi capitoli è irrintracciabile e spesso ignota. Le delibere del Comitato Direzionale e gli atti della DGCS vengono resi disponibili al download con forti ritardi e scannerizzati in decine di file in formato PDF, quindi difficilmente accessibili e praticamente illeggibili. Nessuno di questi dati è tradotto in un linguaggio comprensibile e risulta inoltre non indicizzabile e reperibile con la funzione di ricerca.

 

Anche il successo di Info-Cooperazione dimostra quanto questa difficile accessibilità ai dati sia percepita dagli operatori del settore, tanti lettori e sostenitori ci ringraziano quotidianamente perché rendiamo disponibili informazioni che gli enti pubblici dovrebbero diffondere comunemente.

 

Ma al di là dei dati che possono interessare gli operatori del settore, ancora più scarsa è l’informazione disponibile ai cittadini su come vengono spese le risorse pubbliche nella cooperazione. Ad oggi non esiste nessuna informazione nel sito del MAE delle centinaia di progetti finanziati con fondi pubblici, sapere cosa finanza la cooperazione italiana all’estero è praticamente impossibile per non parlare dei rapporti di monitoraggio e valutazione dei progetti. Chi volesse cimentarsi in questa ardua missione dovrebbe consultare centinaia di file PDF anziché più facilmente ricercare i progetti in un data-base pubblico.

 


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  1. Che dire?
    VIVA L’ITALIA E LA SUA LOGORRO-DEMAGOGICA RETORICA SULL’AIUTO INTERNAZIONALE ALLO SVILUPPO. COMPLICI INDIRETTI SI QUESTO RISULTATO DISASTROSO SONO ANCHE LE ONG LOCALI E, SOPRATTUTTO, LA GALASSIA DELLE DIVERSE “FEDERAZIONI” DI ONG’S! SI VERGOGNINO!!!

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