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Il finanziamento delle Nazioni Unite, una questione chiave nel processo di riforma dell’ONU

Le Nazioni Unite sono la principale organizzazione multilaterale del mondo. L’ONU fa affidamento sui finanziamenti degli Stati membri per svolgere le proprie funzioni e le modalità attraverso le quali vengono erogati i contributi hanno un profondo impatto sul modo in cui opera l’organizzazione. Tuttavia, la frammentazione istituzionale e l’evoluzione delle modalità di finanziamento rendono difficile, anche per chi lavora dentro le Nazioni Unite, tenere traccia delle risorse dell’organizzazione e delle complesse dinamiche che ne sono alla base.

Un recente studio dal titolo “Financing the United Nations: Status quo, challenges and reform options”, rende accessibile un’analisi approfondita di come l’ONU viene finanziata e delle sfide finanziarie che influiscono sul multilateralismo in un periodo cruciale che vede in discussione diverse opzioni di riforma del sistema ONU. Dallo studio emerge che le recenti tendenze nei finanziamenti delle Nazioni Unite minano le basi di un multilateralismo inclusivo ed efficace. La diminuzione dell’importanza dei contributi obbligatori e l’aumento dei finanziamenti volontari hanno contribuito a una dinamica di “bilateralizzazione” nel sistema delle Nazioni Unite, dove i principali donatori, soprattutto occidentali, hanno un’influenza sproporzionata su come si svolge la cooperazione multilaterale. Allo stesso tempo, le risorse fornite attraverso canali esterni ai contributi degli Stati membri sono rimaste marginali.

Il livello dei finanziamenti forniti dagli Stati membri non corrispondono più alle necessità reali degli enti delle Nazioni Unite nell’affrontare le sfide globali della propria mission e le modalità utilizzate dagli Stati membri spesso determinano il modo in cui opera l’ONU, e non il contrario. Le pratiche di assegnazione degli stanziamenti sono state particolarmente influenti nel definire le logiche di finanziamento e attuazione, poiché molte entità delle Nazioni Unite si concentrano più sulla risposta alle preferenze dei donatori (occidentali) che sull’affrontare le esigenze che arrivano dal campo. In tutto il sistema delle Nazioni Unite, la complessità delle strutture di finanziamento – con budget separati e una moltitudine di fondi fiduciari – riflette logiche geopolitiche e burocratiche, ma mina l’efficace funzionamento degli organismi delle Nazioni Unite stessi, dal momento che gli Stati membri possono facilmente dare priorità ai propri interessi e trascurare le proprie responsabilità altrove. Infine, questa base di finanziamento distorta riflette non solo una distribuzione internazionale profondamente ineguale delle risorse, ma anche l’emarginazione degli Stati membri dei paesi in via di sviluppo nei processi dell’organizzazione.

Solo due paesi – gli Stati Uniti (22%) e la Cina (15%) – attualmente contribuiscono per più del 10% al bilancio regolare delle Nazioni Unite. Nel ciclo 2022-2024, 16 paesi hanno contribuito tra l’1 e il 10%, mentre 175 Stati membri hanno contribuito meno dell’1%. Di questi ultimi, a 29 Stati è stato assegnato il tasso minimo di contribuzione (ovvero la soglia minima) pari allo 0,001% del bilancio regolare, che ammonta a 31.509 dollari ciascuno. Negli ultimi dieci anni, la crescita delle risorse stanziate nel sistema di sviluppo delle Nazioni Unite è stata guidata anche da un drammatico aumento dell’assistenza umanitaria. Gli aiuti umanitari tendono ad assumere la forma di contributi stanziati, poiché i donatori desiderano indirizzare i propri finanziamenti a crisi specifiche.

Lo studio evidenzia possibili strade per la riforma del meccanismo di finanziamento, che vanno da una revisione della formula e l’uso dei contributi obbligatori alla regolamentazione dei finanziamenti derivanti da tasse, prelievi e donazioni come fonti di reddito delle Nazioni Unite al di fuori dei contributi degli Stati membri.

Tuttavia, le prospettive per l’attuazione di queste proposte di riforma sembrano desolanti, probabilmente ora più che mai. La geo-politicizzazione dei processi negoziali delle Nazioni Unite è aumentata in modo significativo negli ultimi tre anni, dalle conseguenze della pandemia di Covid-19 alla guerra su vasta scala della Russia contro l’Ucraina e alle attuali ostilità tra Israele e Hamas.

Ma le questioni finanziarie sono e saranno una dimensione centrale del modo in cui le entità delle Nazioni Unite e gli Stati membri (ri)negozieranno i contorni della cooperazione multilaterale. Pertanto, una migliore comprensione dello status quo e delle sfide poste dal finanziamento delle Nazioni Unite restano uno degli strumenti per un impegno critico, ma costruttivo, con il futuro del multilateralismo.

Scarica il rapporto completo


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