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Social Business as usual? Cosa rende social il business

La parola è trendy e anche nel settore della cooperazione internazionale è ormai sulla bocca di tutti. Di quelli che pensano più al “Social” ma che hanno capito che senza Business c’è il rischio di chiudere i battenti e di quelli che pensano più al “Business” e hanno capito che con il Social si possono aprire nuovi mercati. Alle conferenze molti annuiscono e ne sottolineano l’innovazione tanto che il Social Business è anche Social Innovation e il ministro Poletti vorrebbe inserirne il concetto nel testo di riforma della legge 49. Per non farvi trovare impreparati e poter annuire

consapevolmente vi sottoponiamo un vocabolario minimo del Social Business.

 

Social Enterprise (Impresa Sociale)
E’ un’impresa non profit, ovvero il profitto deve essere reinvestito negli obiettivi sociali della società, non può essere distribuito ai proprietari o azionisti. Inoltre l’Impresa Sociale deve avere un’utilità sociale diretta a realizzare finalità d’interesse generale; in questo non è dissimile da un ente benefico o assistenziale. A livello internazionale esistono diversi tipi di regolamentazione delle Imprese Sociali che normalmente ne limitano i settori di intervento. In Italia è disciplinata, attualmente, dal D.Lgs. 155/06. Possono acquisire la qualifica di Impresa Sociale: associazioni riconosciute e non, fondazioni, comitati, società (di persone e di capitali), cooperative e consorzi. I settori di attività in cui possono operare le imprese sociali sono definite all’articolo 2 del d.lgs.155/2006: assistenza sociale, assistenza sanitaria e socio sanitaria, educazione, istruzione, tutela ambientale, tutela dei beni culturali, formazione universitaria, formazione extrascolastica, turismo sociale, servizi strumentali alle imprese sociali resi da enti composti in misura superiore al 70% da organizzazioni che esercitano un’impresa sociale.

 

Social business (Business Sociale)
E’ un’impresa che cerca di risolvere qualche tipo di problema sociale attraverso la produzione e la vendita di beni o servizi che ne permettano la sostenibilità economica. Il social business, a differenza dell’Impresa Sociale, è orientato al profitto e può agire in qualsiasi settore. Secondo diverse definizioni a livello internazionale (soprattutto nel mondo anglosassone) si tratta d’imprese a tutti gli effetti ma con un profilo sociale che possono anche essere quotate in borsa.
Nella definizione data dal suo più famoso ideologo, Muhammad Yunus, un’impresa di Social Business potrà operare in tutti i settori del libero mercato dei beni e servizi, come una normale impresa tradizionale, ma con il solo scopo di conseguire il benessere della collettività e non dell’imprenditore, il quale non avrà diritto agli utili, ma potrà recuperare, soltanto, il capitale investito. I proventi resteranno all’interno dell’azienda per essere reinvestiti o in ricerca e sviluppo, o per diminuire i costi dei beni e dei servizi finali prodotti, o per procedere a nuove assunzioni.

 

Organizzazione Non Governativa
Un ONG (Organizzazione Non Governativa) è diversa da una impresa sociale nonostante possa avere fini simili o uguali. Le ONG però costituiscono il loro capitale da investire attraverso donazioni e sovvenzioni mentre le imprese sociali lo fanno attraverso la vendita di prodotti e servizi. Questo concetto torna anche nella definizione di Yunus “An NGO is a voluntary, non-profit organization that operates, contributes to, or participates in, various projects on education, training or other humanitarian, progressive, or watchdog activities. They usually collect donations for running programs for disadvantaged or distressed people. The difference is that NGOs operate on donations, whereas a social business is a self-sustaining business.”

 

Tutto chiaro? Se così non fosse ci può aiutare questo schema predisposto da una Università canadese.

Al di là delle definizioni, che comunque dipendono dagli strumenti normativi di ogni paese, il vero problema è identificare univocamente cosa rende social un business, soprattutto quando parliamo di contesti del sud del mondo dove le legislazioni in materia sono ancora poco avanzate. La definizione restrittiva di Yunus riguarda sia la mission dell’impresa che il suo sistema di ridistribuzione dei guadagni che vieterebbe un profitto diretto per l’imprenditore e/o gli azionisti.

 

Più ampia sembra essere per esempio la definizione di Opes Impact Fund, importante esperimento italiano d’investimento nel social business. E’ definita Impresa Sociale un’organizzazione che applica strategie commerciali per massimizzare miglioramenti nel benessere sociale e ambientale, piuttosto che massimizzare unicamente i profitti per gli azionisti dell’impresa stessa.
A leggere sul web altri articoli di opinionisti social vi accorgerete che il concetto di Social Business è ancora più elastico, per qualcuno anche la COOP, Eataly e Body Shop sono configurabili come Social Business!

 

E’ sicuro come oggi sia rilevante la mancanza di leggi specifiche, regolamenti, formazione dedicata, know-how condiviso e competenze specifiche in materia, insomma tutto ciò che lo stesso Yunus definisce “un’infrastruttura globale per il social business” che possa attirare le risorse umane ed economiche in questa nuova visione di capitalismo.

 


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