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L’Italia si classifica al 14° posto del “Commitment to Development Index 2017”

Aiuto internazionale e tecnologia. Sono questi i due settori in cui l’Italia occupa le posizioni più basse nel Commitment to Development Index 2017 (CDI), il report che analizza lo sforzo dei 27 Paesi più ricchi del mondo nel contesto della cooperazione internazionale prendendo in considerazione copre sette aree politiche distinte: Aiuti, Finanza, Tecnologia, Ambiente, Commercio, Sicurezza, Migrazioni. Nel complesso, rispetto ai dati dell’anno scorso, il nostro paese ha risalito la china scalando due posizioni, passando dal sedicesimo al quattordicesimo posto.

 

Per assegnare i punteggi ai diversi Paesi il CGD (Centre for Global Development) ha analizzato migliaia di dati utilizzando oltre un centinaio di indicatori per misurare ogni componente e trovare una classifica generale. I Paesi vengono valutati come virtuosi se hanno una buona predisposizione per aiuti di qualità, trasparenza finanziaria, politiche di migrazione aperte ed efficaci che promuovono l’integrazione. Inoltre, guadagnano punteggio le nazioni che valorizzano i beni pubblici globali sostenendo la ricerca e lo sviluppo tecnologico, che tutelano l’ambiente e che contribuiscono alla sicurezza globale, favorendo la pace e vietando la vendita di armi alle nazioni povere e non democratiche.
Come gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile, il CDI riconosce che il progresso dello sviluppo è olistico. Ma mentre gli SDG si concentrano sui risultati e su tutte le nazioni, il CDI sottolinea come le politiche dei paesi più ricchi possono fare una grande differenza.

 

Di seguito la tabella riassuntiva dell’indice 2017 che classifica i paesi sulla base delle sette categorie analizzate

Dopo la Danimarca al primo posto come punteggio totale seguono gli altri Paesi scandinavi. La Svezia dimostra essere la nazione che dà il maggior sostegno per il clima globale e la biodiversità, classificandosi per prima per l’attenzione all’ambiente. La Finlandia è al top in finanza. La Germania si colloca al quinto posto dell’Indice del 2017, soprattutto grazie alle politiche in materia di migrazione che ha visto aprire le porte del paese a un gran numero di rifugiati. Ha inoltre migliorato tecnologia, commercio, ambiente e l’aiuto, rispettando l’impegno internazionale dello 0,7 per cento del reddito nazionale sull’assistenza allo sviluppo all’estero. Si colloca invece più in basso rispetto a finanza e sicurezza.

 

La Francia continua a mantenere la sua posizione al centro del G7, classificata al di sopra della media, in termini di sicurezza, tecnologia, commercio, finanza e ambiente. La Francia potrebbe migliorare gli ostacoli al commercio dei servizi, integrando i migranti e sviluppandosi sui progressi compiuti per aumentare lo 0,38% del reddito nazionale che spende per gli aiuti all’estero.

Il Regno Unito è al settimo posto insieme all’Olanda, esibendosi più forte sugli aiuti e sul commercio, ma al di sotto della media in materia di tecnologia e migrazione. Nonostante abbia una quota elevata di studenti provenienti dai paesi emergenti, il Regno Unito potrebbe migliorare aumentando l’accoglienza di richiedenti asilo e di rifugiati.
Gli Stati Uniti invece si collocano al 23° posto su 27: sono infatti superati da tutti i Paesi dell’Europa centrale (Ungheria, Repubblica Ceca, Repubblica Slovacca e Polonia), il cui reddito pro capite, però, è inferiore alla metà di quello degli Stati Uniti. Le migliori prestazioni USA riguardano il commercio e la sicurezza.
Corea del Sud e Giappone sono posizionati agli ultimi posti dell’Indice: i punteggi della Corea del Sud su ambiente e sicurezza sono i più bassi nel CDI, mentre il Giappone è in fondo per sicurezza, migrazione, ambiente e commercio. Entrambi i paesi, però, hanno un ottimo punteggio sulla componente tecnologica, con la prima posizione della Corea del Sud e il quinto posto del Giappone.

 

I dati sull’Aiuto
Sebbene solo pochissimi Paesi rispondano all’obiettivo fissato a livello internazionale di spendere lo 0,7% del reddito nazionale lordo sugli aiuti, questa voce è ancora un’importante fonte di finanziamento per alcuni dei paesi più poveri al mondo. Oltre alla quantità dell’aiuto, il CDI valuta la qualità degli aiuti misurata con la valutazione più recente della Qualità dell’Official Development Assistance (QuODA), che esamina l’assistenza allo sviluppo da parte di ciascun donatore su 31 indicatori basandosi sui principi di efficacia ed efficienza dell’impatto sullo sviluppo, favorendo le istituzioni, riducendo gli oneri sui destinatari e promuovendo la trasparenza.
Il primo posto della Danimarca è una combinazione di generosità (fornisce 0,75 per cento del reddito nazionale, sebbene meno degli anni precedenti) ed efficacia del suo aiuto. In termini di quantità, la Norvegia e il Lussemburgo sono molto generosi (rispettivamente 1,11 e 1 per cento del PIL) e la Spagna ha raddoppiato i contributi di aiuto arrivando ad uno 0,33% del PIL. La Corea del Sud (0,14 per cento) e la Repubblica slovacca (0,12%) hanno una scarsa performance, insieme agli Stati Uniti, il più grande donatore in termini assoluti, che spende però solo lo 0,18% del reddito nazionale in aiuti.

 

Ambiente e Migrazioni
La Svezia è il leader del CDI sulle politiche ambientali, seguita dalla Repubblica Slovacca. Le emissioni di gas a effetto serra della Svezia sono le più basse di questi ultimi anni. La Repubblica slovacca è al secondo posto a causa delle sue elevate tasse sulla benzina. Canada e Nuova Zelanda sono premiati per le basse importazioni di legname tropicale. Quest’anno il Belgio ha migliorato significativamente il suo punteggio facendo progressi sui trattati relativi alla biodiversità e alle importazioni di legname. La Corea del Sud è all’ultimo posto a causa del limitato impegno verso gli obblighi dei trattati sulla biodiversità e delle sue elevate importazioni di legname tropicale. Anche Giappone e Australia importano molto legname tropicale e hanno anche un ritardo sulla componente ambientale. L’Australia produce una grande quantità di emissioni di gas a effetto serra.

 

Sul fronte migrazioni l’Indice premia i paesi che accolgono i migranti e gli studenti dei paesi in via di sviluppo, accettando rifugiati e richiedenti asilo, abbracciando politiche di integrazione favorevoli ai migranti e sottoscrivendo importanti convenzioni internazionali che proteggano i diritti dei migranti. La Germania ha il primo posto in materia di migrazione, soprattutto per aver accolto un gran numero di migranti, richiedenti asilo e rifugiati. La Svezia e la Nuova Zelanda sono al secondo e al terzo posto. La Svezia accoglie da sempre una quota elevata di rifugiati, la Nuova Zelanda accoglie molti studenti stranieri, ed entrambi offrono buone politiche di integrazione. Corea del Sud e Grecia hanno migliorato le loro prestazioni rispetto allo scorso anno. Il Lussemburgo ha il più alto tasso di accettazione dei migranti (ponderati dalla povertà del paese di origine dei migranti). La Repubblica slovacca si colloca in fondo al tema migratorio. Anche la Polonia e il Giappone si collocano male a causa del loro basso tasso di accettazione degli immigrati e del loro scarso punteggio sulle loro politiche di integrazione.

 

Focus sull’Italia
L’Italia si posiziona al 14° posto su 27 con un punteggio totale di 5.01, ha un buon punteggio nel settore finanza e ambiente. Per quanto riguarda l’aiuto (19/27), nel 2016 l’Italia diede lo 0.26% del PIL agli aiuti allo sviluppo (percentuale molto inferiore all’accordo internazionale dello 0.7% e sotto la media calcolata insieme agli altri Paesi). Secondo CGD la qualità dell’aiuto del nostro paese potrebbe essere migliorata aumentando la trasparenza nella trasmissione dei dati e riducendo il debito dei Paesi riceventi.

Nella componente finanziaria l’Italia arriva al quarto posto, con un punteggio di 5.50. Seria nel rispetto delle convenzioni riguardanti gli investimenti internazionali, potrebbe supportare maggiormente l’implementazione degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile stipulando accordi bilaterali con i diversi partner negli investimenti. In termini di trasparenza siamo sulla buona strada essendo attive solo poche leggi riguardanti leggi sulla segretezza, ma potrebbe migliorare le politiche riguardanti i vari registri. Potrebbe anche aumentare i flussi ufficiali verso i Paesi emergenti.

In ambito tecnologico, invece, scendiamo a 22/27, con un punteggio di 4.27. Nel 2016, infatti, il governo indirizzò solo lo 0.51% del PIL alla ricerca e allo sviluppo, nonostante l’Italia fosse stata premiata per le sue politiche che incentivavano ricerca e attività di sviluppo. Il nostro Paese, inoltre, ha molte più politiche stringenti sui diritti di proprietà rispetto ad altre nazioni.

Per quanto concerne l’ambiente, abbiamo qualche speranza in più: al 7° posto con un punteggio di 5.34, l’Italia è attiva negli accordi internazionali riguardanti il cambiamento climatico e la protezione della biodiversità. E’ stata premiata per aver aumentato le tasse sulla benzina e ridotto la produzione di combustibili fossili ed emissioni di gas a effetto serra pro capite.

Commercio: 13/27, l’Italia ha basse sovvenzioni agricole ma, allo stesso tempo, ha alcune restrizioni al commercio in servizio. I suoi ostacoli alle importazioni sono particolarmente evidenti per quanto riguarda l’importazione di beni, tra i più lunghi di tutti i paesi raggruppati nella lista dell’Indice. Il basso numero di documenti richiesti, tuttavia, mostra miglioramenti.

Per la sicurezza, l’Italia si posiziona a metà della classifica (14/27 con un punteggio di 4.90). Nonostante l’Italia faccia parte di tutti gli accordi inerenti la sicurezza presi tra gli stati più ricchi, i suoi contributi e gli sforzi al mantenimento della pace a livello internazionale sono decisamente sotto la media. Il dato è peggiorato dall’esportazione e dalla vendita di armi nei Paesi più poveri e dove sono al potere governi dittatoriali.

Nella componente migrazioni, l’Italia è di poco sopra la media al 12° posto, con un punteggio di 5.13. premiata per aver segnato tutte le tre convenzioni internazionali sulle migrazioni. Potrebbe migliorare le politiche di integrazione sulle migrazioni e accogliere più migranti dalle nazioni più povere.

 


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