Come può il settore privato profit contribuire a realizzare l’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile a livello globale? Negli ultimi anni abbiamo visto il mondo business mettere in campo diverse iniziative volontarie che contribuiscono allo sviluppo sostenibile ma l’agenda concordata a livello internazionale ormai due anni fa richiede che governi e imprese intraprendano una vera e propria transizione verso un sistema che offra alle persone in tutto il mondo una vita dignitosa e rispetti il nostro pianeta. Questa aspettativa è sottolineata anche nel recente Consenso Europeo per lo sviluppo nel quale si evidenzia come il settore privato profit, dalle piccole aziende alle multinazionali, possa contribuire rendendo più sostenibili le catene produttive, investendo in energie e tecnologie pulite, aprendo al commercio equo e solidale delle materie prime.
Le organizzazioni della società civile europea riunite nella confederazione Concord hanno raccolto criticità e potenzialità di questa strada ormai intrapresa mettendo in evidenza quello che l’Unione europea (UE) e i suoi Stati membri dovrebbero fare per creare un ambiente favorevole all’impegno del settore privato nell’attuazione dell’Agenda 2030. Le dieci principali raccomandazioni sono racchiuse in un documento recentemente presentato a Brussels dal titolo “10 point roadmap for Europe on the role of the private sector in development” che tocca diverse aree politiche interconnesse: sviluppo, commercio e investimenti, fiscalità, regolamentazione finanziaria, concorrenza e giustizia.
Una roadmap di dieci punti che devono essere presi seriamente in considerazione e che richiederanno un’azione concertata se davvero l’Unione europea vuole fare la sua parte entro il 2030.
1. Abbandonare l’approccio “one-size fits all” applicato al settore privato nello sviluppo e concentrarsi su micro, piccole e medie imprese (MSME) e imprese dell’economia sociale
2. Adottare meccanismi per evitare eccessive influenze delle imprese nei processi decisionali, tra i quali: registri obbligatori per lobbisti e regolamenti etici più forti
3. Allineare il sistema finanziario con le agende sociali e ambientali, integrandole nei quadri politici e normativi della finanza pubblica e privata
4. Garantire la fornitura pubblica dei servizi essenziali e riconoscere che la finanza privata non può sostituire gli investimenti pubblici
5. Garantire che le aziende paghino la loro parte equa di imposte nei paesi in cui operano creando una maggiore trasparenza e sistemi di reporting migliorati
6. Garantire che le norme sulla sostenibilità dei trattati sugli investimenti siano attuabili come le disposizioni che proteggono gli investitori
7. Garantire che le imprese commerciali che operano al di fuori dell’UE rispettino i diritti umani e l’ambiente e contribuiscano allo sviluppo sostenibile
8. Riformare la legislazione comunitaria in materia di concorrenza e stabilire linee guida per consentire iniziative che aumentino la sostenibilità senza violare il diritto comunitario in materia di concorrenza
9. Garantire il rispetto dei principi di efficacia dello sviluppo in consultazione con le comunità locali e le organizzazioni della società civile; integrare questi principi nei processi e negli approcci delle istituzioni finanziarie per lo sviluppo
10. Garantire la trasparenza e l’accountability quando i finanziamenti pubblici vengono utilizzati per sostenere gli investimenti privati nei paesi in via di sviluppo
Il paper di Concord riporta anche una serie di interessanti esperienze concrete messe in pratica attraverso la collaborazione tra settore privato profit, organizzazioni internazionali ed enti non profit. Esempi virtuosi già realizzati in diversi paesi su ognuno dei 10 punti della roadmap.