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Dalla società civile un decalogo per tenere in piedi la cooperazione italiana ai tempi del Coronavirus

Sono passate ormai più di tre settimane dalla riunione del tavolo tecnico sull’emergenza Covid-19 costituito tra AICS e rappresentanze degli attori della cooperazione internazionale alla luce della quale l’Agenzia ha reso note le prime misure per rispondere alle problematiche gestionali dei progetti co-finanziati dalla cooperazione italiana. Nel frattempo con il passare dei giorni emergono sempre più forti una serie di elementi che già a quel tavolo sono state sottoposte, questioni che hanno a che fare con la sostenibilità economica e finanziaria dei progetti presenti e futuri e più in generale di tutte le organizzazioni che quei progetti li portano avanti giorno per giorno.

Preoccupazioni che hanno dato luogo nei giorni scorsi a numerose proposte concrete messe in campo dalle reti di rappresentanza delle ONG (AOI, Cini e Link), da singole organizzazioni e da autorevoli colleghi attraverso diversi comunicati, post e articoli. Vale la pena di fare il punto di queste proposte anche per fornire un utile promemoria a chi dovrà discutere nel merito le prossime misure da prendere sui diversi fronti.

Sui progetti in corso

  • Consentire varianti onerose giustificate su specifiche voci di budget dei progetti in modo da poter inserire costi che si sono resi necessari e che non erano preventivati nel budget originario.
  • Considerare ammissibili una serie di spese straordinarie legate direttamente alla pandemia (dispositivi, misure sicurezza, smart working, ecc) e aumentare la percentuale di variazione ammissibile tra le voci di budget per dare più flessibilità alle organizzazioni durante l’implementazione in questa fase.
  • Consentire la rendicontazione anticipata al raggiungimento del 50 % delle spese sostenute (anziché il 70%) in modo da garantire liquidità disponibile per i soggetti esecutori.
  • Incrementare il contributo a tutte le iniziative già approvate. Una proposta che si estenderebbe a tutte le iniziative già approvate in Italia e all’estero viene suggerita da Nino Sergi – presidente emerito di Intersos e policy advisor di Link 2007​ – che propone all’AICS di autorizzare variazioni non onerose fino al 40% tra le voci di spesa e incrementare fino al 30% i contributi alle iniziative già approvate per garantire le attività di informazione e contenimento della diffusione del virus, la protezione sanitaria del personale, l’aumento dei costi stipendiali, previdenziali e assicurativi relativi allo staff coinvolto nei progetti.

A sostegno delle organizzazioni

  • Eliminare la quota di co-finanziamento prevista nei progetti da parte dei soggetti esecutori attraverso un aumento della quota di finanziamento da parte di AICS e/o permettere la sostituzione di tale quota con risorse valorizzate o in natura.
  • Costituire un fondo rotativo che possa assicurare credito alle OSC. Si tratta di una richiesta che arriva da più voci nelle ultime settimane. A formalizzarla in un post pubblicato la scorsa settimana è Giampaolo Silvestri, Segretario generale di Fondazione AVSI. Per favorire la liquidità del sistema un ruolo importante potrebbe essere giocato dalla Cassa Depositi e Prestiti che potrebbe utilizzare una parte del fondo rotativo per anticipare – tramite prestiti – risorse alle ONG, sulla base dei progetti in essere a condizioni molto vantaggiose con piani di rientro molto lunghi; oppure potrebbe fornire garanzie alle banche che a sua volta possono anticipare i fondi alle ONG.
  • Cofinanziamento ONG a progetti finanziati dalla UE. A proporlo è Gloria Zavatta – presidente di Cesvi – che chiede all’AICS di entrare sostanzialmente come partner delle ONG nei progetti europei già in corso per coprire il cofinanziamento residuo.

I progetti che verranno
Sono poche invece le proposte su come lavorare ai progetti che verranno. Le proroghe messe in campo per le scadenze dei bandi aperti (enti locali e settore privato) possono essere una misura efficace in tempi di lockdown ma non si può pensare di procrastinare sine die l’uscita di bandi importanti come quelli per le iniziative proposte dalle organizzazioni delle società civile.

La pandemia sta mettendo a dura prova i paesi più ricchi e strutturati del mondo, non è difficile immaginare quanto la situazione possa complicarsi nei paesi più fragili con sistemi sanitari più deboli, in concomitanza con l’elevata densità di popolazione che aggrava i tassi di infezione, l’impossibilità di auto-isolarsi nelle periferie sovraffollate, la mancanza di acqua corrente per lavarsi, la carenza di diagnostica, il numero insufficiente di operatori sanitari e la limitata capacità dei governi di imporre il tipo di misure con cui molti di noi stanno vivendo per bloccare il contagio.

Occorre quindi un’elaborazione progettuale tempestiva che ci consenta di poter essere sul campo con i nuovi progetti nell’arco di massimo sei mesi, quando auspicabilmente la fase sanitaria della pandemia sarà superata in molti paesi e rimarranno da curare le conseguenze economiche e sociali della pandemia. Sul fronte dei prossimi bandi abbiamo noi di Info Cooperazione una proposta specifica.

C’è necessità di far uscire nei tempi più brevi possibili l’edizione 2020 dei bandi per i progetti delle OSC all’estero e di Educazione alla Cittadinanza Globale. L’ideale sarebbe avere un’edizione dei bandi “personalizzata Covid19”, come peraltro alcuni donatori stanno già facendo in giro per il mondo a partire dalla UE che ha recentemente stravolto il bando LIFE per facilitare la partecipazione delle organizzazioni attraverso procedure dedicate e modulistica semplificata. Un aiuto concreto che potrebbe mettere le organizzazioni nelle condizioni di progettare efficacemente anche in questo periodo di difficoltà in cui è sicuramente più difficile muoversi sia in loco che in Italia.

I punti all’ordine del giorno sono davvero tanti e non è un caso che le reti di rappresentanza abbiano già sollecitato da ormai due settimane la convocazione di una nuova riunione del tavolo emergenza Covid-19. Da qui dovranno partire le proposte condivise che in molti casi necessiteranno di ulteriori passaggi di approvazione come quello del Comitato Congiunto fino ad arrivare al livello più politico di Governo e Parlamento.


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