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Si può fare raccolta fondi nel mondo della cooperazione senza utilizzare immagini di minori?

Non è certo la prima volta che il tema torna alla ribalta tra gli operatori del settore soprattutto tra quelli che si occupano di raccogliere fondi dal mondo dei donatori privati. Tra i fundraisers le scuole di pensiero sono diverse e non sono mancate negli anni le occasioni di dibattito che hanno portato a riflessioni importanti sull’utilizzo delle immagini nelle attività di comunicazione e raccolta fondi delle ONG e di tutti gli enti attivi nel mondo della solidarietà internazionale e dell’aiuto umanitario.

Noi stessi abbiamo veicolato questo dibattito sulle pagine del sito proponendo anche linee guida e materiali elaborati da organizzazioni italiane ed europee che hanno pensato di regolamentare l’uso delle immagini soprattutto quando si ha a che fare con i minori. Un dibattito che alcuni anni fa si è concretizzato nella costituzione di un tavolo nazionale promosso da diverse reti del settore sull’utilizzo delle immagini nelle campagne di comunicazione e raccolta fondi, che ha portato all’adesione di AOI e Link2007 all’Istituto di Autodisciplina della Pubblicità (IAP).

Una novità importante, che potrà ulteriormente contribuire al dibattito, arriva poche settimane fa dal Regno Unito, dove un importante charity che si occupa storicamente di infanzia ha lanciato la campagna OverExposed, un invito all’azione per innalzare gli standard e riformulare il modo di in cui il settore utilizza le immagini e le storie dei bambini. Come parte del suo impegno, la charity in questione, Chance for Childhood, ha deciso di smettere di mostrare i volti dei bambini di età inferiore ai 18 anni nelle sue fotografie e nei suoi video e di rimuovere completamente i volti dei bambini da tutte le attività di raccolta fondi.

È questa la sfida che la campagna OverExposed estende a tutte le organizzazioni e a tutti gli operatori che a diverso titolo gestiscono la comunicazione la raccolta fondi affiche si possa generare un cambiamento a livello di settore nel modo in cui le organizzazioni considerano i propri standard editoriali.

Riformulare il nostro pensiero, rimodellare il loro futuro; è questo lo slogan della campagna che vuole porre fine alla presentazione dei bambini come “vittime indifese” utilizzando narrazioni dignitose e immagini che proteggano veramente la loro identità, i loro diritti e i loro desideri. L’organizzazione di impegna a raccogliere, archiviare e utilizzare le immagini di minori, riconoscendo l’importanza fondamentale della loro privacy e proprietà intellettuale, come evidenziato dal Comitato delle Nazioni Unite sui diritti dell’infanzia (UNCRC).

A Chance for Childhood sono convinti che questa scelta non inciderà negativamente sui risultati della raccolta fondi. Nel periodo precedente al lancio della campagna sono stati sentiti tutti gli stakeholder, donatori compresi, e la maggior parte hanno incoraggiato l’organizzazione ad andare avanti con questa scelta. I flussi delle entrate da raccolta fondi verranno comunque monitorati da vicino ogni mese per vedere se questo cambiamento avrà un impatto, ma l’organizzazione ritiene di aver preso adeguate misure per ridurre al massimo questo rischio.


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