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Cinque grandi INGOs siglano un patto su localizzazione e “power shift”

Potrebbe sembrare a prima vista un’operazione di maquillage quella lanciata la scorsa settimana da cinque delle più grandi INGOs attive ne mondo della cooperazione e dell’aiuto umanitario, sul fronte della localizzazione e spostamento del potere nel sud del mondo. Si tratta dell’iniziativa Pledge for Change sottoscritta in prima battuta da CARE International, Christian Aid, Plan International, Save the Children International e Oxfam International, un accordo che delinea una serie di impegni di vasta portata per creare partenariati più stretti con le organizzazioni locali e nazionali nel tentativo di trasferire più potere e più risorse nei luoghi più colpiti dalle crisi e dalla povertà.

Andando oltre lo scetticismo di fondo, gli impegni sottoscritti da queste organizzazioni sembrano essere strutturati e significativi. Si concentrano su tre aree principali: partnership eque, ad esempio, implementando direttamente solo quando non c’è abbastanza capacità nazionale o locale per soddisfare i bisogni; narrazione autentica: allontanarsi dalla narrazione associata allo “sguardo bianco” e porre fine al linguaggio che ritrae i beneficiari degli aiuti come vittime indifese; influenzare un cambiamento più ampio nell’intero ecosistema degli aiuti basato sui principi di solidarietà, umiltà, autodeterminazione e uguaglianza.

Questa iniziativa è il risultato di uno lavoro biennale realizzato sotto la guida del Center for Humanitarian Leadership e in collaborazione con l’organizzazione keniota Adeso che ha messo a confronto leadership di INGOs e organizzazioni locali a dibattere su questioni specifiche legate alla decolonizzazione dell’aiuto, riconoscendo che molte delle disuguaglianze del sistema risalgono proprio all’era coloniale.

Il documento riconosce anche che le grandi organizzazioni internazionali in competizione per fondi, strutture e talenti hanno indebolito involontariamente la società civile nei paesi in cui operano e propone per il futuro di destinare più risorse per aiutare le organizzazioni locali e nazionali a crescere e prendere l’iniziativa.

Il Pledge for Change si impegna anche per una narrazione autentica che smetta di rafforzare gli stereotipi dannosi legati alla povertà e allo stato di deprivazione dei beneficiari dell’aiuto.

Gli amministratori delegati delle INGOs firmatarie si impegnano a fare pressioni internamente ed esternamente alle loro organizzazioni per l’attuazione di questi orientamenti in tutto il settore, monitorando i progressi e impegnandosi a riferirne pubblicamente nei prossimi otto anni.

Visualizza il documento di Pledge 4 Change


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  1. Trovo molto interessante, e da studiare, il fatto che nella cultura anglosassone si celebri in grande stile l’aver raggiunto la consapevolezza di considerazioni che nella cultura mediterranea costituiscono la base della convivenza civile.
    Davvero qualcuno per 60 anni può aver pensato che fare cooperazione potesse realizzarsi trasferendo il modello di management delle imprese transnazionali nell’ambito dello sviluppo umano? E che il processo di sviluppo possa realizzarsi efficacemente solo se guidato dalle persone direttamente interessate è una scoperta del XXI secolo?
    Rimane un caso di studio.

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