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Dalle ONG azioni legali di autotutela per difendere la reputazione del settore

“D’ora in avanti agiremo in sede legale contro chi ci attacca in maniera ingiustificata e usando terminologie accusatorie irresponsabili”. Lo spiega la portavoce dell’Associazione delle Organizzazioni Italiane di Cooperazione e Solidarietà Internazionale (AOI) Silvia Stilli all’indomani dell’approvazione del nuovo decreto che istituisce un apposito codice di condotta con multe e confische per chi non rispetta le nuove regole sui salvataggi in mare. E’ questa la decisione maturata all’interno dell’ultima assemblea di AOI che prevede che le ONG intraprendano eventuali azioni legali di autotutela rivolte alle testate giornalistiche (dalla carta stampata alla diffusione online, radiofonica e televisiva) che in questo periodo hanno attaccato in maniera ingiustificata e usando terminologie accusatorie irresponsabili il mondo delle Ong o hanno espresso pubblicamente giudizi pesanti sul loro operato, peraltro non supportati da prove testimoniali e fonti certe. 

“Se pure la nostra solitudine ci rende oggi soggetti più vulnerabili – spiega Stilli – sono convinta dell’autorevolezza dell’unitarietà nell’azione che abbiamo scelto e nella quale ripongo speranze di crescita nella coesione e nel rafforzamento reciproco. L’opinione pubblica è fatta di cittadine e cittadini che sono in grado di capire le ragioni del fare bene il bene: occorre saperle comunicare, agire sempre in totale trasparenza, ma anche difendere queste ragioni per garantire un futuro all’umanità”.

Non mancano invece le accuse e i colpi bassi provenienti principalmente dalla stampa che anche dopo l’approvazione del decreto continuano la campagna denigratoria contro le ONG mescolando in modo strumentale la questione salvataggi nel Mediterraneo con il caso del Qatar-Gate.

Una norma, quella approvata dal Consiglio dei ministri, che a detta delle organizzazioni mette in pericolo l’agire umanitario. Il nuovo codice di condotta contiene in particolare una misura relativa alla regolamentazione temporale delle regole del soccorso che obbligherebbe le navi umanitarie a portare immediatamente a terra i naufraghi, riducendo di fatto le possibilità di fare ulteriori salvataggi dopo il primo soccorso e rendendo impossibile intervenire tempestivamente in caso di segnalazioni di altre imbarcazioni in pericolo fino all’indicazione di fare richiesta d’asilo nel Paese di cui la nave batte bandiera. Eppure le linee guida dell’Organizzazione Internazionale Marittima (IMO) vanno in direzione opposta, qualsiasi attività al di fuori della ricerca e salvataggio deve essere infatti gestita sulla terra ferma dalle autorità competenti e non dallo staff delle navi umanitarie. Se le ONG violassero le regole del codice la nave sarà sottoposta ad una sanzione amministrativa del pagamento di una multa fino a 50mila euro, la responsabilità solidale si estenderà all’armatore e al proprietario della nave.

“Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha riconosciuto il valore sociale alle ONG, ricordandolo in vari interventi pubblici, anche di recente – conclude la portavoce di AOI – perciò spero che nella lettura del codice di condotta del SAR possa rilevare le contraddizioni e i pericoli per l’agire umanitario”.


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