Negli ultimi 12 mesi, diversi paesi europei hanno ridotto in modo significativo i loro stanziamenti per la cooperazione internazionale. Questo fenomeno è fortemente influenzato dall’ascesa di governi di destra patriotica e populisti in diversi paesi europei, che hanno ridefinito le priorità politiche nazionali spostando l’attenzione su sicurezza, difesa e gestione della migrazione a discapito della cooperazione internazionale. Inoltre, la narrazione promossa da figure come Donald Trump ed Elon Musk, e le ultime misure shock attuate dall’amministrazione americana, ha contribuito a legittimare una visione transazionale, dove gli aiuti esteri vengono percepiti come una merce di scambio piuttosto che come una responsabilità globale.
Le motivazioni dei tagli variano: dalla necessità di riequilibrare i bilanci nazionali, alle pressioni politiche interne, fino a strategie che privilegiano un approccio più nazionalista alla gestione degli aiuti allo sviluppo. Di seguito, vi proponiamo una carrellata della situazione nei principali paesi europei, ne emerge un quadro preoccupante destinato ad avere ripercussioni anche sull’aiuto dell’Unione Europea.
Paesi Bassi: cooperazione al servizio degli interessi nazionali
L’annuncio più recente in ordine di tempo è quello dell’Olanda che dimostra l’alto potenziale di contagio della narrazione di Trump. Il governo olandese ha annunciato alcuni giorni fa un taglio di 2,4 miliardi di euro agli aiuti allo sviluppo, destinando i fondi rimanenti solo a programmi che contribuiscano direttamente agli interessi nazionali. Verranno interrotti i finanziamenti per i diritti delle donne, l’uguaglianza di genere, la formazione professionale, lo sport, la cultura e i finanziamenti per il clima. Anche la cooperazione multilaterale e il sostegno a UNICEF subiranno forti riduzioni. I fondi verranno concentrati su commercio, sicurezza e gestione della migrazione.
Belgio: una riduzione del 25% nel prossimo ciclo legislativo
Anche il Belgio ha deciso di ridurre di un quarto il budget destinato alla cooperazione, che attualmente ammonta a 1,2 miliardi di euro annui. L’agenzia Enabel, che gestisce gran parte degli aiuti bilaterali, rischia di subire pesanti tagli. Questa decisione ha scatenato dure critiche, con molti parlamentari che accusano il governo di mettere a rischio vite umane. Inoltre, il Ruanda ha annunciato la sospensione della cooperazione con il Belgio, in risposta alla posizione di Bruxelles sul conflitto nella Repubblica Democratica del Congo.
Regno Unito: speranze infrante con il nuovo governo
Nonostante le promesse pre-elettorali del primo ministro Keir Starmer di riportare la cooperazione allo 0,7% del RNL, il primo bilancio del governo laburista ha mantenuto l’obiettivo dello 0,5% fino al 2030, con tagli per 700 milioni di sterline all’APS.
Francia: promesse disattese e nuovi tagli
Il presidente Emmanuel Macron aveva inizialmente sostenuto un ambizioso programma di aiuti, promettendo di portare la cooperazione allo sviluppo allo 0,7% del RNL entro il 2025. Tuttavia, a causa di un deficit pubblico in crescita di 3,2 trilioni di euro, la Francia ha annunciato un piano di austerità che include un taglio di 1 miliardo di euro agli aiuti pubblici allo sviluppo. Questo è il terzo taglio in due anni.
Germania: drastici tagli agli aiuti umanitari
Solitamente tra i maggiori donatori globali, la Germania ha deciso di ridurre di 4,8 miliardi di euro il suo budget per la cooperazione. Il Ministero per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico perderà quasi 1 miliardo di euro nel 2025, mentre i fondi per gli aiuti umanitari verranno più che dimezzati. Questa decisione è anche influenzata dalla crescita del partito di estrema destra AfD, fortemente contrario agli aiuti esteri che si appresta a incassare un nuovo successo elettorale, un’influenza che potrebbe aumentare sulle scelte future del governo tedesco.
Svizzera: riduzione di 250 milioni di franchi
Il Consiglio nazionale svizzero ha deciso poche settimane fa di ridurre la cooperazione internazionale di 250 milioni di franchi entro il 2025. La Direzione dello Sviluppo e della Cooperazione (DSC) subirà tagli di 150 milioni nei programmi bilaterali e di 52 milioni nei contributi alle organizzazioni multilaterali.
Paesi nordici: un ripensamento sugli aiuti
Anche Svezia, Norvegia e Finlandia, storicamente tra i maggiori sostenitori della cooperazione, stanno riducendo i loro contributi:
- La Svezia ha abbandonato il suo impegno di destinare l’1% del RNL all’ODA e ha ridotto il budget del 5%.
- La Norvegia, nonostante le entrate record da petrolio e gas, ha deciso di tagliare 460 milioni di dollari dalla cooperazione.
- La Finlandia prevede una riduzione del 25% tra il 2024 e il 2027.
Italia: meno fondi per la cooperazione nonostante il Piano Mattei
Nel nostro paese, nonostante l’enfasi del governo sul Piano Mattei, il budget del Ministero degli Esteri per la cooperazione nel 2025 subirà una riduzione da 1,2 miliardi di euro a poco più di 1 miliardo. Il taglio coinvolge in particolare il MAECI (-115 milioni) e l’Agenzia per la Cooperazione (-32 milioni).
Pochi i segnali in controtendenza, alcuni paesi dell’Europa meridionale, tra cui Grecia, Croazia, Spagna e Portogallo, hanno aumentato il loro impegno, con un incremento del 22% negli aiuti allo sviluppo nel 2022
È chiaro che non si tratta di un trend passeggero. Se a questo quadro desolante sovrapponiamo quanto sta avvenendo negli Stati Uniti e teniamo nello sfondo l’irreversibile delegittimazione delle organizzazioni internazionali, appare evidente che ci troviamo a un punto di svolta che potrebbe mettere in discussione dalle fondamenta l’idea stessa di aiuto allo sviluppo.