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Cosa sta succedendo a USAID?

La sospensione per 90 giorni delle attività di USAID aveva già creato scompiglio e preoccupazione tra gli operatori del mondo della cooperazione e dell’aiuto umanitario. Ma non era che l’antipasto di una rivoluzione che l’amministrazione Trump si appresta a fare nella gestione dell’aiuto allo sviluppo americano. È di ieri la notizia dell’intenzione dell’amministrazione Trump di chiudere la United States Agency for International Development (USAID) e integrarla all’interno del Dipartimento di Stato.

USAID, creata negli anni ’60 per gestire i programmi di aiuto internazionale del governo statunitense, ha da sempre rappresentato una forza trainante i programmi internazionali di sicurezza alimentare, salute globale e il supporto post-conflitto in decine di Paesi al mondo. Tuttavia, con il ritorno di Trump alla Casa Bianca, l’agenzia si trova al centro di una revisione che mira a riallineare le sue attività con gli interessi strategici degli Stati Uniti.

L’amministrazione Trump accusa USAID di essere inefficiente e di non rispondere adeguatamente alle direttive del governo. Per il presidente, molti dei programmi finanziati dall’agenzia non garantiscono benefici diretti agli Stati Uniti, portandolo a definirla, in alcune dichiarazioni, come un “nido di radicali lunatici”. La ristrutturazione proposta prevede la fusione di USAID con il Dipartimento di Stato, in modo da garantire che ogni iniziativa sia strettamente legata agli obiettivi di politica estera americana.

La decisione di Trump riflette la sua visione “America First”, che mette in discussione il valore della spesa internazionale. Secondo questa logica, ogni dollaro investito all’estero dovrebbe rendere gli Stati Uniti più sicuri, più forti e più prosperi. La critica all’agenzia non si è fermata solo ai vertici politici. Elon Musk, incaricato da Trump di identificare tagli alla spesa pubblica attraverso il Dipartimento per l’Efficienza Governativa, ha pubblicamente attaccato USAID definendola “irrecuperabile” e suggerendo che dovrebbe essere chiusa definitivamente. Sebbene non abbia l’autorità per prendere una decisione di questo tipo, il suo ruolo nel processo evidenzia la determinazione dell’amministrazione di ridimensionare l’agenzia.

Le conseguenze di questa ristrutturazione potrebbero essere devastanti per le comunità che dipendono dall’aiuto internazionale. USAID è una delle principali fonti di finanziamento per migliaia di organizzazioni non governative e progetti umanitari in tutto il mondo. Le sue attività spaziano dal supporto ai rifugiati alla lotta contro la malnutrizione, dalla distribuzione di vaccini alla gestione di crisi post-conflitto. Un congelamento delle spese, come quello imposto per 90 giorni da un recente ordine esecutivo, ha già provocato la sospensione di numerosi programmi vitali, lasciando milioni di persone senza accesso a cibo, acqua e assistenza medica.

La possibilità di chiudere o trasformare USAID solleva anche interrogativi sulla posizione degli Stati Uniti come leader nella cooperazione internazionale. Con un budget che supera i 40 miliardi di dollari, l’agenzia rappresenta oltre metà della spesa americana per l’aiuto internazionale. Un suo ridimensionamento potrebbe lasciare spazio ad altre potenze, come la Cina, per rafforzare la propria influenza geopolitica, soprattutto in regioni strategiche come l’Africa e l’Asia.

La questione legale legata alla chiusura dell’agenzia rende la situazione ancora più complessa. USAID è stata istituita dal Congresso attraverso il Foreign Assistance Act del 1961 e un eventuale scioglimento richiederebbe un nuovo intervento legislativo. Anche la proposta di trasformare l’agenzia in una divisione del Dipartimento di Stato, un modello già adottato dal Regno Unito nel 2020 con la fusione del Department for International Development nel Foreign Office, ha sollevato preoccupazioni. Molti esperti ritengono che una simile operazione potrebbe compromettere l’efficacia dell’aiuto internazionale, riducendo la competenza tecnica e la capacità di risposta a crisi globali.

Nonostante le incertezze, una cosa è chiara: il mondo della cooperazione internazionale si trova di fronte a una sfida senza precedenti. Le organizzazioni che collaborano con USAID devono prepararsi a un possibile calo dei finanziamenti e a ripensare le proprie strategie per garantire la sostenibilità dei programmi. Allo stesso tempo, questa situazione pone interrogativi più ampi sul ruolo degli Stati Uniti nella comunità internazionale e sulla capacità del settore umanitario di rispondere alle sfide globali, dai cambiamenti climatici alle crisi umanitarie.

Mentre il destino di USAID rimane incerto, è essenziale monitorare da vicino le decisioni dell’amministrazione Trump e valutare come queste influenzeranno il futuro dell’aiuto internazionale. Solo il tempo dirà se questa ristrutturazione rappresenterà un’opportunità per innovare il sistema di cooperazione o se segnerà un passo indietro per gli sforzi globali verso un mondo più equo e solidale.


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  1. Va detto che era così anche in Italia fino al 2015 con la costituzione della AICS, da DGCS del MAE, che noi abbiamo salutato divenire MAECI. Tutt’ora l’AICS è strettamente legataal Ministero

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