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Agenda globale post 2015, ecco il rapporto ONU

Concord Italia inaugura il suo sito internet concorditalia.org con un articolo che presenta i contenuti e le criticità del  rapporto ONU sull’agenda globale post 2015 presentato dalle Nazioni Unite la scorsa settimana. Il persorso post 2015 è sicuramente una delle priorità della neonata piattaforma italiana che in questi giorni partecipa alla decima assemblea di Concord a Bruxelles nella quale si cerca di  mettere insieme una “new political narrative” per il settore dello sviluppo e delle ONG. Concord Italia, anche attraverso il suo sito, seguirà il processo dell’agenda post 2015 formulando il contributo italiano al dibattito.

 

Sradicare la povertà e trasformare le economie attraverso lo sviluppo sostenibile
Pubblicato il rapporto ONU sull’agenda globale post 2015

 

Ci sono voluti nove mesi, migliaia di pagine di contributi provenienti da 121 paesi, centinaia di incontri internazionali e consultazioni per arrivare alla presentazione, avvenuta giovedì scorso a New York, dell’atteso rapporto che sarà alla base di un nuovo programma universale per sradicare la povertà estrema dal mondo entro il 2030, ovvero il rilancio degli Obiettivi del Millennio, ormai vicini alla scadenza del 2015. Il rapporto, dal titolo: “Un nuovo partenariato globale: sradicare la povertà e trasformare le economie attraverso lo sviluppo sostenibile”, prodotto dal gruppo ad alto livello delle Nazioni Unite sull’Agenda di sviluppo post-2015, di fatto invita le istituzioni e la società civile di tutto il mondo a raccogliersi attorno a un nuovo partenariato globale, che offra speranza a tutti i popoli del pianeta.

Nel rapporto, il gruppo istituito dal Segretario generale dell’ONU Ban Ki-moon e co-presieduto dal presidente indonesiano Susilo Bambang Yudhoyono, la presidente della Liberia Ellen Johnson-Sirleaf e il primo ministro britannico David Cameron. lancia i nuovi obiettivi post-2015 che dovranno guidare il mondo verso cinque grandi cambiamenti epocali.

 

”Non lasciare nessuno indietro”, è questo uno degli obiettivo destinato a diventare lo slogan del prossimo quindicennio. Alla lettura delle 81 pagine prodotte dal HLP, il passaggio significativo nella narrativa dello sviluppo è evidente, si passa da “ridurre” a “porre fine” alla povertà estrema, in tutte le sue forme. Il mondo dovrà assicurare che a nessuna persona – indipendentemente da etnia, sesso, geografia, disabilità, razza o di altra condizione – siano negate opportunità economiche fondamentali e diritti umani.

 

Il rapporto mette al centro lo sviluppo sostenibile e individua la trasformazione delle economie come agente principale per l’occupazione e la crescita inclusiva, la costruzione della pace e di istituzioni efficienti, aperte e responsabili per tutti i cittadini.

 

Parlando alla presentazione del rapporto, il presidente Yudhoyono ha sottolineato la peculiarità del lavoro svolto; “Oltre a mettere insieme gli input da quante più fonti possibili, il fatto più notevole di questo rapporto è che i relatori siano stati in grado di elevarsi al di sopra degli interessi nazionali per affrontare le questioni dello sviluppo sostenibile con una vera prospettiva universale”. Ma gli obiettivi di questo rapporto, ha precisato, potranno essere raggiunti solo attraverso gli sforzi concertati e gli impegni concreti da parte dei leader e delle organizzazioni mondiali per sostenere il processo e mobilitare le risorse verso la realizzazione delle raccomandazioni contenute nel rapporto.

 

Anche le reazioni da parte della società civile, che in diversi modi ha partecipato a questo processo, non si sono fatte attendere.

La prima e attesa dichiarazione è quella di Beyond 2015, la campagna globale della società civile sull’agenda di sviluppo post-2015 che riunisce più di 700 organizzazioni in oltre 100 paesi. Il punto più critico è legato al modello di sviluppo prospettato dal rapporto. “Il rapporto individua una rapida e sostenuta crescita economica come una parte importante della soluzione, piuttosto che parte del problema. Il gruppo di esperti non chiede un riallineamento del sistema economico e del commercio internazionale nell’interesse della gente e del pianeta, invece che al servizio esclusivo del profitto e della crescita”.

 

Molte organizzazioni e family internazionali sottolineano invece l’eccessivo sbilanciamento delle attenzioni sullo sviluppo economico e la mancanza di riferimenti forti alla centralità della lotta alle disuguaglianze e alla giustizia sociale, tema oggi essenziale per ridurre non solo le distanze tra i paesi, ma all’interno dei paesi , come sostenuto dalla confederazione Oxfam.

 

Diverse sono anche le reazioni sui temi ambientali. Se da un lato c’è l’apprezzamento del riconoscimento che la povertà non può essere eliminata senza affrontare le gravi pressioni ambientali sui sistemi naturali che sostengono la vita umana sul pianeta, dall’altra viene sottolineato il silenzio sull’iniquo e ingiusto accesso alle risorse naturali che svantaggia le comunità di diversi paesi in Africa, Asia e America Latina.

 

C’è infine il nodo cruciale del partenariato pubblico-privato rilanciato fortemente dal rapporto. Poco si dice su come il settore privato potrà genuinamente essere accountable verso coloro che vivono in povertà. Il rapporto si basa troppo pesantemente su dinamiche di auto – regolazione di poche grandi aziende e non raccomanda un ruolo più forte per una regolazione basata sulla responsabilità e la giustizia sociale.

 

Insomma questo rapporto prova, ambiziosamente, a risolvere diversi problemi complessi e interconnessi con un’unica ricetta, quello dello sviluppo economico sostenibile. E’ molto lucido nel definire gli obiettivi ma meno chiaro circa il percorso da intraprendere per realizzarli e su ruoli e responsabilità dei diversi attori. Ma il viaggio è ancora lungo, ci sono ancora due anni per negoziare in vista del 2015 a partire dalla prossima assemblea delle Nazioni Unite che si terrà a settembre a New York.

 


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