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5 per mille, per la Corte dei Conti troppi enti e poca trasparenza

Un esercito di 50mila associazioni & co. beneficia del cinque per mille: per la Corte dei Conti è troppo. Anche perché, solo tra le onlus e gli enti del volontariato, quasi 9 mila enti ottengono un contributo inferiore ai 500 euro ed oltre mille non hanno ottenuto nemmeno una firma. Una situazione che accentua “la frammentazione e la dispersione delle risorse”. Altri enti ancora, senza scopo di lucro, non fanno che fornire servizi a ristrette categorie professionali come notai o avvocati, o addirittura al mondo della politica, senza impatti sociali: perché dovrebbero beneficiare dell’elargizione?

 

Sono alcuni dei rilievi che i magistrati contabili muovono all’istituto, in un giudizio netto e negativo: “Molte organizzazioni, pur non avendo finalità di lucro, non producono alcun tipo di valore sociale, rivolgendosi esclusivamente ai soci o iscritti, senza rispondere a criteri di misurabilità dell’utilità sociale prodotta”. Nella relazione, la Corte riferisce di casi di fondazioni legate a formazioni politiche, di associazioni di categorie professionali (notai, avvocati, militari, ecc.) e di “altre categorie di beneficiari difficilmente compatibili con la ratio dell’istituto”.

 

Alla luce di queste considerazioni, la Corte ritiene “necessario intraprendere un’attività di audit dell’Agenzia delle entrate sul comportamento degli intermediari in potenziale conflitto di interesse, al fine di tutelare la libera scelta dei contribuenti”.

 

Il suggerimento è che si pubblichi – in nome del principio di trasparenza e lealtà verso i contribuenti che attivamente decidono di destinare il loro cinque per mille – “un unico elenco annuale di tutti i beneficiari, con il relativo numero di contribuenti e di importo”. Sul punto, la Corte rileva che sono ancora in corso di elaborazione gli elenchi aggregati per le annualità scorse, e che negli elenchi per il 2012, “mancano gli enti beneficiari in gestione al Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo, che vengono, invece, pubblicati separatamente dallo stesso Ministero in forma poco trasparente”. Ancora, il percorso per l’accesso all’elenco “risulta difficile e di non immediata evidenza, risultando assieme a molti altri elenchi di non particolare interesse per i contribuenti”.

 

Ancora, la Corte sottolinea “la preclusione di partecipazione per gli enti di diritto pubblico al finanziamento delle attività di tutela, promozione e valorizzazione dei beni culturali e paesaggistici. Tali risorse, invece, vengono dirottate su enti privati spesso non specializzati nel campo del restauro e della conservazione, che sviluppano, peraltro, spesso, progetti assai discutibili e, pertanto, poco interessanti per i contribuenti”. Infinel risulta “irrazionale” il fatto che i contribuenti non possano scegliere direttamente “nella scheda per l’opzione della destinazione del 5 per mille a favore delle attività di tutela, promozione e valorizzazione dei beni culturali e paesaggistici”.

 

Se fin qui i rilievi mettono a nudo le inefficienze nelle quali si infilano istituti probabilmente non meritevoli, bisogna riconoscere che anche i beneficiari potrebbero muovere lamentele: “I ritardi nelle erogazioni – dovuti alla pluralità di amministrazioni coinvolte, con scarso coordinamento tra loro, e a disfunzioni interne a ciascuna di esse – sono causa dell’incertezza sulla disponibilità delle risorse per i beneficiari”, dicono i magistrati. Per le Entrate e il Ministero del Lavoro, i ritardi sono da attribuire alla farraginosità normativa che disciplina l’istituto, che di fatto viene rinnovato di anno in anno a danno di una sistemazione organica.

 

I magistrati hanno anche svolto un esercizio di aggregazione dei dati, cercando di ricostruire a chi sono andate le maggiori erogazioni nel corso degli ultimi anni  (le classifiche). Tra il 2006 e il 2011, l’Associazione italiana per la ricerca sul cancro domina la graduatoria con un contributi che vanno da 32 milioni (nel 2006) a 55 milioni (2011). Più alternanza alle sue spalle: Ieo, Fondazione San Raffaele, Medici senza Frontiere, Emergency sono gli enti che si scambiano le medaglie d’argento e bronzo.

Fonte: Repubblica.it

 


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  1. Era ora!
    In un Paese civile quest’analisi l’avrebbero fatta i parlamentari e ne avrebbero tratto le conseguenze da tempo.
    Qui deve intervenire la Conte dei Conti e per vederne le conseguenze dovremo aspettare chissà quanto.

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