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La Francia ha un problema con l’Africa che riguarda tutta l’Europa

Ai margini meridionali del Sahara e in altre parti del continente africano, l’opinione pubblica considera sempre più la Francia una potenza europea ridotta che continua a intromettersi negli affari delle loro nazioni. Questo è il frutto di decenni di politica post coloniale nei quali la Francia ha continuato a importare risorse naturali, ingraziarsi leader locali non sempre specchiati ed è spesso intervenuta con una massiccia presenza militare.

I recenti colpi di stato militari nell’Africa occidentale francofona hanno dimostrato che il peso francese politico si è indebolito. Roccaforti francesi come Guinea, Mali, Burkina Faso e Niger sono ora governati da generali che non vogliono più fare affidamento sulla Francia.

A settembre, un altro colpo di stato militare ha rovesciato il governo del Gabon nell’Africa centrale. Questo paese è un esempio interessante di come gli accordi loschi con politici corrotti abbiano servito gli interessi francesi per decenni. Multinazionali francesi come TotalEnergies dominano il settore petrolifero del Gabon da 50 anni, mentre i membri della famiglia Bongo controllavano il governo. Omar Bongo è stato presidente per quattro decenni e suo figlio Ali Bongo Ondimba è stato recentemente deposto dopo essersi dichiarato vincitore di un’elezione profondamente viziata. Prima della sua morte, Bongo Sr., che aveva una reputazione azzerata da scandali di ogni tipo, dichiarò pubblicamente di aver sostenuto finanziariamente le campagne elettorali dei politici francesi perché non voleva “prendere alcun rischio” e aveva bisogno di “amici, non nemici”. Ha ammesso di aver dato loro sempre “quello che chiedevano” per avere una copertura internazionale garantita. Questo tipo di informazioni ha fatto infuriare buona parte dell’opinione pubblica locale che da anni vedeva la ricchezza del proprio paese saccheggiata da una coalizione composta dai loro stessi leader e dai loro “amici” francesi.

Modelli simili sono evidenti nei paesi del Sahel, da cui la Francia ricava risorse preziose, compreso l’uranio del Niger. Molti credono ormai che le truppe francesi vengano schierate sul campo solo per garantire che questa attività non venga interrotta. Le comunità locali sono profondamente frustrate, anche perché le promesse francesi di proteggerle dalla guerra civile e dal terrorismo non si sono avverate. La situazione della sicurezza continuava a peggiorare e i soldati francesi erano percepiti come arroganti, aggressivi e violenti.

La Francia è addirittura accusata di collaborare con gli insorti. Abbondano i post sui social media che accusano l’ex potenza coloniale di cooperare con i terroristi islamici in diversi contesti, un esempio su tutti è sicuramente il Burkina Faso. Sono certamente fake, ma gli utenti difficilmente controllano i fatti e le piattaforme social moderano pochissimo i contenuti di questo tipo.

Anni fa, il presidente Emmanuel Macron promise di porre fine alla “Françafrique”, come viene chiamata la continua influenza di Parigi nelle ex colonie a sud del Mediterraneo. Il suo tentativo di ripristinare i rapporti con una nuova modalità, tuttavia, è fallito. Oggi Macron ha la fama di un leader condiscendente e arrogante – che, tra l’altro, è il modo in cui lo percepiscono anche molti cittadini francesi. Il modo brutale con cui la polizia francese ha represso le proteste contro il razzismo a Parigi quest’estate è sembrato fin troppo familiare ai cittadini dei paesi francofoni. L’atteggiamento neocoloniale di Macron irrita anche le élite locali, ad esempio, quando dice ai leader della Comunità economica degli Stati dell’Africa occidentale (ECOWAS) come dovrebbero comportarsi o cerca di influenzare in maniera evidente le loro decisioni.

In effetti, la situazione della sicurezza anche in Mali non è migliorata. Il fatto che il nuovo regime si sia rivolto all’armata Wagner, il fornitore di servizi militari russo, invece di fare ulteriore affidamento sulle truppe francesi, non ha aiutato.

I sentimenti antifrancesi sono emersi forti e chiari anche in Niger a luglio, quando sono subentrati i militari dopo il colpo di stato. Tra i manifestanti arrabbiati si sentivano slogan di questo tipo: “Gli inglesi e i portoghesi hanno lasciato l’Africa molti decenni fa. Cosa ci fanno ancora i francesi qui?”, “La Francia non è più nella posizione di manipolare i nostri leader corrotti e mantenerli al potere contro la volontà del popolo”.

La speranza che la cooperazione con la Cina, la Russia o gli Stati del Golfo possa servire meglio la popolazione africana è oggi abbastanza comune. Molti vedono il presidente russo Vladimir Putin come un uomo forte che può avere un ruolo per accelerare la fuga dell’Africa dalle potenze postcoloniali. Le persone interessate in gran parte ignorano quanto sia repressivo il regime di Putin in patria, non danno peso alla guerra imperialista in Ucraina e non conoscono l’azione dei mercenari russi in Africa, il loro modello di sfruttamento corrotto e violento delle risorse che è probabilmente peggiore di quello di cui sono accusate le aziende francesi.

Finora, i sentimenti antifrancesi nell’Africa francofona non sembrano influenzare le opinioni delle persone sugli altri paesi europei o sugli Stati Uniti, che hanno anche un dispiegamento militare di lunga data in Niger. La Francia, tuttavia, sembra rappresentare sempre più un ostacolo e questo la spinge a rivedere la sua azione e riposizionarsi in questi contesti.

Un varco politico che costringe in molti contesti la Francia a fare un passo indietro, o meglio di lato. Uno spazio che può ancora essere recuperato se l’Europa agisse con intraprendenza e che forse la stessa premier Meloni ha intravvisto nel percorso di elaborazione del cosiddetto Piano Mattei per l’Africa.

In mancanza di proposte politiche concrete con il continente africano, in particolare con l’area subsahariana occidentale, la Russia avrebbe terreno libero per consolidare la sua influenza con il vento in poppa di un’opinione pubblica scontenta e frustrata.


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  1. Che la Francia oggi sia arrivata al capolinea della colonizzazione africana è palese. Da anni queste Nazioni hanno subito un continuo salasso delle loro ricchezze. Senza avere un beneficio per questi popoli che non hanno potuto svilupparsi e governarsi in proprio. Oggi penso che possa bastare e che queste Nazioni riacquistino la loro libertà di governare e crescere a beneficio dei loro popoli.
    L’Europa in particolare deve collaborare ed aiutare questo sviluppo, senza speculare come è successo per anni a favore di colonizzatori. Spero vivamente e mi auguro che gli Africani possano vivere nella loro terra senza ricercare altri Paesi per poter vivere e progredire. Viva il continente Africa e viva a tutti gli africani, coraggio non scappate, lavorate a casa vostra.

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