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Verso Siviglia, un’occasione per ripensare il sistema degli aiuti globali

Il sistema della cooperazione internazionale allo sviluppo è in affanno, i fondi diminuiscono, le crisi si moltiplicano e la fiducia vacilla. Nessuno avrebbe pensato di arrivare al Vertice delle Nazioni Unite sui finanziamenti allo sviluppo, che si terrà a Siviglia a fine giugno 2025, in una situazione così complessa, ma proprio per questo il vertice potrebbe rappresentare un momento di svolta. Questa sarà la quarta Conferenza internazionale sul finanziamento dello sviluppo, dopo quelle tenutesi ad Addis Abeba nel 2015, Doha nel 2008 e Monterrey nel 2002.

Questo incontro riunirà governi, istituzioni finanziarie internazionali, agenzie ONU, società civile e attori locali per riflettere su come ricostruire un sistema globale di aiuti più efficiente, equo e sostenibile. In un mondo segnato da disuguaglianze crescenti, crisi climatiche e instabilità politica, il vertice di Siviglia è chiamato a riformulare le regole del gioco, aggiornando un modello nato nel secondo dopoguerra e oggi chiaramente inadeguato.

Il punto di partenza è drammatico: il raggiungimento degli Obiettivi di sviluppo sostenibile (OSS) è sempre più lontano. Si stima che entro il 2030 oltre 300 milioni di persone vivranno ancora in povertà estrema, mentre milioni di bambini moriranno a causa di malattie prevenibili. Le risorse per affrontare queste emergenze sono scarse e distribuite in modo inefficace: meno del 20% dei fondi per l’adattamento climatico raggiunge l’Africa, il continente più esposto ai disastri ambientali.

La crisi si è aggravata con il disimpegno degli Stati Uniti sotto l’amministrazione Trump, che ha colpito in profondità enti come USAID e GAVI. La riduzione dei finanziamenti americani – che storicamente hanno rappresentato fino al 40% degli aiuti umanitari globali – ha innescato una crisi sistemica che ora richiede una risposta coordinata.

Il vertice di Siviglia rappresenta però un’opportunità importante per affrontare cinque nodi cruciali del sistema di aiuti:

  1. La frammentazione dei finanziamenti: oggi esistono centinaia di fondi paralleli, spesso non coordinati, che moltiplicano i costi e riducono l’efficacia. L’iniziativa brasiliana di una piattaforma globale contro la fame e la povertà, lanciata sotto la presidenza del G20, propone un “fondo virtuale” per concentrare risorse su piani nazionali integrati. A Siviglia, i donatori potranno aderire formalmente a questa iniziativa e iniziare un nuovo corso.

  2. Rafforzare gli attori locali: meno del 2% degli aiuti umanitari passa attraverso organizzazioni della società civile locale, nonostante queste siano spesso le più efficaci sul campo. Il vertice potrà spingere ulteriormente verso meccanismi per decentralizzare i finanziamenti, valorizzando chi agisce direttamente nei contesti di crisi.

  3. Mobilitare nuovi capitali attraverso le banche multilaterali: le Banche di sviluppo possono moltiplicare ogni dollaro ricevuto, ma servono impegni concreti. A Siviglia, i paesi europei potrebbero finalmente destinare parte dei propri diritti speciali di prelievo del FMI alla Banca Mondiale, liberando fino a 80 miliardi di dollari in prestiti per la transizione verde e sociale nei paesi più poveri.

  4. Rinegoziare il debito dei paesi a basso reddito: nel 2024, l’Africa spenderà oltre 80 miliardi di euro per pagare il debito. Un’assurdità che sottrae risorse a sanità, istruzione e resilienza climatica. A Siviglia, i leader mondiali possono avviare un nuovo ciclo di riduzione e conversione del debito, trasformandolo in investimenti per lo sviluppo umano.

  5. Avviare riforme istituzionali profonde: il sistema attuale è ancora dominato da logiche coloniali e asimmetriche. Serve un nuovo equilibrio nella governance degli aiuti, e nuovi strumenti di finanziamento come tasse globali sul carbonio o sui patrimoni ultra-milionari, che potrebbero generare centinaia di miliardi per i beni pubblici globali.

Il valore simbolico del vertice non è secondario: Siviglia cade a 81 anni dalla conferenza di Bretton Woods, quando, nel pieno del secondo conflitto mondiale, nacque l’architettura finanziaria multilaterale. Anche oggi la comunità internazionale si trova davanti a un bivio. Allora, si scelse la cooperazione. Oggi, movimenti sovranisti e populisti come il MAGA statunitense e i loro alleati europei spingono per un mondo più chiuso, diviso, incapace di affrontare le sfide globali.

In questo contesto, Siviglia può essere un’occasione per invertire la rotta e puntare su una nuova stagione di multilateralismo, capace di rispondere alle sfide del XXI secolo con strumenti nuovi, inclusivi e solidali. L’esito del vertice ci mostrerà se a vincere sarà una visione di sistema globale basato sull’egoismo o sulla responsabilità condivisa.


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