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La banca dei Brics, provocazione o nuovo paradigma?

I leader di Brasile, Russia, India, Cina e Sud Africa – conosciuti come i Brics – si sono incontrati a Durban per il quinto summit dei Brics. La parola d’ordine è “nuovo paradigma”. I cinque giganti delle economie emergenti hanno concordato l’avvio dei negoziati per la creazione di una banca di sviluppo dei Brics (potrebbe chiamarsi BDB, Brics Development Bank) che dovrebbe fornire finanziamenti per i progetti infrastrutturali del valore di oltre 50 miliardi di dollari, una sfida storica per le istituzioni finanziarie occidentali.

Fonti diplomatiche fanno sapere che i leader speravano di annunciare ufficialmente l’apertura del fondo alla fine dei due giorni di summit, ma l’operazione si è rivelata impraticabile per alcuni nodi ancora da sciogliere su questioni fondamentali come la definizione precisa dei campi d’intervento dell’istituto, la quantità di denaro liquido da iniettare, i criteri per la distribuzione dei progetti e la sede della Banca. Se per il presidente sudafricano Zuma i contributi iniziali devono essere capitali sostanziosi e sufficienti per rendere la banca operativa, l’inviato di Mosca preme per un approccio più graduale. Per il leader cinese, il potenziale di sviluppo dei Brics è infinito e il potenziale reale deve ancora essere realizzato anche se gli ambienti diplomatici sanno bene che i cinque paesi alleati sono nel contempo rivali nel commercio internazionale. Alla fine della due giorni di Durban sono stati comunque firmati numerosi accordi, primo fra tutti la costruzione di una rete da 28.400 chilometri di cavi a fibra ottica che collegherà i cinque paesi e permetterà di superare la dipendenza dai paesi sviluppati nei punti di interconnessione.

Insomma c’è clima di sfida verso le istituzioni tradizionalmente guidate dall’occidente e volontà di svincolarsi dalle vecchie alleanze strategiche. Molto esplicitamente Dilma Rousseff, ha invitato il FMI e la Banca Mondiale a diventare più democratiche e a riflettere quindi l’influenza crescente di paesi in via di sviluppo e in transizione nella loro governance.

Se non una vera alternativa a FMI e Banca Mondiale, la BDB sarà almeno un attacco simbolico, sottolineano alcuni analisti. In effetti i capitali di cui si parla non sono certo cifre da capogiro per paesi abituati a investimenti ben diversi. La sola Banca Mondiale eroga annualmente cifre vicine al fondo di dotazione della BDB e lo stesso fa in un anno la Banca Cinese per Import-Export (Exim Bank of China).

 


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