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Il Viminale s’improvvisa donatore della cooperazione, al via un bando da 20 milioni per ONG ed enti locali

Mentre al Ministero degli Esteri la cooperazione è completamente paralizzata dalla mancata ufficializzazione delle deleghe, dai tagli in legge di bilancio, dalla carenza di personale e spazi per l’Agenzia e dall’assenza di volontà politica di convocare gli organi previsti dalla legge 125/2014, si presenta sulla scena del Sistema Italia della cooperazione un nuovo donatore, il Ministero degli Interni.

La notizia arriva come un fulmine a ciel sereno tra via Contarini e piazzale della Farnesina: il Viminale ha pubblicato un bando per progetti di cooperazione ed assistenza ai Paesi terzi in materia di immigrazione e asilo con una dotazione finanziaria di 20 milioni di euro da assegnare a organizzazione non governativa (iscritte all’elenco AICS) ed enti locali (regioni, provincie, città metropolitane, comuni e loro unioni/consorzi/associazioni). I paesi destinatari sono Chad, Costa d’Avorio, Etiopia, Ghana, Libia, Mali, Niger, Nigeria e Tunisia dove le attività progettuali dovranno affrontare le cause profonde delle migrazioni attraverso lo sviluppo socio-economico e la creazione di opportunità di lavoro; la promozione del trasferimento di competenze e capacità professionali e finanziarie che migliorino le condizioni del mercato del lavoro e accrescano le opportunità di impiego soprattutto per i giovani; il miglioramento dei servizi di protezione dell’infanzia nei Paesi di origine e di transito; il sostegno al rafforzamento dei sistemi di stato civile e anagrafe; la protezione dei rifugiati e dei migranti vulnerabili.

Di tutto questo si occuperà non Il MAECI, non la DGCS, non l’AICS, bensì l’Ufficio III Relazioni internazionali del Dipartimento per le libertà civili e l’immigrazione del Ministero dell’Interno che “è stato delegato alla realizzazione in via ordinaria di tali azioni, alla gestione della selezione delle proposte progettuali da finanziare e a tutte le successive fasi amministrative (concessione, erogazione, controllo, etc)”.

Che al Viminale a gestione Salvini si stesse ragionando su un’azione parallela di cooperazione con l’Africa in chiave anti migrazione lo avevamo anticipato a luglio scorso svelando il progetto del cosiddetto Fondo sovrano italiano per l’Africa che l’allora vice premier leghista aveva affidato al suo consulente Alessandro Amadori. Era stato proprio Amadori a rispondere al post di Info Cooperazione che esprimeva preoccupazione per il mancato concerto con MAECI e AICS in merito a un’iniziativa di cooperazione che sarebbe dovuta confluire all’interno del sistema italiano di cooperazione disegnato tra l’altro dalla legge 125/2014. “Nessun asse alternativo – aveva assicurato Amadori – tutto sarà integrato con MAECI e AICS. Sottolineo che si tratterà di integrazione e sinergia e non alternativa né tanto meno contrapposizione. In questa azione di co-progettazione e di integrazione, credo che un eventuale maggiore ruolo propositivo e di co-azione da parte di alcuni ministeri (a cominciare dall’Interno), sempre in sinergia col MAECI e con i suoi organi, non possa essere visto che come un importante e auspicabile fattore di sviluppo e di accelerazione”.

Nel frattempo al Viminale è cambiato l’inquilino, ma l’iter è continuato inesorabilmente senza tutti i passaggi formali e le concertazioni che Amadori aveva assicurato. Tanto che oggi la notizia di questo bando crea stupore e sconcerto in molti uffici sia del MAECI che dell’AICS.

E’ l’ennesima riprova che la riforma della cooperazione non è stata capace di creare un sistema paese, che l’Agenzia non ha assunto il ruolo che la legge aveva disegnato per lei, che gli organi previsti per legge (CNCS, CICS, ecc) praticamente non esistono e che il ruolo del vice ministro per la cooperazione non si rivela efficace e centrale tanto da permettere che all’interno dello stesso esecutivo accadano corto circuiti di questo tipo. Con buona pace di chi lavora per stendere linee guida tematiche, documenti strategici e programmatici, piani di efficacia, procedure basate sui risultati, ci sono sempre entità che si muovono parallelamente in autonomia e la cosa singolare è che queste stanno proprio all’interno dell’amministrazione pubblica.

Da un giorno all’altro ONG ed enti locali, che a questo bando potranno applicare, si trovano davanti poco più di 45 giorni (vacanze incluse, la scadenza è fissata per il 17 gennaio) per mettere in campo nuove progettazioni sensate da redigere con 15 nuovi formulari e allegati appositamente messi in campo dall’ufficio competente. Nuove procedure, nuove tabelle di valutazione, nuovi indicatori, nuove modalità di gestione per gestire l’erogazione di 20 milioni, forse una tantum.

La lettura del bando, al quale dedicheremo un post specifico nei prossimi giorni, fa emergere in maniera eclatante il livello di improvvisazione e incoerenza che sta dietro questa iniziativa che inspiegabilmente non confluisce nel sistema italiano di cooperazione e non interagirà in nessun modo con le strutture a questo preposte, in primis l’AICS e le sue sedi estere.

ATTENZIONE: scadenza prorogata al 24 gennaio 2020

Leggi il bando


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  1. E’ necessario muovere un’azione collettiva di richiesta di slittamenteo della data di scadenza del bando. C’è almeno da assicurarsi che gli attori in campo, ONG e enti locali, non pochi idonei a progettare azioni valide, possano trovare tempo e modo di muovere azioni di dialogo per ben progettare su tematiche così delicate.
    E nel contempo concepire un’azione di protesta a un modo di fare politica non solo improvvisato ma pericoloso.

  2. A seguito della pubblicazione del post ci ha contattati il prof. Amadori per precisare che la direzione per la cooperazione internazionale dello stesso ministero aveva deciso di emettere un bando, come quello che è ora uscito, già da prima che entrasse in carica il Governo Conte I. Precisa inoltre che il concept di “fondo di progetto” (fondo “sovrano”) non ha avuto sovrapposizioni con l’attività della direzione per la cooperazione internazionale del ministero dell’interno, ma solo alcune sinergie sui possibili contenuti e sui Paesi di interlocuzione prioritaria.

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