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Bandi EuropeAid, solo il 2,3% dei progetti arriva all’approvazione

I dati ricevuti da EuropeAid sulle statistiche di approvazione dei progetti relativi all’anno 2012 mostrano quanto la competizione sui fondi europei per la cooperazione stia diventando alta. Le global call del 2012 hanno registrato oltre circa 6500 proposte progettuali (concept note), di queste solo 150 sono approdate alla firma di un contratto. Si tratta di un tasso di successo del 2,3%.

Si attesta al 10% il tasso di successo delle concept note, ovvero quelle che approdano alla progettazione completa (full application).

Vedi i dettagli delle global call

 

Le cose non sono andate molto meglio sul fronte dei bandi paese dove i numeri sono più variabili e dipendenti dalla presenza di possibili applicant. Nella maggior parte dei paesi la percentuale di successo è stata compresa tra il 10 e il 20%.  La percentuale si abbassa notevolmente in quei paesi con forte presenza di società civile locale organizzata, in questi casi si registrano elevate quantità di concept note sottoposte e budget delle call molto limitati. I tassi più bassi, compresi tra 3 e 5%, si registrano soprattutto in Europa orientale, America Latina e Asia.

 

Vedi i dettagli dei bandi paese

 

 


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  1. cominciamo a farci qualche domanda sul costo di tutta questa progettazione buttata via? sulla valutazione di 100 progetti per realizzarne (forse) 3? sul fatto che in non pochi bandi nessun progetto viene approvato?
    forse il baraccone della progettazione è diventato un business in sè, con tutti i corsi di formazione, le agenzie di consulenza, i corrieri postali, i valutatori e tutti il resto che si porta dietro, e forse è diventato pure più “redditizio” della cooperazione internazionale… e sicuramente è meno trasparente.

  2. Il vero problema è la qualità che la progettazione dovrebbe avere.
    Spesso e volentieri si insegue un bando per ottenere un finanziamento o un co-finanziamento, senza pensare che un progetto dovrebbe nascere per offrire sostenibilità e reale impatto positivo sul territorio e per i beneficiari del progetto.
    Invece le scadenze del bando e il miraggio di un finanziamento oscurano la pianificazione e la formulazione vera di un progetto e questo non sfugge ai valutatori.
    Una metodologia come la co-progettazione attiva, che coinvolge in modo partecipativo dall’inizio anche partner e beneficiari, partendo dalla discussione dei problemi per arrivare al dettaglio delle singole attività, voci di un budget e piano di monitoraggio, nel nostro lavoro e sui territori sta dando diverse soddisfazioni, reale sostenibilità e attivo coinvolgimento dei beneficiari.

  3. Credo che i livelli siano due: da un lato la qualità della progettazione, dall’altro la capacità di comunicare, costruire reti e fare lobby. Se non ci sono entrambi, le possibilità di approvazione sono quasi nulle.

    Ho visto molti progetti zoppicanti essere finanziati e proposte perfette essere cassate senza ragione. Non parlerei di carrozzone da abbandonare (l’alternativa è il vecchio modello concordato del MAE?), ma certamente i formatori non dovrebbero illudere le piccole realtà ed i finanziatori dovrebbero alleggerire la macchina burocratica e le procedure (eliminazione del carteceo, criteri di eleggibilità palesati, ecc.)

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